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Pato particolarmente schietto dal Brasile

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Come sempre accade, è facile sparare a zero quando le cose vanno bene. Sarà forse per questo che i grandi allenatori insegnano a tenere profili bassi anche quando si è al top della forma, perché a quel punto essere insolenti e supponenti diventa molto facile.
Alexandre Pato va a segno da quattro partite consecutive e non riscontra infortuni di rilievo sin da quando ha fatto ritorno in patria. Il brasiliano ora, insieme a Kakà e all’ex romanista Bastos, segna, si diverte e già sogna di riconquistare la nazionale verde-oro. Ed inevitabilmente guarda con rammarico ai numerosi giorni trascorsi in infermeria quando si allenava a Milanello.

“Ho fatto tutto quello che mi dicevano la squadra e i medici, ma più mi sforzavo di guarire, più mi facevo male di nuovo. Ho girato il mondo per curarmi, ma hanno fatto sempre tutto in fretta, rimandandomi in campo troppo presto e io mi rompevo continuamente. Però quando sono tornato in Brasile, dopo una settimana stavo già bene, chissà come mai”.
Con il Milan, dal gennaio del 2008 al gennaio del 2013 ha collezionato 150 presenze segnando 63 reti. La grande Velocità, il buon fiuto del gol unito ad una tecnica eccellente ne avevano fatto uno dei giovani attaccanti più promettenti sul palcoscenico mondiale.
Purtroppo gli infortuni lo hanno sempre stoppato sul più bello e ci si può solo immaginare quanto potenziale sia rimasto inespresso.
Al Milan ha patito più di 15 infortuni, un ‘enormità. Patologie molto noiose che hanno pesantemente condizionato il rendimento fisico e psicologico dell’attaccante brasiliano.

Ma qual è l’origine di tutti questi infortuni?
Diversi preparatori atletici hanno detto la loro e la conclusione sembra essere la seguente: Pato al Milan aveva una massa muscolare eccessiva per il suo fisico, che di conseguenza si usurava di più; come se avesse avuto un motore troppo potente per un telaio non adeguatamente predisposto.
Ora, con un fisico più asciutto, il suo ritorno in Brasile è stato benedetto da una ritrovata integrità fisica, come si addice ad un atleta della sua età. Ma, ironia della sorte, una certa continuità d’impiego non è coincisa con un altrettanta prolificità: la sua vena realizzativa si era smarrita.
“Problemi tattici, più che altro. Ma ora sto bene, non ho problemi e voglio tornare in nazionale. Al San Paolo le cose stanno procedendo alla grande e spero di rimanere qui a lungo, per giocare il Mondiale del 2018”.
Le frasi cosparse di veleno sono state educatamente ignorate a Milanello, per evitare un inutile ping pong di accuse reciproche.

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