Focus Leverkusen: Xabi Alonso e il sogno di dire addio al Bayer Neverkusen

xabi alonso

Dici Bayer Leverkusen e la mente, inevitabilmente, corre alle stagioni in cui la Aspirine erano competitive per il titolo ma poi, talvolta commettendo dei clamorosi harakiri, vedevano lo Schale sfilato dalle proprie mani all’ultimo minuto. Clamoroso, in tal senso, quanto accaduto in una primaverile giornata di maggio del 2000, allorquando il Leverkusen fu sconfitto dal già retrocesso Unterhaching e “consegnò” il titolo al Bayern in virtù di una peggiore differenza reti. 

Due anni più tardi, la tragedia del Leverkusen fu ancora più amara, si consumò in più atti. In campionato, alla penultima giornata della stagione 2001/2002, il Leverkusen perde a Norimberga e, dopo aver condotto in testa buona parte del torneo, cede lo scettro di capolista al Dortmund. All’ultima giornata, dopo aver rimontato il Werder Brema, gli Schwarzgelben rendono inutile il successo interno del Bayer contro l’Hertha e si laureano “Campioni di Germania”. 

Il 2002 appiccicò definitivamente l’etichetta “Neverkusen” al Bayer

Il 2002, però, passerà alla storia non solo per il tracollo in Bundesliga. Le Aspirine, nelle cui fila militava Michael Ballack,  considerato all’epoca  il talento più cristallino del calcio tedesco, vedono sfumare il sogno di vincere la Coppa di Germania all’ultimo atto (sconfitte in finale dallo Schalke), e di diventare “Campioni d’Europa”, superate dal Real Madrid in un match che viene ricordato ancora oggi, a distanza di vent’anni, per la superba perla di Zinedine Zidane che regalò ai Blancos la “coppa dalle grandi orecchie”. 

Fu in quel preciso momento che il team del Nordreno-Vestfalia si appiccò definitivamente addosso un’etichetta sgradita,  che nessun tifoso desidera venga affibbiata alla propria squadra: Neverkusen, dove il “never” è abbastanza esemplificativo dell’incapacità delle Aspirine nel sollevare trofei. 

Eppure, nella bacheca dei Werkself luccicano due trofei, uno, oltretutto, conquistato a livello continentale: la Coppa Uefa 1988 e la Pokal 1993, quest’ultima vinta in un ultimo atto passato agli annali del calcio tedesco per la presenza dell’Hertha Berlino Amateur, fin qui l’unica squadra “B” tedesca capace di disputare una finale della Coppa di Germania. 

Come si è evoluta la gestione finanziaria del club nel corso del tempo

Sono oltre trent’anni, quindi, che a Leverkusen non si vince nulla. N’è passata dell’acqua sotto i ponti. Ma il Bayer non è ancora riuscito a scrollarsi di dosso l’ormai atavica etichetta, quel “Nerverksen” che infastidisce, ancor prima dei tifosi, la proprietà della squadra, un colosso farmaceutico mondiale che alberga il sogno di poter vincere nuovamente qualche trofeo. 

Certo, i cospicui  investimenti iniziali della Bayer hanno fatto spazio, col passare degli anni, ad una gestione decisamente più attenta dal punto di vista finanziario. Dalla seconda metà degli anni ‘90, il mercato è stato perlopiù  finanziato facendo ricorso alla cessione dei migliori giocatori e all’acquisto di prospetti, prevalentemente provenienti dal Sudamerica, che potessero garantire, poi, preziose plusvalenze negli anni successivi. 

Per quasi tre lustri, il Bayer si è presentato ai nastri di partenza della Bundesliga come una delle più autorevoli candidate per vincere il Meisterschale, ma non è mai riuscito  a farlo suo. Nel corso dgli ultimi quindici anni, pur avendo ottenuto in più di una circostanza l’accesso in Champions League, le Aspirine non sono mai state di fatto in lotta per il titolo. Almeno sino ad oggi. 

L’intelligenza tattica di Xabi Alonso, già allenatore quando calcava il rettangolo verde

Volgendo lo sguardo all’attuale classifica del massimo campionato tedesco, non si può far altro che restare stupiti nel vedere il Bayer in vetta con un margine di due punti di vantaggio sulla corazzata Bayern, l’unica compagine, fin qui, che è stata capace di fermare i Werkself. Il ruolino di marcia dei renani, infatti, è stato sin qui sbalorditivo: undici match disputati, dieci vittorie e un pareggio. Secondo miglior attacco del torneo, seconda difesa meno perforata.

Una buona fetta del miracolo renano è da attribuire alla sapiente guida tecnica di Xabi Alonso, arrivato a Leverkusen lo scorso anno a stagione in corso e capace di risollevare le sorti di una squadra che sembrava priva di mordente. Un grande giocatore, un metronomo di sopraffina intelligenza e di grandi doti tecniche, capace di vincere tutto quanto è umanamente consentito ad un calciatore con le maglie di Liverpool, Real Madrid, Bayern e della nazionale spagnola.

Quella mente lucida e fervida che esibiva in mezzo al campo, oggi è stata traslata in panchina: il Bayer di Xabi Alonso è una delle squadre meglio allenate a livello europeo. La mano del tecnico basco si è vista anche durante la sessione di mercato: gli acquisti di Xhaka, Boniface, Hofmann e Alex Grimaldo, fortemente voluti dall’ex giocatore dei Rekordmeister, sono risultati decisivi per trasformare la squadra in una perfetta orchestra, dove ogni giocatore sà esattamente le note del proprio spartito.

