Viaggio al Estadio de la Céramica di Villareal

Il clima a Valencia è ideale: soleggiato e leggermente ventilato. Abbiamo appuntamento con Besmir al Palau Alameda di Valencia alle 16:00. Il viaggio fino a Castellón de la Plana è di circa 45 minuti ma ci si muove con il dovuto anticipo per entrare in clima partita e per goderci l’atmosfera da Champions. In serata ci attende l’ottavo di finale di andata Villareal-Juventus.

Dopo aver parcheggiato ci fermiamo al primo bar che incontriamo sul nostro cammino: è l’occasione per fare due chiacchiere con gli abitanti del luogo. In una cittadina dove non c’è molto altro, la squadra è motivo di orgoglio autentico. “Hombre, vamos a darle con todo” ossia: “Ce la metteremo tutta” dichiara il barista.
In mia compagnia ci sono due ragazzi calabresi tifosissimi della Juventus. Malgrado l’indolenza del loro fan club, Rocco e Marco hanno investito i loro risparmi per venire fino a Castellón de la Plana e sostenere la squadra del cuore. Fino alla fine.

Arrivati allo stadio non possiamo fare a meno di notare l’eccellente estetica della facciata: l’ultima ristrutturazione avvenuta nel 2005 proprio per la Champions League aveva ricoperto l’intera facciata di piastrelle di ceramica gialla in omaggio al business che ha reso ricchissimo il suo presidente. Il presidente del club, Fernando Roig, è infatti il patrón della Pamesa, l’azienda che disegna e fabbrica pavimenti e prodotti ceramici. Il Villareal è stato acquisito il 15 maggio 1997. Da allora l’ascesa ai vertici del calcio spagnolo ed europeo è stata continua, con un solo passaggio a vuoto: la retrocessione del 2012. Il culmine si è avuto nel 2021 con la vittoria dell’Europa League. Molti associano il Villareal a due grandi campioni sudamericani che ne hanno indossato la maglia, Forlan e Riquelme. Ci tengo a sottolineare che questa cittadina di 50 mila abitanti tra il 2007 e il 2012 ha potuto conoscere anche il grande calcio di Giuseppe Rossi, un talento fulgido e sfortunato.

Dall’8 gennaio 2017 lo stadio non si chiama più El Madrigal ma Estadio de la Céramica. Si trova proprio nel centro della città, con le abitazioni proprio a ridosso. Non è arduo riempirlo dal momento che conta 25 mila posti.
In un bar pieno di italiani proprio fuori davanti allo stadio si sente cantare: “Siam venuti fin qua, siam venuti fin qua, per vedere segnare Dusan!”. L’atmosfera è calda e pacifica. Lo spiegamento delle forze dell’ordine è copioso: alcuni poliziotti si presentano imperiosi in sella a dei cavalli e con manganelli più lunghi del normale, in modo da poter essere in grado di percuotere restando in sella. I cori proseguono imperterriti con grande intensità: “Noi siamo la curva sud, noi siamo la curva sud, noi siamo noi siamo noi siamo, noi siamo la curva sud!”

Un volta entrati ci sediamo a pochi metri dallo stadio, la visuale è perfetta. I due ragazzi calabresi sperano in una vittoria che suggelli il passaggio del turno della Vecchia Signora. Per propiziarla hanno anche elargito gesti di generosità agli homeless della città: “Alla fine il karma ripaga sempre” dicevano mentre regalavano cibo.

Dopo 33 secondi proprio Dusan Vlahovic, all’esordio in Champions League e al primo pallone toccato, dopo aver addomesticato il lungo passaggio di Danilo, insacca nell’angolino basso. Lo stadio è ammutolito.
Dall’altro lato, nel Fondo Sur si vede un piccolo gruppo di ultras che canta e sostiene la squadra. Mi rivolgo al mio vicino chiedendogli se non siano un po’ pochi. “Vedi che stiamo parlando di un paesello, sono già molti quelli che vedi” mi risponde.
I tifosi della Juventus sono nella parte superiore del Fondo Sur e si fanno sentire senza sosta: “oh oh oh oh fino alla fine forza Juventus”. Il mio vicino mi dice che quando arrivano tifoserie numerose li annidano tutti lì, in alto e distanti da tutto, quasi fossero in una gabbia. Mentre quando la tifoseria avversaria è esigua vengono sparsi in tutto lo stadio e quella curva, quasi fosse un supplizio, resta vuota.
Nel primo tempo si segnala anche un Inno di Mameli cantato con tutto l’orgoglio di appartenenza.
Al 12′ Giovanni Lo Celso scheggia il palo alla destra di Szczęsny mentre al 15′ Danjuma impensierisce sempre il portiere polacco con un pregevole tacco.
Nella ripresa Dani Parejo, colpevolmente lasciato libero al centro dell’area di rigore, firma il pareggio al 66′ grazie ad un morbido passaggio di Etienne Capoue. Nel finale Vlahovic ci riprova con il piede preferito, il sinistro, raccogliendo un filtrante di Morata ma Rulli si fa trovare pronto. Il risultato resta inchiodato sull’1-1, complice una Juventus sottotono. Ciononostante l’entusiasmo dei tifosi non si spegne: “Ole ole ole olee, Juvee, Juvee”.

La prestazione ha lasciato qualche ombra; qualche mugugno qua e là si è intravisto. Tuttavia per la gara di ritorno è tutto ancora in gioco con la Juventus, che giocherà in casa, a recitare il ruolo della favorita.

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