La favola del Porto, trentadue anni dopo quella del Real Madrid

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La stagione del Porto non è stata certo entusiasmante: fuori dalla Champions League nella fase a gironi, e uscita dalla lotta per il titolo troppo presto lasciando le eterni rivali Benfica e Sporting Lisgona a duellare per la conquista della Superliga, la squadra biancoblù sta archiviando un’annata da dimenticare, culminata anche con l’esonero di Lopetegui. Dalle parti di Oporto, però, non tutto il male vien per nuocere. Se la squadra A non ha regalato grandi soddisfazioni, quella B, militante nella Liga de Honra (seconda divisione del campionato portoghese), sta regalando grandi soddisfazioni ed è ad un passo da un’impresa storica: vincere il campionato cadetto.

SUCCESSO NON SCONTATO – Non si pensi, infatti, che basta il blasone dei Dragoni per poter imporre il proprio predominio anche nelle serie inferiori, dove militano alcune squadre che, solo fino a pochi anni fa, partecipavano con risultati discreti anche nella Superliga, la principale divisione lusitana: compagini come il Gil Vicente e l’Olhanense, quest’ultima di proprietà della famiglia Campedelli (ex proprietari del Cesena) e nelle cui fila militano alcuni connazionali (Virga, Galassi, il naturalizzato Said, Magrassi e il tecnico Bacci), hanno calcato dignitosamente le scene dalla massima divisione nazionale, anche se ora si trovano lontane dalle posizione di vertice della serie cadetta. Oltretutto, il Porto non è l’unica compagine della massima serie ad avere una squadra “B” in seconda divisione, dove sono presenti – con le proprie seconde rappresentative –  anche Benfica, Sporting Lisbona, Braga e Vitoria Guimares.

LA “QUINTA DEL BUITRE” – La concorrenza, quindi, è forte anche in Liga de Honra. Ma il Porto, grazie ad un’attenta politica di scouting, è vicinissimo a coronare il sogno di vincere il torneo cadetto, un evento che assume tutti i contorni dell’impresa storica: solo in un’occasione, nell’ormai lontano 83′-84′, una squadra europea era riuscita a vincere un campionato di seconda divisione nazionale con la propria squadra B. E quella compagine era nientepopodimeno che il Real Madrid, quello della “quinta del Buitre“, una rappresentativa decisamente talentuosa che aveva al suo interno giocatori sensazionali come Butrageno, Michel e Martin Vasquez, atleti che in seguito hanno fatto la storia delle Merengues.

LUIS CASTRO E I TALENTI IN RAMPA DI LANCIO – Oggi, a Oporto, i nomi più altisonanti sono quelli di Francisco Ramos (centrocampista d’ordine che ha già debuttato con la squadra A), André Silva (il bomber dei Dragoni, autore di 14 reti in questa stagione), Gleison (brasiliano, estero destro offensivo, capace di segnare 10 goal) e Ismael Diaz (esterno offensivo panamense, 13 reti in questa stagione e un avvenire radioso dinnanzi a lui). Il merito dell’esplosione di questi talenti, ma ce ne sarebbero da citare anche altri, è da iscrivere, principalmente, all’estrema bravura del tecnico Luis Castro, ormai da un decennio nel settore giovanile del Porto con un breve interregno sulla panchina della squadra A all’epoca dell’esonero di Paulo Fonseca, e del fantastico – nonché fenomenale – lavoro di scouting degli osservatori dei Dragoni in giro per il mondo, anche se spesso legato doppio filo con il mondo oscuro dei fondi d’investimento vicino ad alcuni procuratori sportivi.

IL PROGETTO GIOVANI – Il progetto Vision 611, creato dalla dirigenza del Porto per scovare talenti in ogni angolo del mondo, sta portando i suoi frutti e ha fatto sì che vestissero la maglia biancoblu giovani dal futuro cristallino come Ismael Diaz, Omar Govea e Erik Palmer: il primo è stato scoperto durante il Mondiale Under 20 in Nuova Zelanda, mentre gli altri due sono stati notati durante il CONCAF Under 20, massima manifestazione giovanile centroamericanaL’attenzione degli osservatori dei Dragoni, però, non è rivolta solo al mercato internazionale. In alcuni casi, esemplificativo quello di Gleison (lo scorso anno in forza al Portimonense, società della seconda divisione lusitana), i talenti vengono pescati direttamente nella serie inferiori portoghesi, per poi essere plasmati, saggiamente, dalle sapienti mani di Luis Castro.

QUALCHE CRITICA DALLA STAMPA – Non mancano, però, le polemiche sulla capacità del Porto di portare a casa questi talenti, spesso legati ad intrecci poco chiari con il mondo variegato, e talvolta poco limpido, del mondo dei procuratori sportivi e dei fondi d’investimento ad esso collegati. E anche la politica imposta dalla società, che talvolta acquisisce questi atleti in prestito con diritto di riscatto a proprio favore a salari particolarmente bassi, ha fatto storcere il naso ad alcuni membri della carta stampata portoghese. Ora, però, è il tempo di far festa: basterà battere il Benfica II, proprio la squadra più odiata dai Dragoni, per entrare nella storia e vincere – seppur senza l’opportunità di salire di categoria – la Liga de Honra. Dal Real Madrid del Buitre, al Porto del Vision 611: dopo trentadue anni, e con dinamiche societarie, storiche e filosofiche totalmente diverse, si scrive la storia.

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