Con la stagione entrata ormai nel vivo della sua prima fase, tanti appassionati passano il tempo a consultare la pagina della Champions di Betway e non solo per trovare quale sia l’occasione giusta da cavalcare in questa prima fase delle coppe europee – quando sembra più semplice riuscire a prevedere quali club riusciranno a fare strada. Non solo: è il momento dei ricordi, dei grandi trionfi dei decenni che ci hanno preceduto, andando magari alla ricerca di chi ha vinto più Champions League nella storia. A Roma però, con entrambe le squadre della capitale impegnate anche durante la settimana, si pensa sia al cammino verso la “coppa dalle grandi orecchie” che quello alla conquista dell’Europa League dei giallorossi (sfiorata soltanto pochi mesi fa). Guardiamo insieme quali sono le ambizioni delle due squadre romane.
Lazio, il girone resta abbordabile (anche grazie a Provedel), ma andare più avanti è dura
Il tallone d’Achille della gestione di Maurizio Sarri – anche in passato al Napoli – è stato quello di non saper massimizzare al meglio la profondità della sua rosa, di riuscire a mettere in campo e a motivare anche chi di solito gioca meno, rendendo il turnover una specie di “contentino” da assegnare a quelli che di solito restano in panchina.
Una condotta non semplice da giustificare, anche se in questi anni alla Lazio va detto che la presidenza Lotito non sempre è riuscita a garantire le giuste alternative e ora che i biancocelesti si ritrovano ad affrontare la Champions League, i nodi di una rosa tutt’altro che profonda stanno venendo al pettine. Come fare? Il girone nel quale la Lazio è stata inserita è abbordabile, lontano da quelli “mostruosi” che venivano ipotizzati prima del sorteggio e potrebbe permettere anche di sognare un passaggio del turno.
Gli dei del calcio sembrano essersi schierati dalla parte dei biancocelesti, almeno guardando l’andamento di gara della prima sfida in cui la Lazio è riuscita a conquistare un punto grazie alla prodezza di Provedel – il portiere che si è riscoperto bomber. Certo, negli scontri diretti che eventualmente dovranno affrontare poi non sarà semplice qualunque sia l’incrocio che il destino riserverà alla squadra romana: la Lazio non è abituata a determinati palcoscenici e capire il modo in cui approcciare sarà una delle chiavi che potrebbero eventualmente dare delle piacevoli sorprese ai ragazzi di Sarri anche in primavera. Per ora meglio ragionare un passettino alla volta.
La Roma con Mourinho è obbligata a pensare in grande, a prescindere
Due anni di Mou alla Roma, due finali europee giocate, con tanto di storica vittoria della prima Conference League. I giallorossi sono reduci però dalla deludente sconfitta contro il Siviglia all’ultimo atto della passata stagione che ha lasciato un sacco di strascichi polemici, su cui Mourinho sta continuando a speculare anche a mesi di distanza. Ciò non toglie però che la Roma ormai ha abitudine a confrontarsi con i grandi palcoscenici, a prendersi spazio anche negli scontri diretti – dettando il ritmo delle partite a modo proprio, spezzettando le sfide, buttando spesso il match su un piano di scontro fisico e tensione con le altre squadre che ne subiscono il peso.
Non solo: la solidità difensiva e il logoramento che porta affrontare ogni volta la Roma spegne i tentativi di gol degli avversari e permette ai giallorossi di piazzare la zampata vincente. Detto in parole povere: la Roma, da finalista in carica, è uno dei club che partono come favoriti in avvio dell’Europa League, nella speranza di non naufragare in campionato e di riuscire a reggere il doppio impegno. Farcela però è un’impresa tutt’altro che scontata: seguire la Roma in questa stagione sarà dunque interessante anche per questo. Com’è che dice il proverbio quando si guarda alle finali europee? Non c’è due senza tre…
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