Coppa Libertadores, tutti a caccia del Flamengo

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Si sono disputate le prime due giornate della fase a gironi di Coppa Libertadores, prima dello stop imposto dalla Conmebol per l’emergenza coronavirus. La prima edizione del nuovo decennio, nel caso in cui la situazione migliori, avrà il suo culmine nella finale del 21 novembre, prevista al Maracana di Rio De Janeiro, casa del Flamengo campione uscente.

Coppa Libertadores, le favorite

I rossoneri non vorranno di certo mancare all’appuntamento: le scelte in attacco per Jorge Jesus sono innumerevoli, da valutare quanto peserà la cessione di Pablo Mari. Lo spagnolo è in prestito all’Arsenal fino al 30 giugno ma i “gunners”vantano un’opzione d’acquisto: potrebbe essere una perdita importante. C’era un pizzico di timore per un gruppo equilibrato, ma le vittorie iniziali in Colombia contro lo Junior di Barranquilla e il netto 3-0 interno contro il Barcelona di Guayaquil hanno già instradato la qualificazione.

Dopo l’umiliante semifinale dello scorso anno (il 5-0 rimediato al Maracanà resterà nella storia) cerca riscatto anche il Gremio di Renato Portaluppi: l’ex Roma ha chiesto ed ottenuto una campagna acquisti importante per puntare a ripetere la vittoria del 2017. Non si può escludere dal lotto delle favorite il Palmeiras, probabilmente tra i pochi club in Sudamerica in grado di competere col Flamengo in quanto a risorse economiche. Il “verdao” è reduce da un 2019 particolarmente negativo, la scelta di affidarsi a Vanderlei Luxemburgo, nel pieno della moda di allenatori stranieri in Brasile, va in controtendenza e si spera possa portare risultati e uno stile di gioco ben definito.

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Intanto al River Plate non si è chiusa l’era Gallardo: i “millonarios” hanno mancato il clamoroso bis di un soffio e sono ovviamente in primissima fila per arrivare fino in fondo nella competizione. E’ stato venduto Palacios (Bayer Leverkusen), sarà una mancanza pesante. L’8-0 al Binacional ha parzialmente riscattato il pesante 3-0 rimediato a Quito, all’esordio, contro la LDU, il doppio confronto col Sao Paulo potrebbe essere decisivo per l’accesso agli ottavi. Il Boca Juniors, eliminato in semifinale nel 2019 dagli arci-rivali del River, ha richiamato in panchina Miguel Angel Russo, terzo tecnico nelle ultime tre stagioni. Russo fu l’allenatore della vittoria nel 2007, il girone agevole gli permetterà un approccio “soft” e, soprattutto, di trovare le giuste soluzioni per ovviare alla partenza di MacAllister con destinazione Brighton.

Coppa Libertadores, le possibili sorprese

Dall’Argentina arrivano due candidature da valutare nel prosieguo del tornero: il Defensa y Justicia ha cominciato malissimo (due sconfitte su due), inizio probabilmente frutto anche del caos generato dalle dimissioni di Mariano Sosa a gennaio, dopo le varie cessioni nell’ultima sessione di calciomercato. In panchina è così arrivato Hernan Crespo, ma la qualificazione agli ottavi per “Valdanito” è già in salita. Due vittorie di fila, invece, per il Racing: l’allenatore non è più Eduardo Coudet, al suo post c’è un ex assistente di Sampaoli, Sebastian Beccacece che ha portato nuovo entusiasmo nel club di Avellaneda. A proposito di Sampaoli: l’argentino ha lasciato il Santos dopo una bellissima stagione, lasciando il posto al giramondo portoghese Jesualdo Ferreira. Il compito per l’ex Porto non è semplice, considerati anche i pochi rinforzi nell’ultima sessione di mercato.

dani alves

Il Brasile può contare anche sull’Internacional di Porto Alegre, guidato quest’anno dal sopracitato Coudet e che, dopo aver passato le qualificazioni, si è guadagnato il derby già nella fase a gironi col Gremio, mentre non ci sarà il Corinthians, vittima illustre delle qualificazioni, eliminato dai paraguaiani del Guarani. E’ ambizioso l’Atletico Paranaense, vincitore della Coppa Sudamericana nel 2018, anche se questo è indicato da molti come un anno di “transizione”. Molte più aspettative sul Sao Paulo che ha un rapporto speciale con la Libertadores: il club ha puntato su diversi veterani, tra cui spicca Dani Alves, e su tanti prodotti del vivaio: vedremo se Fernando Diniz troverà il giusto mix.

Coppa Libertadores, le outsider

Nelle ultime tre edizioni 19 delle 24 squadre approdata nei quarti sono arrivate da Brasile o Argentina: tra quelle che hanno fatto eccezione c’è la LDU di Quito, ai quarti della scorsa stagione e sempre da tenere d’occhio. Gli uomini di Respetto non partono di certo coi favori del pronostico ma in casa restano temibilissimi, come dimostra il già citato 3-0 rifilato al River.

Dall’Ecuador arriva l’Independiente del Valle, vincitore della Coppa Sudamericana lo scorso anno. Il club continua nella sua filosofia legata al lancio di giovani cresciuti nel vivaio, due 3-0 nelle prime due uscite hanno reso trionfale anche l’impatto con la Libertadores. Il Paraguay può contare sull’Olimpia di Danielo Garnero, con l’eterno Santa Cruz in attacco, mentre è una vecchia conoscenza del calcio italiano, Ramon Diaz, a guidare il Club Libertad di Asuncion.

Dalla Colombia, ultima nazione a rompere il duopolio Brasile-Argentina nel 2016 con l’Atletico Nacional, riflettori puntati su Junior di Barranquilla e America di Cali: i primi hanno incassato due sconfitte di fila e sono già a -6 dalla qualificazione, confermando la tradizione recente che li vede vincenti in patria e poco convincenti nelle competizioni continentali. I secondi, sono pienamente in corsa nel loro ritorno nella Libertadores ad 11 anni di distanza, guidati dal costaricano Alexandre Guimaraes alla vittoria del titolo nazionale.

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Le altre

Tanti gli spunti d’interesse: c’è l’esordio di Diego Forlan sulla panchina del Penarol, anche se gli acerrimi rivali del Nacional sembrano più attrezzati per andare più avanti nella competizione. Non è partita bene l’Unidversidad Catolica, anche se c’è margine per recuperare: Quinteros ha salutato tutti per accasarsi a Tijuana, in Messico, al suo posto c’è l’argentino Holan. Il Cile ha portato solo un club agli ottavi negli ultimi cinque anni, ancor peggio hanno fatto Perù (uno in nove anni) e Venezuela (uno in dieci). Ma, come sempre, i fattori ambientali (altitudine su tutti) potrebbero regalare clamorose sorprese in questa fase a gironi.

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.