Adiòs Di Stefano, prima leggenda della Dea Eupalla

DI STEFANO – Si è spento oggi, a ottantotto anni compiuti da soli tre giorni, Alfredo Di Stefano, leggenda del Real Madrid, giocatore che ha segnato la storia del calcio. Molto prima di Maradona, e qualche anno in anticipo rispetto all’avvento di Pelè, il numero uno indiscusso era lui, Alfredo Di Stefano, l’uomo cresciuto nel River, diventato uomo nel Millonarios e poi leggenda, autentica leggenda, nel Real Madrid, con cui vinse cinque Coppe dei Campioni e due volte il Pallone d’oro. Talento, classe, fantasia e goal, tanti goal. Con la maglia del River ne fece quasi cinquanta in sessantacinque partite, nei Millionaros ne mise a segno quasi novanta in poco più di cento partite. Ma è con la maglia del Real Madrid, dove arrivò per volere del dittatore Franco, che segnò oltre duecento goal, contribuendo, in primis, ad alimentare la leggenda della Camiseta Blancos.  Chiuse la carriera, alla veneranda età di quarant’anni, nell’Espanyol, con cui segnò le ultime undici perle della sua carriera da calciatore. Segnare. Una missione, quasi un obbligo per uno come lui, unico, nella storia del calcio, ad andare a segno in cinque finali della coppa più ambita in ambito europeo, quella dalle grandi orecchie

Appese le scarpe al chiodo, intraprese la carriera da allenatore partendo da Elche, tranquilla cittadina valenciana della provincia di Alicante, per approdare, in seguito, alle blasonate River, Boca, Valencia e, ovviamente, Real Madrid. L’avventura in panchina non fu gloriosa come quella da calciatore, ma gli riservò, comunque, diverse soddisfazioni: tre campionati nazionali e una Coppa delle Coppe sono, numericamente parlando, briciole rispetto a quanto conquistato sul rettangolo verde, ma rappresentano pur sempre un bottino di tutto rispetto. Negli ultimi vent’anni era diventato una leggenda vivente, a cui si dovevano prostrare i vari “Galacticos” di volta in volta presentati nelle pompose conferenze stampa del Real. Oggi ci ha lasciati un giocatore straodinario, fra i pochi, forse l’unico al momento, che non ha dovuto attendere la morte per diventare leggenda. Adiós Saeta Rubia y gracias por todo!

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