West Ham-Arsenal 3-3: il ciclone Carroll si abbatte sui Gunners

West Ham Arsenal Carroll

Dopo Chelsea e Crystal Palace (2-2 in entrambi i casi), terzo derby consecutivo per il West Ham, che accoglie a Boleyn Ground l’Arsenal in corsa per il titolo.
Slaven Bilic partorisce una difesa a 3 con Tomkins, Reid e Ogbonna nel tentativo di sorprendere gli avversari, ma finisce più che altro col confondere i suoi. La tattica di Wenger in versione corsara è chiara: evitare lo scontro fisico aperto e cercare di agire d’astuzia, insomma nascondere il vascello armato nella caletta riparata e cercare di infiltrarsi nel fortino degli Hammers calando le scialuppe.
E’ una visione che si dimostra azzeccata nella prima parte di gara, quando la veemenza del gioco aggressivo dei padroni di casa si scontra contro l’impassibile resistenza dell’Arsenal, che invece sfrutta le incertezze della difesa di casa e si porta sul 2-0 in poco più di mezz’ora.
Özil e Sanchez i marcatori, entrambi liberati in area dal nipote d’arte Iwobi (zio Jay-Jay Okocha gongola).
Tutto facile? Pratica archiviata? Siamo al 44′ del primo tempo e l’intervallo sembra una piacevole occasione per scambiare due chiacchiere in casa Gunners. Peccato non aver considerato il bollettino meteo: ciclone in arrivo!
Si chiama Andy Carroll e coglie tutti impreparati. Ad un minuto dalla fine del tempo regolamentare segna di testa su cross del sempre ottimo Cresswell ed i tifosi ospiti storcono il naso per il fastidioso incidente di percorso.
Il primo tempo, tuttavia, non è ancora finito ed al 47′ c’è tempo per gonfiare la rete di nuovo, sempre con Carroll che riceve in area, tira addosso a Gabriel Paulista di destro e riprende il pallone in semirovesciata di sinistro per pareggiare i conti.
Corsari respinti, scialuppe rovesciate e, nel secondo tempo, gli Hammers escono dal fortino e lanciano il contrattacco: Emenike subentra ad un pessimo Tomkins, permettendo di dare più peso in avanti e di ritornare alla familiare difesa a 4.
Passano 3′ minuti e Carroll dà la caccia a Koscielny fino a fargli perdere il pallone favorendo il gol di Payet, ma l’arbitro annulla. Gli ospiti si ritraggono verso il proprio vascello, ma Carroll è come impossessato ed al 52′ schiaccia in rete di testa su cross di Antonio per il 3-2.
Wenger a questo punto non ha più scusanti, deve correre in soccorso delle scialuppe alla deriva, arma i cannoni ed esce allo scoperto con tutta la potenza offensiva: dentro Ramsey e Giroud per Coquelin ed Elneny, è il tutto per tutto.
Con Iwobi, RamseyÖzil, Sanchez, Giroud e Welbeck contemporaneamente in campo, l’Arsenal si riversa in massa in avanti ed il West Ham comincia a scricchiolare.
Al 68′ Lanzini evita il pari salvando miracolosamente sulla linea il tiro di Monreal, ma due minuti dopo si lanciano in attacco anche i centrali difensivi, tra cui Koscielny che trova fortunosamente la palla al centro dell’area dopo un mancato controllo di Welbeck e la gira in porta per il 3-3.
Seguono 15 minuti di follia, con le squadre lunghissime, gli attaccanti a volare negli spazi contro le difese indietreggianti ed occasioni da gol a grappoli. Sprecano tutti ed il punteggio non cambia.
Poi nei minuti conclusivi la fatica comincia ad annebbiare il cervello dei 22 in campo, che non calano l’intensità, ma perdono in lucidità nei 16 metri finali.
Al triplice fischio è parità, un pirotecnico 3-3 che non fa bene a nessuno, perché il West Ham manca ancora una volta la possibilità di accorciare sulla zona Champions, mentre l’Arsenal rischia di perdere ancora terreno dal Leicester impegnato domani sul campo del Sunderland.
Non solo, Wenger già alla vigilia del match di oggi aveva iniziato a mettere le mani avanti, riferendo di essere sì proiettato alla ricerca del titolo finché matematicamente possibile, ma anche di fare attenzione a quel che succede dietro. Ora City e United potrebbero pericolosamente avvicinarsi.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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