Stoke City-Arsenal 0-0: tanto rumore per nulla, niente fuga per i Gunners

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L’immagine emblematica dell’accoglienza riservata alla capolista Arsenal dal Britannia Stadium di Stoke-on-Trent è quella di un tifoso in maglia e sciarpa Stoke che segue il riscaldamento indossando la maschera col volto di Wenger.
In altre parole, un atteggiamento di sfida aperta, senza troppo timore reverenziale nei confronti di chi dovrebbe venire a dettar legge.
In fondo anche l’Arsenal stesso non ha quasi mai dato questa idea, soprattutto in trasferta.
In campo, Hughes interpreta il sentimento generale, schierando una squadra ricca di centrocampisti offensivi e mezze punte (Afellay, Walters, Bojan, Arnautovic) a sostegno di Joselu. La partita la fanno i Potters sin da subito e la cosa non dispiace a Wenger, che ama nascondersi per poi pungere nel momento in cui l’avversario rifiata.

L’assenza del mago di Oz, al secolo Mesut Özil, fa il resto e con Oxlade-Chamberlain al suo posto si può ben capire come l’arma in più del reparto mediano dei Gunners quest’oggi sia la velocità in contropiede e non certo il palleggio.
Il primo tempo passa via in un attimo, col piacevole possesso palla dello Stoke che produce qualche occasione, ma non impensierisce mai seriamente Cech, mentre l’Arsenal sfrutta un momento di appannamento dei padroni di casa a metà frazione per tentare l’affondo senza successo.
Con Ramsey e Oxlade-Chamberlain mezzali a fianco di Flamini centromediano, l’Arsenal perde sia in fase di impostazione che in fase di ripiegamento, dove il francese resta spesso solo sulle avanzate dei trequartisti avversari. La rete inviolata al 45′ è merito sopratutto della tenuta dei 4 dietro.

Anche lo Stoke, seppure meno impegnato dietro, non sembra copertissimo a centrocampo con Afellay al fianco di Whelan e nessuno dei quattro uomini d’attacco in grado di dare una mano con continuità.
Negli spogliatoi Wenger deve aver responsabilizzato gli uomini chiave della sua squadra, perché alla ripresa delle ostilità gli uomini simbolo di quest’Arsenal entrano in campo con l’occhio della tigre.
Giroud sfiora il gol, Ramsey sembra impossessarsi del centrocampo tentando di ergersi a vice-Özil di giornata. I Potters si accorgono del cambiamento, reggono dietro, e senza battere ciglio provano a rimettere la gara sullo stesso piano del primo tempo.

Il risultato è un primo quarto d’ora fatto di folate offensive alternate, con 2 o 3 minuti appannaggio di una squadra e i successivi dell’altra.
I buoni propositi della squadra ospite, però, vanno via via affievolendosi man mano che il tempo passa e il punteggio non cambia, così la manovra torna prevedibile e permette allo Stoke di leggere in anticipo i passaggi in avanti e recuperare pericolosi palloni sulla tre quarti, trasformandoli in pericolosi contropiedi. Ci vuole il miglior Cech per conservare il clean sheet prima con un doppio intervento su Joselu e Bojan, poi di nuovo su Joselu lanciato da Arnautovic.
L’Arsenal, spentosi tra il 60′ e il 70′, si riaccende con l’ingresso in campo di Iwobi, per la gioia di zio Jay-Jay Okocha, ma non dura molto.

La stanchezza segna gli ultimi 10 minuti di gara e l’uscita dal campo dell’Ibra-to-be Arnautovic esemplifica il cambio d’atteggiamento dei padroni di casa. L’austriaco si ferma a prendere gli applausi e far passare il tempo, segno evidente che questo 0-0 non va poi così male.
Wenger non si vuole rassegnare, ma dopo il doppio salvataggio sulla linea all’89’ con Ramsey su Walters e Cech su Joselu, firma anche lui l’armistizio inserendo Chambers per Oxlade-Chamberlain.

L’Arsenal raccoglie il secondo pari consecutivo in trasferta, sicuramente meglio di quanto fatto a Southampton, ma un po’ troppo poco per chi ha serie ambizioni di vincere la Premier.
E’ vero che il pareggio del Leicester permette ai Gunners di rimanere in testa, ma è altrettanto vero che stavolta il City si è fatto sotto e la rosa di Pellegrini fa paura.
Alla prossima arriva il Chelsea e sarà una bella sfida per Wenger e i suoi, una prova del nove per vedere se si può veramente puntare sulla sua squadra per il titolo oppure se andiamo incontro all’ennesimo sogno infranto.

Per lo Stoke poteva essere un’altra giornata di gloria con l’ennesimo successo contro una grande (al Britannia sono già caduti Chelsea, City e United), ma oggi è andata diversamente e comunque la squadra mantiene un buon gioco ed un’ottima posizione in  classifica, per cui Hughes avrà modo quasi certamente di togliersi diverse soddisfazioni quest’anno.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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