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Le riflessioni di Fabregas sul suo passato

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Da quell’11 settebre 2003 di tempo ne è passato, decisamente. A quei tempi si allenava duramente, studiava l’inglese e apprendeva da calciatori quali Patrick Vieira e Gilberto Silva.
In quella data Cesc Fabregas firmava per l’Arsenal, dopo aver deciso che il suo tempo alla Masia del Barcellona era terminato. Con la maglia dell’Arsenal ha collezionato in 8 anni più di 300 presenze e 57 goals, molti dei quali con la fascia da capitano sul braccio.
Ora, a 11 anni di distanza, dopo un intermezzo durato 3 anni con la camiseta blaugrana, per altro molto prolifico in termini di titoli e di reti, è tornato a Londra.

Alla domanda del giornalista spagnolo di El Pais circa quali saranno le sue sensazioni nel momento in cui tornerà ad Highbury per affrontare la sua vecchia squadra, convinto risponde:  “Non credo che i sentimenti mi influenzeranno. Sarò sempre legato ai Gunners e so che quando tornerò a Highbury (Emirates Stadium) sarà un momento speciale, ma sono un professionista devoto”.
A conferma di quanto dice, il centrocampista spagnolo ricorda con leggero rammarico la finale di Champions League del 2006 persa contro il Barcellona di Frankie Rijkaard: “Quel giorno giurai che avrei dato tutto me stesso per dare quella coppa all’Arsenal, sebbene il Barcellona fosse la squadra che tifavo fin da bambino”.
So per quali colori gioco e non ho dubbi riguardo al fatto che i tifosi dell’Arsenal mi capiranno“.
Fabregas ha impressionato per la qualità del gioco mostrata nelle sue prime tre apparizioni con la maglia del Chelsea:
Ho cominciato a pensare di dover cambiare ambiente dopo la finale di Coppa del Re. Ho parlato con il mio procuratore che ha capito immediatamente le mie necessità. L’offerta dal Chelsea è arrivata immediatamente e non c’era modo migliore per rimettermi in gioco che tornare a Londra, la città che ha segnato la mia crescita professionale“.

Mourinho, che è una volpe esperta, non ha voluto privarsi della sua incredibile visione di gioco, impreziosita dalla concretezza di un attaccante qualità che ha maturato negli anni in cui al Barcellona giocava nelle vesti del falso nueve.

“Se cinque anni fa mi avessero detto che avrei giocato con la maglia del Chelsea per Mourinho, non ci avrei creduto”.
Ma la vita cambia ed una seconda occasione arriva per tutti, deve essere per questo che è uno spettacolo, quella del calciatore in particolare.

 

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