Sarà una Cina a ritmo di samba: la CFA discute la naturalizzazione degli stranieri

La nazionale di calcio cinese è nuovamente da rifondare. La Cina è a un passo dall’eliminazione per le qualificazioni alla Coppa del Mondo del 2018, causata da due pareggi a reti bianche contro Hong Kong, la CFA ha deciso di esonerare l’allenatore francese Alain Perrin. Ora la nazionale dovrà ripartire e cambiare rapidamente rotta, e la CFA ha un piano ben preciso in mente: quello di naturalizzare gli stranieri della Chinese Super League.

A livello di club la Chinese Super League diventa ogni anno più forte, attualmente, è la competizione che ha immesso più capitali in questa sessione di calciomercato, superando addirittura la Premier League, dalla quale arriva Ramires dal Chelsea per la cifra record di 33 milioni di euro. Quest’anno si è prodigato in spese astronomiche anche il club di League One, il Tianjin Quanjian, che ha speso fino ad ora 40 milioni di euro portando in Cina il giovane Geuvanio, pagato 11 milioni al Santos.
La Cina da cinque anni a questa parte sta prelevando dal continente sudamericano giovani talenti, che hanno fatto la storia delle competizioni cinesi, su tutti Elkeson, che recentemente è passato dal Guangzhou Evergrande al Shanghai Sipg, il quale, nonostante sia un giocatore di alto livello, non ha ancora esordito con la propria nazionale.

«Abbiamo discusso la naturalizzazione di calciatori stranieri con i dipartimenti della pubblica sicurezza», ha detto Zhang Jian, vicepresidente della Cfa, al Quotidiano del Popolo «si tratta di un argomento sensibile».
Le difficoltà nell’attuare il progetto sono molteplici, a partire dalla normativa FIFA, che dice: un giocatore naturalizzato può essere schierato in nazionale solo se ha vissuto nel Paese d’adozione consecutivamente per cinque anni dopo averne compiuti 18, a meno che sia un oriundo. In questo momento si contano sulle dita di una mano gli stranieri che rispettano questo requisito, inoltre la Cina non prevede la doppia cittadinanza.

Una scelta singolare, assolutamente in controtendenza con lo spirito estremamente nazionalista della Repubblica Popolare, che calcisticamente punta molto sui giovani, con l’instaurazione negli anni passati di partnership con l’Atletico Madrid, la federazione portoghese e alcuni club brasiliani. Inoltre il football verrà promosso come elemento di quotidianeità, in quanto diverrà materia scolastica e universitaria, con la costruzione di 20.000 Accademy. Ma gli sforzi promossi dal governo di Pechino e dalla CFA non si sono rivelati sufficienti, in quanto la rappresentativa U23 nella Coppa d’Asia che si concluderà quest’oggi, ha collezionato tre sconfitte nella spedizione qatariota.

Proprio il Qatar sembra essere l’esempio al quale la CFA vuole ispirarsi, infatti la nazionale che ha partecipato alla manifestazione, oltre ad essere stata la più giovane, era anche multietnica. Un progetto che parte da lontano, dalle Accademy Aspire sorte nel 2007 prima a Doha e poi in Senegal, on lo scopo di raccogliere i giovani provenienti dal sudest asiatico, dal continente sudamericano e dall’Africa, e premiare i meritevoli calcisticamente con la cittadinanza qatariota in soli due anni al posto dei 25 previsti dalla legislazione dello stato arabo.

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Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu

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