RPL: Dinamo versione extralarge, bene il Kuban. Pari tra Loko e Krasnodar

Dal 1999 non si vedeva una partita di RPL con dieci reti segnate. Oggi, invece, sono state riscritte le pagine dei libri di storia calcistica: la Dinamo Mosca si sbarazza per 7 a 3 (stesso risultato con cui anni fa lo Spartak batteva la Zhemchuzhina) del Rostov attuale detentore della Kubok Rossii e mostra che, offensivamente parlando, la squadra ha meccanismi di assoluto livello. Il tutto senza il neoacquisto Valbuena, che solo ieri ha sostenuto le visite mediche e che darà ulteriore qualità ad un reparto già fortissimo.

Tornando alla partita, comunque, i moscoviti fanno a pezzi in maniera più netta del previsto avversari che, nello scorso campionato, avevano già palesato una discreta organizzazione difensiva. Ed invece la mancanza di Logashov sulla fascia (sostituito dal tutt’altro che fenomenale Abazov), unite alle inquietanti prestazioni di Bastos (pescato in Angola lo scorso anno) da difensore centrale e Fatullaev come schermo di centrocampo, combinate alla buona giornata dei padroni di casa, ha portato a questo risultato tennistico. E dire che fino al 40′ la gara era stata equilibrata: due volte il valido prospetto Poloz – scuola Lokomotiv – era riuscito a portare ad una sola la rete di distanza dei selmashi rispetto ai poliziotti (reti di Kuraniy su rigore, Samba e Dzsudzsak). Poi, però, il poker di Kokorin – su un altro rigore – spediva i biancoblu all’intervallo sul +2. E nella ripresa la situazione peggiorava ancora per gli ospiti: Kokorin prima raddoppiava, poi firmava di mano la propria personale tripletta, Kuranyi rigirava il coltello nella piaga al 66′, lasciando presagire una goleada di proporzioni bibliche, non avvenuta solo per pietà verso l’avversario. Il goal di Gatcan, che fissava il punteggio finale nella storia, era una magra consolazione per i ragazzi di Bozovic, tramortiti ed umiliati, e serviva solo per le statistiche.

Nemmeno un’ora dopo l’Ufa dava dimostrazione di quanto la propria difesa fosse anch’essa un colabrodo, e soltanto un Kuban impreciso salvasse i baschiri (nati appena quattro anni fa ed al debutto assoluto in massima serie) da una goleada analoga a quella dell’Arena Khimki. Un goal per tempo (Ignatjev prima, Popov poi) sono sufficienti ai ragazzi di Goncharenko per cominciare col piede giusto la stagione, cogliendo un successo mai in discussione dal primo all’ultimo minuto. L’Ufa, invece, è come rosa alla pari della Torpedo, superiore soltanto all’Arsenal Tula. Difensivamente, inoltre, la formazione, come detto precedentemente, ha palesato non poche lacune. Ciò è evidente nell’occasione del vantaggio cosacco, dove i due difensori centrali (Alikin e Stepanets, che salterà la prossima sfida poiché espulso oggi per somma di ammonizioni – e personalmente non credo sia uno svantaggio per il club allenato da Kolyvanov) sono passivi nell’aggredire l’attaccante avversario, e dove il terzino si addormenta permettendo ad Ignatjev un comodo tap-in. Insomma: per salvarsi serviranno rinforzi di categoria, e non qualche giocatore preso tanto per fare numero.

La partita più equilibrata del giorno, nonché l’unica (aspettando il posticipo di domani) a finire a reti inviolate ed in parità, è quella che ha visto opposte Lokomotiv Mosca e Krasnodar. Un primo tempo divertente, un secondo più noioso, in cui i padroni di casa hanno fatto la gara e gli ospiti (reduci dalle goleade in Europa League agli estoni del Sillamae ed agli ungheresi del Diosgyor) hanno rischiato di far male in contropiede. Protagonisti assoluti i portieri: il brasiliano Guilherme ha un paio di volte tenuto i locali a galla, mentre l’ucraino Dykan (prelevato nel mercato estivo dallo Spartak Mosca) ha salvato gli ospiti con almeno tre interventi decisivi ed è risultato il migliore in campo al termine della sfida. Un pareggio che ci sta dunque, in una gara tra due squadre che lotteranno fino alla fine per i piazzamenti europei.

 

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Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.
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