Bayer Leverkusen, un’orchestra perfetta che vede protagonisti sempre gli stessi interpreti

Una sinfonia perfetta, che, al momento, vede quasi sempre presenti gli stessi interpreti. Il Bayer Leverkusen, infatti, si è presentato con la medesima squadra titolare in otto degli undici match fin qui disputati. Le uniche tre circostanze nelle quali i Werkself non si sono presentati con l’undici titolare, è stato per cause di forza maggiore. Nel 2-2 strappato all’Allianz Arena contro i campioni in carica, Xabi è stato costretto a rinunciare a Palacios perché rientrato solo ventiquattr’ore prima dagli impegni con la propria nazionale in terra sudamericana. 

Lo stesso dicasi all’ottava giornata, quando Wirtz e Kossounou si accomodarono in panchina alla Volkswagen Arena perché non ritenuti in perfette condizioni fisiche dopo le partite disputate con le rispettive rappresentative nazionali. Nell’ultimo match in campionato, condito dalla rotonda affermazione contro l’Union Berlin (costata la panchina a Fischer, tecnico della compagine capitolina), Xabi ha dovuto fare a meno di Tapsoba per infortunio.

 Il tecnico spagnolo si concede un po’ di turnover in Europa League, dove le Aspirine, in un girone  piuttosto abbordabile, viaggiano spedite in vetta alla classifica, con quattro vittorie in altrettanti match fin qui disputati. In Bundesliga, però, il turnover non si applica. Ed erano ben 45 anni che una compagine tedesca non schierava la stessa formazione per otto volte nei primi undici match del torneo. Era il Kaiserslautern 77/78. Altro calcio. Altri ritmi in campo. 

La “cooperativa del goal” di Xabi Alonso: il ruolo essenziale degli esterni a tutto campo

Ma al di là dei risultati, stupisce, in accezione estremamente positiva, quanto il Bayer  sta mostrando sul rettangolo verde. La squadra scende in campo con un 3-4-2-1, i cui interpreti, ormai, sono diventati una dolcissima melodia per i tifosi Werkself: Hradecky; Koussounou, Tah, Tapsoba; Frimpong, Palacios, Xhaka, Alex Grimaldo; Hofmann, Wirtz; Boniface. il Bayer di Xabi Alonso è un’autentica “cooperativa del gol”: sono stati ben undici, fin qui, i calciatori andati a segno: nessun’altra squadra tedesca può vantare un simile dato. 

Certo, l’apporto di Boniface è stato  assolutamente determinante. L’attaccante nigeriano, messosi in luce nella scorsa Europa League con la maglia dell’Union Saint-Gilloise, ha già messo a segno la bellezza di sette reti e cinque assist, dimostrandosi essenziale per lo sviluppo corale della manovra offensiva. Ma tutta la squadra ha dimostrato tempi di gioco offensivi collaudati, in cui l’apporto degli esterni a tutto campo è stato determinante. 

Frimpong e Alex Grimaldo, infatti, hanno dimostrato di essere letali con i loro inserimenti, dimostrando quanto il ruolo degli esterni, nel calcio moderno, sia di fondamentale importanza anche dal punto di vista realizzativo: l’esterno olandese ha messo a segno tre gol, mentre lo spagnolo ha timbrato il cartellino in ben sei circostanze. I due, però, non sono solo bravi ad offendere e, grazie al loro moto perpetuo, garantiscono alla squadra renana di restare sempre corta. 

Come attacca e sviluppa il gioco il Bayer di Xabi, sognando di cancellare il passato

Un altro mantra del Bayer di Xabi è la ricerca dell’immediata riconquista della palla una volta persa in fase offensiva. Il tecnico basco ha migliorato anche la percentuale del possesso palla della propria squadra rispetto alla scorsa stagione (58% vs 51%), dato valorizzato dal 90% di passaggi completati dai Werkself (primi in Germania, per distacco, in questa speciale classifica)

La squadra rossonera è anche quella che distribuisce meglio le zone d’attacco alle difese avversarie (33% dal lato destro; 38% dal centro; 29% dal lato sinistro), ma lo sviluppo dell’azione offensiva prende avvio prevalentemente per vie centrali. Ed i meriti di Xhaka e Palacios, centri nevralgici della squadra renana, fanno il paio con quelli da attribuire a Wirtz e Hofmann, mezze punte di tecnica sopraffina (soprattutto il primo) e bravissime coi loro movimenti a mettere in difficoltà le difese avversarie, nonché agevolare, non di rado, gli inserimenti di Frimpong e Alex Grimaldo. 

Il Bayer è stato sino ad oggi una macchina perfetta. L’unica squadra sin qui  in grado di poter reggere l’onda d’urto del Bayern di Tuchel (impreziosito dall’arrivo di Kane) e, addirittura, relegarlo al secondo posto in classifica. Mancano ancora 23 tappe al termine della Bundesliga 2023/2024. 

I chilometri da compiere sono ancora tanti. Le salite più complesse sono ancora da scalare, anche se quella di Monaco di Baviera è stata superata nel miglior modo possibile. La speranza di vedere rimossa quella fastidiosa etichetta, quel Neverkusen che schernisce i tifosi delle Aspirine nelle loro trasferte sul suolo tedesco, non è mai stata così accesa. Non svegliate i supporter Werkself da questo sogno. Con Xabi in panchina, un giorno, potrebbe diventare realtà.