Coronavirus, paradosso Newcastle: stipendio garantito ai calciatori, dipendenti in disoccupazione

La crisi ai tempi del coronavirus investe, giocoforza, anche le società professionistiche del mondo del calcio. Ma a quanto pare, non tutte stanno adottando strategie comuni. Se, ad esempio, Barcellona, Borussia Dortmund e Juventus hanno deciso di adottare delle politiche di contenimento dei costi riducendo gli stipendi dei calciatori, altrettanto non si può dire di una nobile del calcio inglese, che vanta una delle tifoserie più calorose ad attaccate al proprio club: il Newcastle. Il glorioso club bianconero, che negli anni ’90 poteva vantare le proprie file calciatori del calibro di Shearer e Ginola, ha optato per una decisione alquanto discutibile, che non va ad intaccare il portafoglio di coloro che, bontà loro, percepiscono indubbiamente un reddito elevato.

Tramite una mail inoltrata da Lee Charnley, amministratore delegato dei Magpies, il club ha deciso di congelare il pagamento degli emolumenti dei propri dipendenti, ad eccezione, per l’appunto, dei membri della prima squadra. Una decisione che ha scatenato un vespaio di polemiche, in quanto pare del tutto evidente la volontà di tutelare i calciatori a discapito, invece, dei propri dipendenti. A quest’ultimi, l’a.d. del club inglese ha spiegato che si tratta di una decisione indispensabile per preservare il futuro del club, che – secondo lo stesso Charnley – è messo a dura prova della crisi del coronavirus, divenuta anche finanziaria, oramai, in buona parte del pianeta. I calciatori, in base a quanto riportato da alcuni rumors, sarebbero preservati da questa misura, in quanto il club inglese starebbe passando di mano ad un non meglio specificato fondo saudita.

Una trattativa che prosegue da diverse settimane, ma che sembra poco attinente con la decisione di porre in disoccupazione tutti i dipendenti ad eccezione dei membri della prima squadra. I dipendenti oggetto di questa misura, tuttavia, dovrebbero essere tutelati dalla legge inglese, che consente di ricevere un sussidio pari all’80% dello stipendio percepito sino ad una soglia massima di 2500 sterline. I calciatori, invece, saranno al momento preservati da questa misura, nonostante lo stipendio medio ammonti a circa 40000 sterline a settimana. Da più parti si sta cercando di capire quali siano le reali motivazioni che hanno portato a questa scelta, alquanto discutibile, da parte del club bianconero. La più gettonata, al momento, è di carattere puramente economico, nonostante questa crisi dovrebbe, teoricamente, privilegiare l’aspetto sanitario e tutelare le fasce più deboli.

Secondo alcuni esperti, infatti, si teme che qualche professionista potrebbe, in maniera del tutto irresponsabile, chiedere la rescissione contrattuale a causa del mancato pagamento dello stipendio e, conseguentemente, svincolarsi a parametro zero. Un rischio enorme per qualsiasi club. A maggior ragione per il Newcastle, che vedrebbe svalutarsi il valore patrimoniale del club in un momento in cui esiste una trattativa per cederlo. Come avvenuto ad altre latitudini, vedasi il taglio del 70% degli emolumenti percepiti dai calciatori del Barcellona, sarebbe gradito un gesto analogo dai calciatori dei Magpies. O in alternativa, che gli stessi versassero una parte del proprio stipendio a sostegno di tutti quei dipendenti che si trovano in regime di disoccupazione.

In senso più generale, molti si attendono una mossa da parte della ricchissima Premier League, visto che, al momento, nessun club ha previsto una decurtazione al lauto stipendio dei propri calciatori. Se un club è in grado di garantire gli emolumenti a tutti i dipendenti, nessuno escluso, è giusto che i calciatori continuino a percepire quanto dovuto, salvo che gli stessi non decidano, di loro spontanea volontà, di decurtarseli. Ma il caso del Newcastle è alquanto imbarazzante. E pone al centro un annoso dubbio, che pervade, purtroppo, buona parte dell’umanità in ogni angolo del mondo: perché a pagare sono sempre i soggetti economicamente più deboli?

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