La fede nel turn-over di Marcelino

Marcelino tuta Villarreal

Alla vigilia della gara di giovedì sera contro il Rapid Vienna, la prima stagionale in Europa League, Marcelino era stato molto chiaro per quanto riguarda il discorso turn-over. «Crediamo che ci sono giocatori che non possono giocare troppe gare consecutive e, soprattutto, siamo convinti di avere una grande rosa» aveva dichiarato l’allenatore del Villarreal «e perciò possiamo contare su due diverse formazioni di tutto rispetto». In pratica l’idea sarebbe quella di far giocare un undici titolare in campionato e un altro undici di panchinari nelle coppe, dove il valore degli avversari è più abbordabile. Un’idea un po’ strampalata, bisogna dirlo, non tanto per il fatto in sé quanto per la sua applicazione. In questi due anni e mezzo nella Plana Baixa Marcelino aveva già dato modo di dimostrare la sua fede nelle rotazioni, e lo si è visto soprattutto la passata stagione tra febbraio e aprile (ad esempio vedasi la trasferta di Madrid contro il Real), ma mai era stata così massiccia ed evidente. Il tecnico asturiano aveva spiegato che il valore della rosa di quest’anno, con particolar riferimento a una panchina lunga e mai come adesso così competitiva e di qualità, avrebbe permesso un turn-over quasi integrale, impossibile da attuare nelle passate stagioni a causa di una rosa più corta e carente.

Ma dopo la bruciante sconfitta in terra austriaca sicuramente qualche tentennamento dovrebbe averlo avuto. Più che altro perché per realizzare un turn-over di queste proporzioni bisogna poter prima contare su una formazione di riserva, e non semplicemente su undici giocatori di riserva. Una differenza molto sottile ma sostanziale. Degli undici giocatori schierati a Vienna solo Víctor Ruiz era stato titolare a Granada, ma considerando Bruno Soriano possiamo dire che erano “solo” nove i “panchinari”, intesi come giocatori attualmente non titolari. Ad esempio Nahuel Leiva, pur non potendo esser considerato un titolare tout-court, in questo inizio di stagione bisogna considerarlo necessariamente come tale: è l’unico esterno di centrocampo assieme a Castillejo ad aver svolto l’intero pre-campionato (Samu García è stato infortunato per guai muscolari, mentre Denis Suárez è arrivato solo gli ultimi giorni di mercato) ed è sicuramente più in palla degli esterni schierati in Europa League. Di fatto contro il Rapid Marcelino ha mandato in campo quattro giocatori al debutto stagionale (Barbosa, Rukavina, Bonera, Jokić), di cui uno di questi all’esordio assoluto in camiseta amarilla, più altri quattro al debutto da titolari (Jonathan dos Santos, Samu García, Denis Suárez e Adrián López), che da inizio anno avevano solo pochi minuti di gare ufficiali nelle gambe.

«Non si è trattato soltanto della condizione non ottimale di alcuni giocatori,» ha precisato Marcelino nel post-gara di giovedì sera alla domanda sul cambio radicale dell’undici titolare «abbiamo ancora molto da apprendere perché ci sono ancora calciatori che si stanno adattando alla squadra». Ma la fase di apprendimento dovrebbe avvenire in allenamento, non certo a spese di gare ufficiali. E in riferimento alla prestazione e al risultato ha aggiunto: «È stato un segnale che ci ha fatto capire che non è tutto buono quello che facciamo e che dobbiamo migliorarci in continuazione». E poi ancora. «Ci sono delle defezioni evidenti. […] Ci aspetta tantissimo, tantissimo lavoro, dobbiamo migliorarci. Nel calcio si difende e si attacca in dieci e tutti devono essere coinvolti». È chiaro, e sicuramente condivisibile, che secondo il tecnico del Villarreal il turn-over non è solo una semplice gestione di risorse, ma anche una filosofia di gestione dello spogliatoio per stimolare le seconde linee, quello che forse si è sbagliato sono state le modalità e le tempistiche di una rivoluzione non ancora necessaria, specialmente considerando che si arrivava da una pausa per le nazionali e che ce ne saranno altre a ottobre e novembre. Quel che è sicuro è che domenica contro l’Athletic Bilbao dovrebbero tornare i titolari. Poi si vedrà.

 

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Mi chiamo Mihai Vidroiu, ma per tutti sono semplicemente Michele, sono cresciuto a Roma, sponda giallorossa. Ho inoltre una passione smodata per il Villarreal, di cui credo di poter definirmi il maggior esperto in Italia, e più in generale per il calcio, oltre ad altri mille interessi.

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