Brian e Michael Laudrup, i fratelli della periferia occidentale

“Tutti gli uomini sono fratelli e perciò sanno troppe cose l’uno sul conto dell’altro”.
Joseph Conrad

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affare di famiglia: i due fratelli con papà Finn

LA LUPA O MEGLIO FINN
Inseparabili come i due fratelli Mantle interpretati da Jeremy Irons nell’omonimo film di David Cronenberg o divisi da rivalse come Romolo e Remo? Forse la verità sta nel mezzo quando si tratta di discutere riguardo i fratelli Michael (1964) e Brian (1969) Laudrup, i due centrocampisti offensivi più forti usciti dal vivaio danese. Nato il primo a Frederiksberg, piccolo paese alle porte di Copenaghen, e il secondo a Vienna, fin da piccoli dimostrarono qualità in campo decisamente importanti, influenzati dal gene calcistico del padre Finn, vecchia gloria del calcio danese. Ed è proprio Finn Laudrup ad allenare i due figli nelle giovanili del Brondby verso la metà degli anni ’70. Michael giocò anche nella seconda squadra allenata dal padre, il KB. Stabilire chi era il più forte tra i due fu cosa ardua, entrambi si completavano e si respingevano come atomi impazziti. Sta di fatto che loro, come molti altri ottimi giocatori danesi quali Christensen o Larsen (futuri campioni d’Europa assieme a Brian), uscirono dalle giovanili del Brondby pronti a giocare in Superligaen (la serie A danese).

FRATELLI IN ARMI
L’esordio di Michael con la prima squadra del Brondby, nel 1982, fu un inizio coi fiocchi, una doppietta contro il B 1909, preannunciando una carriera da urlo. L’ottima stagione del maggiore Laudrup convinse i bianconeri della Juventus ad acquistarlo per girarlo in prestito alla Lazio, curiosi di vedere le sue qualità in campo italiano, decisamente più duro rispetto a quello danese. Con Lazio, pur non giocando in una squadra competitiva (si piazzò nel 1985 ultima in classifica retrocedendo in , Michael si distinse per i suoi tocchi eleganti col pallone e i suoi scatti in area, convincendo, questa volta in modo definitivo, la squadra di Trapattoni (appena detentrice della Coppa dei Campioni)a prenderlo sotto le sue ali. Proprio quando il fratellino minore Brian inizia a giocare in prima categoria col Brondby, Michael inizia a vincere trofei su trofei. Si parte dal 1985 con la vittoria del 8 dicembre a Tokyo della Coppa Intercontinentale contro l’Argentinos Juniors. Suo è il gol del 2-2, all’83esimo, nei tempi regolamentari che fecero da apripista alla successiva dinamica dei calci di rigore, vinta per 4-2. In questa occasione però, Laudrup, sbagliò il rigore ma nulla importa perché la Juve diventa padrona del mondo. L’anno successivo fu la conquista dello scudetto assieme a compagni di gioco straordinari quali Platini, Scirea, Tardelli e Cabrini.

In testa dalla prima all’ultima giornata, Laudrup segnò 7 reti e al primo anno coi bianconeri è già un giocatore formato. E Brian? Brian Laudrup iniziò la sua carriera di vittorie l’anno successivo, nel 1987 contribuendo alla vittoria del secondo titolo danese del Brondby, successo ripetuto anche l’anno dopo nel ’88. Da qui in poi le glorie dei Laudrup germogliarono di anno in anno. Nel 1989 Laudrup passò dalla Juve al Barcellona guidata dal leggendario Crujiff mentre Brian al Bayern di Monaco. “Io Spagna e tu Germania, facciamo così fratello?”. Con un secco 2-0 ai rivali del Real Madrid Michael alzò coi blaugrana la Coppa di Spagna nel 1990 e nello stesso anno Brian la Supercoppa di Germania dopo un 4-1 col Kaiserslautern. Ma nei primi anni ’90 fu il fratello maggiore a salire spesso sul podio. Due Liga vinte (1991 e 1992), due Supercoppe spagnole strappate all’Atletico Madrid nei medesimi anni (1-0 la prima finalissima e 3-1 quella successiva) ma soprattutto la coppa più importante, quella che sogna qualsiasi ragazzo che tira calci al pallone di un oratorio di periferia, la Coppa dei CampioniDenmark's football selection players (to

