Germania-Algeria 2-1, le pagelle: Kaiser Neuer, delude Ozil; ma che cuore i magrebini…

Il primo 8 va al Mondiale: Brasile 2014 sta diventando a pieno titolo una delle fasi finali più entusiasmanti della storia. Sorprese, spettacolo, partite palpitanti e una valanga di emozioni che coinvolgono tutti. Germania-Algeria non è stata da meno. Quello che doveva essere l’ottavo più scontato, si è rivelato un mezzo calvario per la nazionale di Low.

Al commissario tecnico tedesco va un 5: sembra aver perso la bussola dopo la semifinale all’Europeo giocata con supponenza quasi irritante. La facilità irrisoria con cui fu fatta a fettine la retroguardia teutonica ha probabilmente monopolizzato tutti gli incubi del buon Joachim negli ultimi due anni. Low ha capito che per vincere bisogna difendere, che la Germania doveva recuperare lo spirito gladiatorio che l’ha contraddistinta per decenni. Ok la nuova generazione molto “frizzantina”, ok il gioco d’attacco, ma meglio pensare soprattutto alla difesa. Peccato che abbia estremizzato un po’ troppo tale pensiero: 4 centrali schierati da destra a sinistra è roba che, a questi livelli, non si era mai vista. E nemmeno l’infortunio di Hummels ha fatto parzialmente ricredere l’ex assistente di Klinsmann, capace di schierare l’onesto Mustafi (5, vittima sacrificale) a destra pur di non spostare nuovamente Lahm terzino.

Ecco, la posizione del capitano (6.5) è ormai oggetto di approfondimenti tattici che sfociano quasi in filosofia. Guardiola avrà pure cambiato l’alternarsi delle stagioni, pare che senza Pep il calcio sarebbe morto nel giro di pochi anni, ma in Germania evidentemente stanno venerando e sono ai piedi del catalano più di quanto i “prostituti” intellettuali italiani fecero con Mourinho. Low, carisma pari a zero, ha così trapiantato Lahm regista anche in nazionale. Ha voluto compiacere il maestro, probabilmente il piccolo Buddha lo starà pure prendendo in giro. Un caso, toh, che la Germania abbia vinto con Lahm finalmente terzino destro. Non tutti possono avere idee geniali in grado di cambiare il mondo, caro Joachim, accontentati di far vincere qualcosa – nel modo più normale possibile – a una delle generazioni di calciatori tedeschi più complete di sempre.

In ogni modo, Guardiola qualcosa di buono ha pur partorito al Bayern: Neuer (8) è diventato un libero a tutti gli effetti. Spettacolari le uscite sulla trequarti a chiudere sul nascere le folate offensive di Soudani (7, commovente il finale), l’ex Schalke 04 sarebbe piaciuto a chi puntava forte sulla razza ariana padrona del mondo. Si sarebbe accontentato, oggi, di un ariano padrone della propria trequarti difensiva, migliore nel suo ruolo assieme all’invaso e inutile belga, tale Thibaut. Courtois, s’intende. Oh, si badi bene: l’8 di Neuer sarebbe diventato di colpo un 4 alla prima uscita sbagliata di un pelo: dalla standing ovation al centro della “tomatina”, la “guerra” col pomodoro che si svolge ogni anno in provincia di Valencia, nel giro di qualche secondo. 24 anni fa l’Italia perdeva un Mondiale per un’uscita sbagliata nei pressi dell’area piccola di quello che all’epoca era il miglior portiere del mondo, Zenga; oggi Neuer gioca quasi a centrocampo. It’s evolution, baby.

A rendere protagonista Neuer ci ha pensato il suo compagno di reparto, Boateng (4.5). Disastrosi i primi 25 minuti di Jerome, senza dubbio scosso (dai, troviamo una scusa) dalla vicenda del fratello allontanato dal ritiro del Ghana e – crudeltà inumana – costretto a tornare tra le braccia (almeno come primo saluto in aeroporto) della Satta. Per fortuna, sì è proprio vero quello che avete intuito e che state per leggere, che c’era sicurezza Mertesacker (6.5), l’unico a restare dignitoso nei quattro dietro. Torpedo Muller (7) non ha segnato (aggiornate i numeri che ripeterete ossessivamente anche durante Francia-Germania, please) ma è stato la solita, fastidiosissima, zanzara in fase offensiva. Pare che ad ogni movimento sgraziato acquisti più efficacia. Sarà questo il prossimo mistero di Fatima ad essere svelato? Muller Pallone d’Oro? Pallone d’Oro non sarà mai Mesut Ozil (5, nonostante il gol); pare in caduta libera da novembre 2013, farebbe bene ad abbandonare altre attività extra-calcistiche.

La Germania (6) ha comunque disputato un buon secondo tempo che ha ampiamente riscattato gli obrobriosi primi 45 minuti di gioco. Il portiere nordafricano, Rais Mbolhi (8), è presto diventato l’eroe dell’incontro. La parata sulla conclusione dal limite di Lahm è sui livelli di Neymar-Ochoa. Eroica la linea arretrata algerina, nonostante l’esclusione di capitan Bougherra (8, per aver creduto sul serio di passare il turno mentre tutti ridacchiavano): Belkalem (6) il meno preciso, ma la prestazione davvero positiva di Halliche (7) ha ampiamente compensato i limiti del compagno di squadra. Il cuore algerino è stato d’altronde il leit-motiv della serata: Feghouli (6) uno che sa giocare a calcio molto più di Balotelli e che in quanto a testa calda non scherza, si è ritrovato a fare il terzino senza manco fiatare, apportando fino all’ultima goccia del suo sterminato talento. A proposito di terzini, come non restare sempre incantati dal sinistro di Ghoulam (6.5)? Zuniga a destra, Ghoulam a sinistra, la miglior coppia di laterali di difesa in Italia è del Napoli. Ora ridete quanto vi pare.

Il voto più “sofferto” è però quello di Halihodzic, ct dell’Algeria: 5.5. Come? Il bosniaco, nuovo santone del calcio mondiale, capace di portare l’Algeria a un passo dai quarti del Mondiale…insufficiente? Sì, con un po’ di coraggio in più, e tenuto conto degli uomini a sua disposizione, poteva davvero far male alla lenta, macchinosa e ancora una volta supponente Germania dei primi 45 minuti. Invece Brahimi e Djabou, per dirne due, sono rimasti in panca a lungo: avrebbero potuto fare sfracelli.

 

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.

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