ESCLUSIVA TCE – Campionato giapponese e tanto altro, cosa ne pensa della stagione che verrà l’ex-intermediario Emanuele Marlia (Parte 2)

Di seguito, la continuazione dell’interessantissima intervista a Emanuele Marlia, ex-intermediario specializzato in calcio giapponese ed asiatico.
La classifica marcatori della stagione passata si è chiusa avendo nei primi tre posti, tre marcatori stranieri, Leandro, Utaka e Cristiano. Cosa ne sarà di questi tre giocatori nel 2017?
Come mai c’è questa moria di bomber giapponesi, e quanto c’è da preoccuparsi?
Il fatto che i migliori marcatori della J. League non siano giapponesi è una statistica sicuramente indicativa di come la J. League abbia la necessità di modificare la preparazione tattica dei suoi bomber fin dalle giovanili. Aggiungo che un altro dato poco confortante è legato all’età dei top scorers della scorsa stagione: tra i primi undici marcatori dello scorso campionato solo tre hanno età inferiore ai trenta anni (Kobayashi-29, Yuki Muto-28 e Olivera-26). Sono convinto che quest’anno questo dato verrà sovvertito, grazie agli esperti giocatori rientranti dall’estero.
Riguardo ai tre giocatori da te citati, l’occasione maggiore per riconfermarsi dovrebbe avercela Utaka, per ora di rientro allo Shimizu, non avendo trovato (ancora) un accordo economico per la permanenza al Sanfrecce[1].
Pensi che tutto questo influirà sulla nazionale?
Sicuramente questo elemento può creare un problema alle scelte di Mister Halilhodžić.
Cosa prevedi per il Sagan Tosu di Massimo Ficcadenti quest’anno?
Non sono mai stato un fan delle squadre di Ficcadenti, non amo il suo modo di intendere il calcio e non credo che abbia portato grandi miglioramenti agli organici che gli sono stati affidati durante la sua esperienza nipponica. Detto questo, bisogna dargli atto che, nonostante un pessimo primo stage, l’annata 2016 del Tosu non è stata totalmente da buttare grazie ai buoni risultati ottenuti nella seconda parte del campionato, guadagnandosi un finale undicesimo posto.
Tenuto presente il mercato fatto finora, non vedo la volontà di puntare ad un campionato tra le prime classificate, ma piuttosto il desiderio di un campionato tranquillo, affidandosi al solito noto Toyoda, ogni qualvolta la squadra avrà bisogno di goal.
Attenzione alla partenza di Kim Woo, che l’anno scorso è stato prezioso.
Difficile oggi pensare che acquisti come Yuji Ono, Tetsuro Ota e Koki Mizuno potranno essere determinanti per ottenere un campionato di livello.
Curioso di vedere che apporto potrà dare l’ex portiere dello F.C. Tokyo, Gonda, rientrato in Giappone dalla non indimenticabile esperienza nel SV Horn (il club austriaco di proprietà di Keisuke Honda).
Ci saranno acquisti dall’Italia?
Credo sia improbabile l’arrivo di giocatori “italiani” al Tosu durante questa finestra di mercato.
Dicci Emanuele, Il miglior acquisto fin qui e quali sono i tuoi consigli per gli acquisti?
Inoltre, credi che ci saranno delle ripercussioni “cinesi”, ovvero mi riferisco al taglio drastico di fondi e anche di giocatori schierabili in campo in CSL, quali potrebbero essere gli svantaggi e i vantaggi: più arrivi in Giappone dato che anche in J1 ci sarà la regola di 4 stranieri più uno a partire da quest’anno?
Non sono un simpatizzante del 4 + 1, perché è conveniente solo sulla carta e spesso rallenta l’esplosione dei giovani provenienti dai club liceali e universitari. Spero che i club non abusino di questa possibilità per ragioni di marketing. La J. League non ha più bisogno di vecchie glorie senza aspirazioni e l’esperienza Forlàn dovrebbe aver insegnato qualcosa al riguardo.
Spero che i futuri stranieri prossimi allo sbarco in Giappone, siano soprattutto calciatori con voglia di mettersi in gioco: dal brasiliano giovane che deve essere svezzato, al giocatore europeo con poco spazio nel proprio campionato di appartenenza.
