Il sogno cinese, III puntata: La meglio gioventù

Le intenzioni del governo di Pechino sono chiare, la Cina deve dominare in campo calcistico e ha tutti i mezzi e le risorse per farlo. Sorge però un problema, quello della mentalità individualista nella società cinese, tale propensione si evidenzia già sin dalla tenera età, dove i bambini sono soggetti alla “sindrome del piccolo imperatore”. Nel periodo infantile a partire dagli studi scolastici l’individuo è messo in competizione, infatti solo l’elite intellettuale può avanzare con la prospettiva di impieghi redditizi,  sin dalle scuole elementari il vicino di banco è visto come un concorrente che si deve sopprimere. Crescendo l’individuo è costantemente messo a dura prova, in particolare nel lavoro dove la competizione si fa sempre più serrata per gli impieghi più prestigiosi ed è facile vedere le proprie ambizioni megalomani andare in frantumi. A questa dura prova del mondo capitalistico dobbiamo pur aggiungere una notevole disparità numerica fra i sessi, a causa della politica del figlio unico voluta da Deng Xiaoping negli anni ’80, si è consumato in special modo nelle campagne un genocidio delle nasciture femmine, questo ha portato nel 2015 a 50 milioni di uomini in più rispetto alle donne, motivo di ulteriore affanno per la popolazione maschile che non avrà la prospettiva di poter mettere su famiglia e realizzare così il Sogno Cinese. Ancora oggi è molto facile imbattersi a Pechino in piazze o parchi dove giovani rampolli per ottenere la mano della propria amata si propongono ai genitori o lasciano annunci.

La bacheca degli annunci nel Parco di Shanghai
La bacheca degli annunci nel Parco di Shanghai

In tale contesto di forte individualismo è estremamente difficile creare un collettivo affiatato, tale propensione influenza lo sport, infatti delle 386 medaglie conquistate in campo olimpico, poco più di 20 appartengono a sport di squadra, una percentuale minima che denota una forte programmazione dell’individuo sin dalla tenera età. Dell’egualitarismo, dalla collettività predicata dal partito comunista di Mao non rimane che un lontano ricordo.
Il movimento calcistico non può reggersi senza un continuo ricambio generazionale, i dirigenti dello sport cinese lo hanno capito nella loro oculatezza, di certo non può bastare l’ingaggio di stranieri per aumentare il livello della competizione, a lungo andare il sistema non sarà più auto sostenibile. Negli anni 2000 il pubblico cinese si allontanò dal calcio nazionale preferendo lo spettacolo offerto dalla Premier League e dei campionati occidentali. Molteplici furono i fattori che decretarono la crisi: primo fra tutti lo scandalo relativo al calcio scommesse che ha portato all’arresto di alcune delle più alte cariche dello sport fra cui il presidente della Chinese Football Association, oltre a veder coinvolte squadre di prestigio come il Guangzhou e lo Shanghai Shenhua, quest’ultima si vide revocare il titolo del 2003, scene già viste in Italia, eppure le scommesse sono un grave problema in Cina che causano una perdita annuale di 600 miliardi di yuan (asianews.it), oltre ad essere una delle attività preferite dal popolo cinese come riferito dal giornalista Romeo Orlandi (festival del giornalismo, “Te la do io la Cina”).

A tali scandali, divenuti routine, si aggiungono gli scarsi risultati della rappresentativa nazionale, fattore ancora più grave dato il cieco patriottismo del popolo cinese, ovvero l’eliminazione al primo turno nel mondiale di Corea-Giappone e la disastrosa olimpiade casalinga del 2008 terminata con due sconfitte e un solo pareggio. Le conseguenze furono deleterie per il movimento calcistico che vide il numero di giovani calare da 300.000 a 18.000 unità, inoltre, a parte rari casi, prima del 2011 non esisteva alcuna programmazione per l’evoluzione del giovane calciatore in quanto le scuole calcio iniziavano solamente a 14 anni, perdendo così le età più prolifiche per l’apprendimento della tecnica di base.

Il governo di Pechino ha deciso di voltare pagina nel 2011 ingaggiando Tom Byer come consulente per la crescita dei giovani calciatori. Il caso vuole che Byer sia un Americano che ha lavorato per un lungo periodo in Giappone, entrambi paesi acerrimi nemici della Cina. Nel 1993, dopo una carriera da calciatore trascorsa fra Inghilterra e Giappone, fonda un’accademia calcistica itinerante per insegnare ai figli dei soldati americani e canadesi in Giappone a giocare a calcio. Gli inizi non furono certamente semplici, dopo pochi mesi Byer vedeva molto vicina la chiusura del proprio progetto per problemi economici, fino a che, uno dei padri degli allievi, presidente della Nestlè, decise di sponsorizzare il progetto salvandolo da una prematura chiusura, permettendo così l’apertura della prima scuola non itinerante. Quella di Tom Byer nel corso degli anni è diventata una istituzione, che conta ben 100 campus e oltre 20.000 iscritti, dalla quale sono emersi alcuni dei più grandi giocatori che oggi militano nella nazionale giapponese come Honda e Kagawa.

