Barcellona-Betis 3-1: il cuore grande degli andalusi non basta

Il Barcellona risponde all’Atlético Madrid, sconfiggendo in casa per 3-1 il Betis Siviglia fanalino di coda, e si riporta ad un solo punto dalla vetta della classifica, al termine di una gara che non può non lasciare l’amaro in bocca ai tifosi andalusi. Il Betis si presentava al Camp Nou nei panni della vittima sacrificale, il pagliaccio della sorte pronto ad essere irriso dai dribling di Messi, dalla velocità degli esterni blaugrana e dalla pregevole classe di Xavi e Iniesta. Alzi la mano chi avrebbe puntato un solo centesimo su un risultato positivo degli andalusi. Diciamocelo con tutta franchezza, nessuno. Già, perché, nonostante le ultime incoraggianti prestazioni, in casa Betis in tanti hanno smesso di crederci da tanto tempo. L’eliminazione ai calci di rigore nel derby di Europa League contro gli acerrimi rivali del Siviglia sembrava la pietra tombale su una stagione troppo lunga e disgraziata per essere dimenticata e archiviata in fretta. Eppure la squadra ha avuto un moto d’orgoglio, è scattata negli uomini di Gabriel Calderón la scintilla. Siamo professionisti e dobbiamo onorare la maglia fino al termine del campionato, ne va della nostra carriera, avrà pensato qualcuno. Così il Betis si è presentato in campo con un atteggiamento spavaldo, un 4-2-3-1 in cui  Álvaro Vadillo e Cedric avevano il compito di sfruttare in ripartenza gli spazi aperti dai movimenti di Léo Baptistão. Il Betis ha lottato, non ha mai smesso di crederci, neppure dopo l’autogol di Figueras, ma alla fine si è dovuto arrendere a Messi. Proprio lui, autore di una doppietta di rigore, o quasi. Sì, perché il secondo Messi l’ha sbagliato, rischiando per qualche attimo di rimettere nuovamente in gioco gli andalusi, ma sulla ribattuta Adán si è dovuto arrendere all’evidenza.

Il Barcellona ha brillato, ma solo a tratti. Poi si è quasi addormentato, cullato da una superiorità tecnica disarmante e dalla noia del proprio tiki-taka. Le discese sulla fascia sinistra di Adriano e i tagli di Sanchez hanno spaccato in due la difesa ospite fino a farla crollare per ben due volte. Al 11’ il terzino brasiliano, lanciato sulla corsa da Pedro, serve in mezzo l’accorrente Xavi, che con un fendente destro violentissimo costringe Adán alla grande parata a mano aperta. Tre minuti più tardi Sanchez mette giù in modo incantevole un pallone molto alto, ridicolizza quattro avversari e viene steso in area di rigore. Dal dischetto Messi spiazza Adán e inizia il suo personale show. Al 21’ la Pulce premia la discesa di Pedro, ma sul cross dell’esterno Figueras anticipa provvidenzialmente Dani Alves. Al 68’ nel tentativo di anticipare Pedro sul servizio in verticale di Adriano lo stesso difensore andaluso beffa il proprio portiere. Sembrava dover essere il beffardo atto finale di una commedia snob, tristemente narcisistica, allegramente spensierata. Così non è stato, perché due minuti più tardi Rubén Castro, sfruttando una leggerezza difensiva dei blaugrana, ha riaperto la gara, prima del tris di Messi. Il cuore grande del Betis non basta, la rincorsa del Barcellona continua.

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