Tenuto presente l’importante accordo televisivo appena firmato, questi giocatori dovranno essere giocatori giovani e con ancora parecchi anni di carriera davanti o giocatori simbolo del calcio giapponese ancora in grado di dire la loro nel campionato di J1.
Sebbene il miglior acquisto finora l’abbia fatto il Cerezo con Kiyotake, tornato in patria anche per motivi personali; mi aspetto altri colpi in arrivo durante questo lungo mercato.
Piccola provocazione: perché non provare a convincere Keisuke Honda, ormai panchinaro a vita al Milan, a tornare in patria?
Come vedi questa AFC Champions League e il cammino delle giapponesi quest’anno? Può essere l’anno del Kawasaki in ACL?
E ancora, il coefficiente del Giappone nel ranking AFC scende sempre più e rischia di essere superato presto, non ti chiedo cosa bisogna fare per risolvere il problema perché la risposta la sappiamo già, ma se fino a un paio di anni fa le squadre giapponesi, se non le più forti, erano almeno tra le migliori e molto competitive in Champions asiatica, oggi lo sono ancora?
L’AFC Champions League è principalmente un costo per le squadre giapponesi, che non vedono un reale tornaconto da questa competizione.
Tenuti presenti i gironi dell’area asiatica le squadre giapponesi, almeno sulla carta, dovrebbero essere in grado di superare i gironi abbastanza tranquillamente.
Nella fase successiva i grossi investimenti delle squadre cinesi potrebbero essere determinanti, ma si sa che non si vince sempre solo perché in possesso dei campioni più pagati – ne sanno qualcosa Tevez e lo Shanghai Shenhua- .
Quanto margine di crescita ha ancora la J. League, la nazionale giapponese, ma più in generale il sistema calcio giapponese?
Il calcio giapponese ha margini di crescita importanti, ma deve spingersi oltre i propri limiti. Deve, paradossalmente, snaturarsi per diventare più competitivo. Questo, sia sotto il punto di vista tecnico che d’immagine. Se i vari contratti con le TV in streaming, o con le piattaforme video ludiche sono un ottimo espediente per farsi conoscere maggiormente, sotto il profilo tecnico-tattico serve un lavoro più europeo all’interno dei club, con maggior attenzione a quella serie di ruoli dove il calcio giapponese è deficitario: vedi ad esempio il ruolo del portiere.
Discorso diverso per la nazionale maggiore, dove serve maggiore nazionalizzazione. Serve infatti il coraggio di affidarsi a tecnici cresciuti in patria e che conoscono il calcio giapponese a tutto tondo.
Ritieni che ci debbano essere partnership più numerose e più strette tra J. League e i grandi team europei?
Auspico questo per la crescita del calcio nipponico.
Oggi ciò avviene nel periodo di preparazione al campionato giapponese, attraverso la partecipazioni ad amichevoli contro team stranieri o tramite la partecipazione di svariate compagini giovanili ai tanti tornei internazionali esistenti in giro per il mondo. Esperienze formative essenziali, soprattutto per la crescita dei giovani.
E infine, questa J. League ad oggi, è in grado di fornire giocatori alla Serie A, intendo tramite un passaggio diretto dal Giappone all’Italia?
Negli anni mi sono convinto che ci sia un errore in questa domanda: non è la J. League a non essere in grado di fornire giocatori pronti per la Serie A, ma è l’Italia ad essere difficilmente in grado valorizzare i giocatori del Sol Levante. Questo, principalmente, per un bisogno di avere giocatori pronti in tempi brevi, e le differenze culturali e di lingua creano barriere quasi insormontabili.
Il caso di un talento che oggi arrivi, rigorosamente in prestito, in Italia porterebbe a scenari già visti: tempi troppo brevi per un ambientamento, un calcio giocato con modalità diverse e un annunciato ritorno in patria.
Sotto questo punto di vista, la possibilità di tesserare extracomunitari in Serie B era un elemento chiave per creare questo ponte tra due culture diverse.
Ringraziamo ancora Emanuele per la sua disponibilità e per averci fornito la sua visione sulla stagione 2017.
Il suo occhio critico e le sue conoscenze ci hanno fornito un quadro più complessivo dell’attuale situazione calcistica giapponese e non solo.
Intervista di Alberto Gigli
[1] È notizia di ieri che Utaka è passato allo F.C. Tokyo in prestito dal Sanfrecce Hiroshima.
Al momento dell’intervista la trattativa non era neanche nata.