La Supercoppa di Palestina infine è andata all’Ahli Al-Khalil di Hebron in Cisgiordania, allenato dal toscano Stefano Cusin. In una partita che ha visto gli avversari dell’Ittihad Al Shujaiyeh di Gaza City, virtualmente vincitori con il risultato di 1-1 fino al 90° minuto, visto che l’incontro di andata era terminato il 6 Agosto nella striscia di Gaza per 0-0. Il goal che ha assegnato la coppa alla squadra di Hebron è arrivato su calcio di punizione al primo minuto di recupero, ad opera di Ahmad Maher. La squadra di Cusin ha meritato la vittoria, giunta in modo così emotivamente spettacolare oltre la zona Cesarini, e potrà rappresentare la Palestina nella Coppa per Club asiatica.
I contenuti sportivi e la cronaca, per quanto ricchi di spunti, passano però in secondo piano, rispetto alle traversie politiche che il doppio incontro ha dovuto affrontare. A Hebron gli avversari di Gaza sono stati accolti come eroi, essendo riusciti ad attraversare con una sparuta rappresentanza di 35 persone fra giocatori, personale tecnico e dirigenziale, la frontiera chiusa da oltre 15 anni. C’è stato bisogno di pesanti interventi della FIFA con relative minacce ad Israele di sospensione dalla federazione internazionale, perché lo storico incontro potesse svolgersi e i palestinesi hanno voluto vedere nella partita un momento di unità al di là del risultato sportivo. Un importante precedente che con un po’ di ottimismo, potrebbe fare testo per una regolarizzazione sportiva che veda la libera circolazione di atleti fra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, costrette a creare due campionati autonomi, fino ad oggi rigidamente segregati. Di Stefano Cusin si è vociferato che possa diventare ct della nazionale palestinese, ma queste sono notizie da verificare a freddo, adesso c’è spazio solo per la gioia di aver vinto il primo trofeo unitario e il diritto sportivo per la sua squadra, di rappresentare la Palestina in manifestazioni internazionali.
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