L’incubo senza fine del Blackpool: Tangerines retrocessi in League Two

Blackpool

Odissea in casa Blackpool, l’incubo non sembra aver fine. I più attenti possono ricordarsi la “Cenerentola arancione” che nel 2011 ha solcato i terreni di gioco della Premier tenendo testa anche a squadre più titolate nel fortino di Bloomfield Road salvo venire retrocessa con onore dopo una sola stagione.

Ebbene, quei giorni sono purtroppo un lontano ricordo: la compagine del Lancashire dall’inizio del decennio sta attraversando una laconica involuzione che l’ha portata dal militare in Premier League nel 2010/11 alla retrocessione in League Two (la nostra Lega Pro Seconda Divisione) a causa della pesante sconfitta in casa del Peterborough e della contemporanea vittoria del Fleetwood Town (per intenderci, l’ex squadra di Jamie Vardy) sul già retrocesso Crewe Alexandra. Dopo un brillante inizio con il gol di Blyth, i Seasiders sono crollati nel secondo tempo incassando 5 reti dai padroni di casa, condannando di fatto il club del Lancashire alla retrocessione, la terza in 5 anni, una delle debacle più veloci nella storia della Football League.

Ma quali sono le cause di questo rapido nonché inesorabile crollo? La caduta dei Seasiders è iniziata nel 2012 dall’addio di Ian Holloway, il manager artefice della promozione in Premier che nel novembre dello stesso anno abbandonò in seguito al mancato ritorno in massima serie e ad un inizio di stagione deludente; da qui un susseguirsi di manager e l’inizio di problemi societari che portarono il club a cominciare la campagna 2014/15 in Championship con solo 8 giocatori e inizialmente senza portiere, che una volta trovato si trovò costretto a giocare con una maglia autografata per una competizione, in mancanza del kit per la nuova stagione. Nel 2012 scoppiò lo scandalo dei finanziamenti illeciti che il proprietario del club Karl Oyston fece a vantaggio di una società di proprietà del padre pari a 11 milioni di sterline e altri 26 milioni a società collegate per “motivi fiscali”. Il padre, Owen Oyston, fu costretto a dimettersi da presidente del club nel 1996 in seguito ad una condanna a tre anni per stupro e condanna sessuale, il figlio è stato invece sospeso per quattro mesi per insulti verso un tifoso definendolo “enorme ritardato” e “storpio intellettuale”

Le contestazioni contro gli Oyston culminarono con le iniziali proteste fuori dallo stadio e con l’invasione di campo nell’ultima sfida di campionato contro l’Huddersfield a Bloomfield Road: la partita fu sospesa, rimasero tuttavia impressi gli splendidi cori della tifoseria; la squadra, ovviamente, retrocesse.

Con la nuova stagione l’organico fu frettolosamente ricostruito con innesti di giovani del settore giovanile e parametri zero ma la compagine rimase debole e inesperta: i tifosi boicottarono diversi match casalinghi e la stampa fu impedita di intervistare qualsiasi membro dello staff e dell’organico. Col passare dei mesi la situazione non migliore, gli Oyston non mollano le redini del club (nonostante le continue manifestazioni dei tifosi, l’ultima il 1 maggio ha visto 3000 partecipanti) e il tutto si conclude con la seconda, mesta retrocessione, questa volta in League Two. Finale inglorioso per questo storico club nato del 1887 e che ha visto nelle sue file quello che viene per antonomasia considerato come il miglior calciatore inglese di tutti i tempi: Stanley Matthews.

 

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24 anni, appassionato di sport a tutto tondo (football americano, basket, golf e ovviamente calcio), letteratura, film e auto. Dopo aver conseguito la maturità linguistica, lavoro attualmente per una multinazionale metalmeccanica, mi occupo di calcio estero per passione ed amore per il rettangolo verde.

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