Il 20 maggio 1992 allo stadio Wembley di Londra, grazie ad una contestata punizione battuta da Koeman a pochi minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, il Barcellona conquista l’Europa ai danni di una forte ma sfortunata Sampdoria, la prima coppa dei Campioni della sua storia. Sarà l’unica portata a casa Laudrup dai due fratelli ed a vincerla fu il fratello maggiore. “E ora vediamo che sai fare, pivello!”. Brian fu tra i convocati nella nazionale danese allenata da Nielsen per gli europei di Svezia ’92. E Michael? Lui no, lui quell’estate, una estate decisamente agitata dal suo punto di vista psicologico, traboccante di forse si o forse no d’invidia, restò a casa a causa di divergenze furibonde col tecnico danese e non partecipò alla competizione, Come andò? Beh, andò decisamente a vele spiegate perché il fratellino Brian acchiappò, al seguito di una squadra formidabile i cui elementi uscirono praticamente tutti dalle giovanili del Brondby, l’Europeo battendo in semifinale prima la fortissima Olanda ai rigori (con un clamoroso penalty sbagliato dal mitico Van Basten) e poi nella gran finale la Germania di Brehme, Sammer (futuro pallone d’oro) e Klinsmann per 2-0 grazie ai gol di Jensen e Vilfort. Sia dal punto di vista di club, sia dal punto di vista nazionale, i due Laudrup conquistarono gloriosamente l’Europa, caso più unico che raro nel mondo del calcio.

 

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due grandi orecchie per due grandi fratelli

Non stanco di vittorie Michael nelle due successive stagioni al Barça vinse altre due Liga più una finale (non da protagonista) della Coppa Campioni persa nel ’94 ad Atene contro un irripetibile Milan di Capello. L’ultima stagione Laudrup la vide più dalla panchina che dal campo, a causa dei nuovi strepitosi innesti di Crujiff quali Romario e Stoichkov che misero da parte l’estro di Michael e lo convinsero/costrinsero ad abdicare a terre più felici. Fu la rivale storica, il Real Madrid, ad accogliere il maggiore Laudrup, mentre Brian, dopo una stagione da dimenticare al Milan, la stessa squadra che vinse contro il Barcellona del fratellone nella finalissima vista da entrambi nelle proprie case, andò a nord, in Scozia, a vestire la maglia prestigiosa dei Rangers. Con i Light Blues vinse tre campionati consecutivi, una Coppa di Scozia ’96 e una Coppa di Lega Scozzese ‘97 (entrambe ai danni del club Hearts). I dribbling di Michael invece, con le merengues, fecero vincere il suo 5° titolo spagnolo consecutivo dopo i primi 4 col Barcellona. Ormai 33enne, Michael decide di concludere la propria grandiosa carriera (dopo una breve parentesi nella squadra giapponese del Vissel Kobe) nelle file dell’Ajax dove conquista nel 1998 l’Eredivisie ed una Coppa d’Olanda contro il Psv.

IL CANTO DELLA SIRENA
E’ curioso come due fratelli legati da odio e amori, calcisticamente parlando, abbiano iniziato e concluso la loro carriera nelle stesse squadre: Brondby al principio e Ajax alla fine. Anche il piccolo Brian, dopo Chelsea e Copenaghen, passa agli olandesi. Ma per entrambi i fratelli le glorie da giocatori sono trascorse ed è tempo di ritirarsi. Scarpe al chiodo e borsone chiuso ma il lungo cordone ombelicale che li distanziava un po’ in Spagna, un po’ in Italia, un po’ in Olanda è ancora vivo ed è lungo 120 m x 90m. Distanti così tanto da essere uniti, i Laudrup sono e resteranno i fratelli più famosi della storia del calcio, i Drengene fra Vestegnen, i ragazzi della Periferia Occidentale (come vengono chiamati i giocatori del Brondby). Inseriti da Pelè nel Fifa 100 tra i migliori giocatori del XX secolo (assieme al portiere Schmeichel tra i tre migliori danesi di sempre) e piazzati nel firmamento stellare, proprio come Castore e Polluce, la leggenda dei Laudrup è tutt’oggi viva di terra in terra, come il canto della sirena di Andersen che ammaliava i navigatori erranti ed ignari delle bellezze del mondo.

 

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli

Giuseppe Ungaretti

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