Calcio Sfogliato- il conflitto fra Hondouras e Salvador: “La prima guerra del football”

Ryszard Kapuscinski è stato senza ombra di dubbio il miglior giornalista e reporter fra gli anni ’50 e ’70. Nato a Pinsk nel 1932, Polonia Orientale, oggi Bioleorussia, ha lavorato fino al 1981 come corrispondente estero dell’agenzia stampa polacca PAP.

Ha girato tutto il mondo, nel 1958 parte per l’Africa dove stazionerà per quasi un decennio. Erano gli anni delle grandi rivoluzioni e la liberazione dal neocolonialismo, a partire dal Ghana, primo stato ad aver ottenuto l’indipendenza grazie all’intraprendenza di N’Guema. Per poi giungere in Congo, dove ha seguito la lotta di Lubamba per poi osservare i guerriglieri di Mobuto prendere il comando dell’ex colonia belga.
Non solo Africa, Ryszard ha seguito sul posto la guerriglia in Libano contro Israele, il colpo di stato che ha rovesciato il regime di Rezha Khan in Iran, fino a monitorare i movimenti di guerriglia in Sudamerica, fra Bolivia e Guatemala.

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L’opera “La prima guerra del Football, e altre guerre di poveri” è una serie di report che dall’Africa, giunge fino all’America centrale. Ryszard nel 1969 si trovava a Tegucicalpa, città dell’Hondouras che si stava contendendo con El Salvador in uno spareggio decisivo l’ultimo posto per i mondiali messicani del 1970. Il calcio in Sudamerica è un elemento fondamentale, spesso usato dai regimi per tenere a bada la popolazione, altre volte invece, diviene questione di vita o di morte.
L’8 giugno del 1969 la nazionale di Salvador attraversa il confine e passa insonne la notte della vigilia: l’albergo era circondato da una miriade di persone che tiravano sassi contro i vetri dell’albergo e scoppiava in continuazione petardi. Gli episodi si dilungano fino al mattino e El Salvador, frastornato, perde la partita d’andata per 1-0.
Al ritorno la notte insonne toccò all’Hondouras, i giocatori ospiti furono scortati nel campo da gioco con i carri armati della Prima divisione corazzata per proteggerli dalla vendetta della popolazione che sventolava le bandiere con l’immagine di Amelia Bolanos. La ragazza diciottenne infatti si era suicidata sparandosi un colpo alla tempia dopo che Roberto Cardona segnò il gol per l’Hondouras.
Lo stadio di San Salvador era circondato dall’esercito armato di mitra, i giocatori ospiti più che altro pensavano a come uscire vivi da quel pandemonio: Salvador vinse per 3-0 staccando il pass per Messico ’70.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso, le due nazioni intrattenevano rapporti estremamente tesi e il giorno dopo della partita un aereo sorvolò la città di Tegucigalpa sganciando una bomba.
La Guerra del Football è durata cento ore, causando circa seimila morti e la distruzione di molti villaggi. Anche negli anni successivi al confine si registrarono innumerevoli conflitti fra le due nazioni. Il primo ad attaccare fu Salvador, che possedeva l’esercito più forte e contava su una facile vittoria. Il conflitto si risolse con una tregua, con i confini che rimasero invariati.

I due governi sono rimasti soddisfatti della guerra perché per qualche giorno Hondouras e Salvador hanno riempito le prime pagine dei giornali del mondo intero. “I paesi del terzo mondo” conclude Ryszard “possono sperare di suscitare interesse solo quando decidono di spargere sangue. Triste, ma vero.”

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Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu

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