Agente CR7: il Clásico è il suo mestiere

Cristiano Ronaldo Clasico

Essere Cristiano Ronaldo non è facile, i riflettori sparati forte in faccia da quando aveva sedici anni. Suo padre gli ha assegnato il nome di battesimo in onore di Ronald Reagan, attore poi diventato presidente americano. Show e responsabilità, binari sui quali la vita di Cristiano filerà spedita. La grandezza è un dono, ma pure una condanna, essere come gli altri è qualcosa che ti è precluso. Nell’estate del 2003, quella del suo approdo a Manchester, il portoghese chiese di vestire la maglia numero 28 ma il teenager più costoso nella storia della Premier viene marchiato da Sir Alex con la casacca numero 7, un’investitura. Un peso. Ma questo ragazzo non teme le sfide, a dispetto di atteggiamenti che spesso lo espongono alle critiche: provocatore, cascatore, lezioso, modello. Tutti pronti a sparare, come se non bastasse c’è pure il parallelo con Leo Messi, eterno rivale e nemesi del portoghese. L’argentino è un’ode al low profile, il ragazzo nato con una disfunzione all’ormone della crescita poi diventato modello di educazione, uno scolaretto, CR7 invece è nato brand. Cristiano, non aver paura.

Come l’alta moda, anche lui vive di eccessi, reali o presunti, tutto si è detto sul suo conto, comprese le voci sulla sua sessualità. Cristiano combatte da sempre contro i preconcetti, lo fa col duro lavoro. E con i gol. A ottobre la quarta Scarpa d’oro, è il primo a tagliare questo traguardo. Se il computo dei Pallone d’Oro sorride alla Pulce, il trono dei bomber è del portoghese. Parlando di pallone si può dire di tutto, i numeri però non ammettono repliche: Ronaldo è una macchina, campione di serietà a dispetto di un aspetto da tronista, sempre regolare, anche quando si attarda a firmare autografi in ogni occasione. Ci si sofferma sui capelli, quando sotto c’è una testa pensante, scendendo ancora un po’ troviamo anche un buon cuore, quello che lo ha spinto a pagare le cure mediche di un bambino malato di cancro. C’è sempre un se, sempre un ma, lui però se ne frega e va avanti polverizzando record. I due gol messi a segno contro lo Schalke lo portano a quota 78 nelle competizioni europee per club, mai nessuno come lui con la camiseta Real.

Polverizzato anche l’altro primato di Raúl, icona Real che ha lasciato il calcio, 323 reti a tinte bianche. Curioso che a inizio stagione qualcuno si fosse divertito a dare per finito il fuoriclasse portoghese, che si è chiuso a riccio sottraendosi ai microfoni per mesi. Le chiacchiere dei soloni sono durate fino al 12 settembre, quando Cristiano ne infilati ben cinque contro l’Espanyol, quelli gli sono valsi il titolo di massimo realizzatore di sempre in campionato. Record su record, l’elenco non finisce più ma è questa l’unica unità di misura per descrivere la grandezza. Un privilegio, una condanna. Nel 2014 il grande slam: Pallone d’Oro, Uefa Best Player e Scarpa d’oro, nella stessa stagione 17 reti in Champions League. Uno sgarbo a Messi, fermo a 14 in compagnia di José Altafini. A proposito di Messi, la rivalità con l’argentino esalta il portoghese, unico a segnare per sei volte di fila nel Clásico. Purgherà i blaugrana anche sabato? La legge di CR7 non fa sconti, è uguale per tutti e su tutti si abbatte con la stessa violenza, nessuna squadra di Liga è riuscita a non subire gol da lui. Nessuna. Neppure il cronometro è al sicuro quando c’è Cristiano in giro, insieme a Ibra è l’unico ad aver segnato a ogni minuto della gara. Record pittoresco ma che, se letto bene, ci racconta un uomo capace di colpire in ogni momento, il campione senza pause, il vero calciatore del terzo millennio. Superfluo dire che Ronaldo è il miglior bomber della storia portoghese, primato più semplice da conquistare con tutto il rispetto per Pauleta, fermo a 48, le sue reti però non sono bastate a far volare la sua nazionale.

Prossima occasione agli europei che si terranno in Francia tra pochi mesi, questo torneo è legato a gioie e dolori per il numero sette. Sempre in gol in tutte le manifestazioni per nazionali disputate dal 2004, tre europei e tre mondiali, drammatica la kermesse europea sfumata tra le mura amiche in favore della Cenerentola Grecia. Quella con Messi è una battaglia a suon di numeri, questi due giocatori disputano un altro sport a giudicare dallo score, a Leo viene però spesso fatto presente di non essersi messo alla prova lontano da Barcellona, Ronaldo è invece l’unico ad aver vinto la Scarpa d’Oro in due diversi campionati, Premier League e Liga. La carriera di Cristiano Ronaldo risponde a ogni possibile obiezione (tranne per il momento, quelle relative ai successi con la nazionale), cento gol nella Liga raggiunti alla media di 1,09 a partita – primato anche in questo caso – numeri gonfiati dalle reti contro le perforabili piccole di Spagna? Attenzione, abbiamo già detto della costanza nei Clásicos, ma il portoghese ha mostrato tutto il suo temperamento pure nei derby. 15 palloni sparati nella porta dei Colchoneros, anche in questo caso parliamo di record. Castiga le piccole, castiga le grandi. Tre volte Pallone d’Oro, titoli a non finire e la gioia di sollevare la Decima nel 2014. Abbiamo tanto parlato di freddi numeri, ma le cifre non riescono a spiegare la tranquillità e la forza che Cristiano Ronaldo sa trasmettere a chi gli sta intorno.

Basta un gol e poi il gesto con la mano a dire “Tranquilli, ci penso io”. La stessa cosa che ha detto ai genitori di Eirik, dieci mesi, il bambino malato del quale abbiamo parlato prima. Lui è nato con grandezza impressa nel dna, gli altri si dedichino pure alle chiacchiere. A risolvere i problemi pensa lui.

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Nato ad Arezzo nei meravigliosi anni '80, si innamora prestissimo del calcio e non avendo piedi fini decide di scriverlo. Ha lavorato nella redazione del Guerin Sportivo e per tre anni cura la rubrica "Dalla A alla Z". Numerose collaborazioni nel corso degli anni con testate tra le quali tuttomercatoweb.com, ilsussidiario.net e il mensile Calcio 2000. Nel 2012 insieme ad Alfonso Alfano crea tuttocalcioestero.it. E ne è molto orgoglioso.

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