Figura da cani – Breve viaggio nel fallimento russo

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“Ecco, dottore, che cosa succede quando il ricercatore, invece di seguire una via parallela e conforme alla natura, forza la questione e solleva il velo”. 

Non ce ne vorrà il caro Bulgakov se ci appropriamo, per una volta, di una sua celebre citazione. Del resto, se fosse vissuto ancora oggi, il caro Mikhail non avrebbe potuto usare parole diverse da queste tratte da uno dei suoi capolavori, “Cuore di Cane” (in russo: Собачье Сердце), per parlare del non-gioco espresso dalla nazionale russa e del quale le assenze di Denisov e Dzagoev possono essere causa concomitante ma non unica. Una “figura da cani”, potremmo dire.

Un fatto inevitabile, da noi abbondantemente previsto nella presentazione della Sbornaya non più tardi di un paio di settimane fa, che trova piena corrispondenza in quelle poche parole sopra riportate, con la RFU che si ritrova in una situazione simile a quella di Preobraženskij nel romanzo, costretta a constatare che gli esperimenti degli ultimi anni sono stati un autentico disastro.

Ministro dello Sport e Presidente della Russian Football Union, Mutko è uno strenuo difensore del limite sugli stranieri

Esperimenti, già: in primis, il limite sugli stranieri. Inasprito nell’ultimo anno da Mutko, passando da un moderato 7+4 al più rigido 6+51 (dove la seconda cifra indica il numero minimo di russi da schierare), la foreign rule ha avuto effetti completamente opposti a quelli desiderati: non uno sviluppo dei giovani locali, ma anzi un adagiarsi sugli allori da parte di chi si è ritrovato il posto da titolare in campo assicurato, oltre che ad uno stipendio inevitabilmente più ricco in banca in virtù del suo status di pura necessità in campo, anzichè alternativa. Non solo: i giocatori russi hanno finito per vedere il prezzo del proprio cartellino impennarsi, finendo per avere costi improponibili ed esagerati per i club dell’Europa Occidentale, e vedendo ridotte le possibilità di confrontarsi con campionati diversi dalla Russian Premier League. Una situazione evidenziata poche ore fa da Vasily Berezutskiy subito dopo la sconfitta per 0-3 contro il Galles che ha sancito l’eliminazione della nazionale dall’Europeo. E a tutto ciò, va ovviamente aggiunto il livellamento verso il basso del campionato, impoveritosi dal punto di vista tecnico.

Ex nazionale, oggi Zyryanov trova spazio nella seconda squadra dello Zenit, dove non ci sono limiti di età

Fallimentare è stata anche l’introduzione delle seconde squadre, che non hanno portato alcun beneficio ai giovani. Emblematico è il caso dello Zenit II, inserito in FNL (la seconda divisione del calcio russo): analizzando gli undici giocatori che sono scesi in campo in almeno 20 delle 38 gare di campionato, si hanno risultati sorprendenti: nessun under20, cinque giocatori nati nel 1994, due nel 1993, due nel 1992, due sono ultratrentenni, nello specifico Lobov (classe 1981) e l’ex nazionale Zyryanov (classe 1977).

Numeri migliori (due ’96 ed un ’97 nei primi quindici giocatori più impegnati) si sono invece registrati nello Spartak Mosca II, ma ancora lontani dall’obiettivo principale delle seconde squadre, ovvero il lancio di un importante numero di giovani nel calcio che conta.

E a proposito di giovani, viene da chiedersi che fine abbiano fatto i ragazzi che nel 2013 vinsero l’Europeo U17 (ai rigori contro l’Italia) e che, due anni più tardi, persero in finale quello U19 solo contro l’imbattibile Spagna. Prendo, per comodità, la formazione del 2013: di quelli, il giovane portiere Mitryushkin (Spartak) è stato ceduto in Svizzera a gennaio, il difensore centrale Khodzhaniyazov (Zenit) in Danimarca la scorsa estate. Zhemaletdinov e Zuev hanno giocato qualche spezzone di gara e poco più in prima squadra finora, il talentuoso Barinov è nelle riserve della Lokomotiv, Shaydaev ha fatto panchina a Kazan per sei mesi prima di finire nelle riserve dello Zenit. Soltanto Yakuba e Golovin hanno trovato spazio nelle rispettive squadre: il primo per motivi accidentali (la crisi economica che ha colpito il Kuban), il secondo grazie a Slutskiy che lo ha spesso proposto in campo, ma non venendo quasi mai ripagato dal ragazzo che ha sì buoni numeri ma deve ancora migliorare sotto il punto di vista della personalità.2

A corredo di questo già desolante quadro va aggiunto un livello scadente delle infrastrutture e allenatori delle formazioni giovanili non sempre preparati a dovere, per un presente cupo ed un futuro ancor più nero: non si vedono all’orizzonte giocatori capaci di spostare gli equilibri; la nazionale Under21 ha totalizzato appena 4 punti nelle qualificazioni all’Europeo di categoria, frutto del successo con le Isole Far Oer e di un pareggio contro l’Azerbaijan che la precede in classifica insieme a Finlandia, Austria e Germania. Tra due anni, con gli occhi del mondo puntati addosso nel mondiale casalingo, la figuraccia appare inevitabile.

Una delle poche eccezioni in Russia è rappresentata dal Krasnodar: in foto potete vedere una panoramica delle strutture del settore giovanile del club neroverde

Tempo per sistemare la situazione non ce n’è più. Bisogna cambiare, alla svelta: con riforme immediate, destinate a formare in maniera adeguata un consistente numero di tecnici; obbligando le società della RPL a destinare una percentuale del proprio budget annuo allo sviluppo delle proprie academies e delle infrastrutture dei propri settori giovanili3; dando un nuovo slancio ai campionati giovanili; e, soprattutto, per chi legge, ri-alimentando una sana competizione per la maglia da titolare nei giocatori russi, liberalizzando (almeno in RPL) l’utilizzo degli stranieri, e favorendo le compagini russe nelle competizioni internazionali per club. In fondo, una volta che ci si rende conto dei fallimenti, la cosa migliore è terminare gli esperimenti e tornare alla situazione di partenza. Al pre-2009. A dirlo è anche Bulgakov.

 

 

 

1la situazione è anche più aspra nelle categorie inferiori: in FNL, la seconda divisione, le squadre non possono schierare più di tre stranieri contemporaneamente. In PFL, la terza divisione, le squadre non possono schierare nè avere in rosa nessun giocatore straniero.

2il lettore potrebbe giustamente obiettare sulla situazione non dissimile avuta dai ragazzi italiani. In quell’Italia U17 giocavano Scuffet, Di Marco, Calabria, Parigini e Bonazzoli: questi hanno tuttavia numeri superiori per presenze rispetto agli omologhi russi nelle prime due categorie del calcio italiano, e la maggior parte di quei giocatori ha già esordito in un contesto professionistico (gli unici ad esserne esclusi sono il secondo portiere Audero e l’attaccante Vido, fermi in Primavera, oltre a Tibolla – che milita in Serie D). La situazione non può dirsi la stessa per i russi.

3chi scrive invita il lettore, in attesa di un nostro articolo (che verrà pubblicato nel mese di luglio sul nostro portale), a cercare in rete foto ed informazioni sull’accademia creata dal FK Krasnodar, una delle più avanzate in Russia, vera mosca bianca nel panorama ex sovietico, e di cui trovate un estratto video al link seguente:  https://youtu.be/Rc_ITr5_MAc

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Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.
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