Tom Byer e Zinedine Zidane
Tom Byer e Zinedine Zidane

Se oggi dobbiamo indicare quale è la più grande infrastruttura a livello giovanile non dobbiamo guardare ne in Olanda ne in Spagna, ma nella regione del Canton. Stiamo parlando dell’Accademy del Guangzhou Evergrande fortemente voluta dal proprietario Ji per la quale ha investito 130 milioni di euro. Innumerevoli sponsor sono accorsi a finanziare il progetto fra cui la Dailan Wanda di Wang Jianling, il secondo uomo più ricco della Cina (recentemente entrato nel calcio europeo con l’acquisto del 20% delle quote dell’Atletico Madrid). 50 Campi da calcio, scuole e università in un paesaggio verde e incontaminato che agli allievi ricorda lo scenario di Hogwarts nel celebre film di Harry Potter. Qui 2600 studenti sono stati selezionati dagli ex tecnici delle giovanili del Real Madrid che hanno eseguito un operazione di scouting per tutta la Cina e i paesi limitrofi (Singapore, Taiwan, Hong Kong). Questa è solo una delle innumerevoli realtà a livello giovanile. Un progetto di grandi dimensioni che non è esente da polemiche, la retta annuale da 6.000 euro taglia fuori i figli della classe operaia riservando così tale sogno solo per la classe sociale benestante.

Guangzhou Football Accademy
Guangzhou Football Accademy

Spicca anche l’infrastruttura dello Shanghai Shenhua, una delle prime ad essere emersa in Cina, lo Shandong Luneng è andato ben oltre grazie all’agenzia Kirin Soccer, inaugurando nel 2014 una scuola calcio in Brasile. All’interno di tale processo si inserisce la United Vansen Sports International, il gruppo che ha organizzato le varie Supercoppe italiane in Cina. Con il recente acquisto del club olandese Ado Den Haag, l’obiettivo è quello di stabilire una partnership con il calcio olandese allo scopo di formare allenatori e calciatori nella accademy più prolifiche d’Europa.

il progetto della Vansen Soports International
il progetto della Vansen Soports International

Il precursore di tale progetto fu Xu Ginbao con la fondazione della propria Accademy a Shanghai che avrebbe poi dato vita all’attuale Shanghai SIPG. Nel 2006 con i prodotti del vivaio la società partecipò al campionato di Chinese League two trionfando e ottenendo così la promozione in League One con una squadra composta prettamente da sedicenni e diciasettenni. Fra questi l’attuale pilastro del SIPG, a 14 anni e 287 giorni fece il suo esordio da professionista Wu Lei

Lo stesso provvedimento del presidente del partito Xi Jinping pone il calcio al centro della vita dei cinesi in quanto è stato introdotto come materia scolastica con tanto di valutazione per il proseguimento degli studi. Il risultato è tutto quello che conta, lo sport come elemento di propaganda e discriminazione che per certi versi ricorda la politica hitleriana del Mein Kampf. Il pubblico risponde con fervore, nonostante fino ad ora i tesserati sono un numero molto limitato, lo 0,05% della popolazione, il calcio ha un grande seguito, con una affluenza media agli stadi di 18.000 persone con le compagini del Guangzhou e del Beijing Guoan che sfiorano i 40.000. Si è riacceso l’interesse anche per la nazionale, durante il quarto di finale dell’Asian Cup fra Cina e Australia si è raggiunto il record di ascolti per un evento calcistico pari a 27 milioni di utenti. Tutte cifre che, considerando l’enorme bacino d’utenza, sono destinate a crescere.

cornice di pubblico del Beijing Guoan
cornice di pubblico del Beijing Guoan

Il sogno cinese ha tutto il necessario per poter essere realizzato, ci son voluti 25 anni per portare il colosso asiatico a rivaleggiare con gli USA per il dominio del mondo, molti meno ce ne potrebbero volere per vedere la nazionale sollevare la coppa del mondo, anche se, come sostiene Tom Byer, la crescita del calcio cinese sarà confermata dai risultati delle squadre e delle nazionali giovanili.

Eppure in tutto questo vi è un meccanismo oscuro che si arricchisce sfruttando la voglia di rivalsa del calcio asiatico. Ancora una volta si deve parlare di TPO e di enigmatici agenti. Dalla Cina dobbiamo spostarci per l’appunto in Brasile con una breve occhiata in Lussemburgo.

 

Review:

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About Nicholas Gineprini 544 Articoli
Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu