ESCLUSIVA TCE – Marco Simone (all.Laval)[Parte 1]: “Qui per la salvezza del Laval senza disdegnare la fase offensiva. A Tours sarei rimasto..”

Tuttocalcioestero vola in Francia con il nostro Lorenzo Masi, che ha contattato telefonicamente l’ex attaccante di Milan, Monaco e Paris Saint Germain, Marco Simone, attualmente allenatore dello Stade Lavallois F.C, in Ligue 2, che ci ha gentilmente concesso un’intervista esclusiva.

Con Simone abbiamo parlato di calcio francese tout-court, del suo percorso da dirigente prima ed allenatore poi, sempre all’estero, e del suo parere sul calcio italiano ed europeo in generale.

In questa prima parte parliamo del futuro prossimo dell’allenatore e della situazione del suo Laval, che lotta attualmente per la salvezza in Ligue 2.

Lei arriva a Laval nel Novembre 2016: cosa gli è stato chiesto?

“Quando si arriva in corsa vuol dire che nel club le cose non vanno bene. Il Laval è un buonissimo club ed ogni anno, visto il budget, lotta per la salvezza. Da cinque/sei anni è questo l’obiettivo e la squadra lotta per raggiungerlo, che poi in realtà è quello per cui sono arrivato, con un occhio al futuro per provare a raggiungere la metà della classifica.”

Che tipo di squadra ha trovato? 

“Più che altro quando si arriva in corso d’opera devi cambiare alcune cose. Per come lavoro io la squadra l’ho trovata un po’ spenta quindi, nonostante le tante partite da giocare, ho dovuto riassettare alcuni aspetti e son dovuto ripartire da zero per cambiare la mentalità. Il tutto costa tempo e ti allontana dalla cosa più importante, il risultato.”

I tanti pareggi vi han permesso di restare attaccati al treno salvezza, anche se alcune prestazioni sono state sottotono. Lei cosa ne pensa?

“Fa parte proprio di questo fatidico cambio di mentalità. Nelle ultime 11 partite siamo stati spesso in vantaggio, che in realtà per una squadra che deve salvarsi non è semplice. La squadra non è mai riuscita a tenere il risultato anche se è sempre stata più vicina alla vittoria piuttosto che la sconfitta. Ne abbiamo perse solo due però abbiamo vinto poco perché non ci si è ancora calati a pieno nella filosofia della salvezza, ovvero del difendere il risultato e vincere anche 1-0.”

Questa è una squadra che crea e si fa apprezzare: qual’è la mentalità e lo spirito di questo gioco offensivo?

“Io ho iniziato con un 4-3-3, sistema con il quale la squadra aveva lavorato fino al mio arrivo. Per caratteristiche poi ho deciso di passare al 3-4-3, uno schema che in fase offensiva ti offre tantissime soluzioni: mantenere tre attaccanti e spingere molto con gli esterni. La squadra si diverte nel gioco e nella costruzione, ha il possesso palla e tante situazioni da gol. C’è la tecnica ma forse manca il vero e proprio bomber, visto che nessuno dei miei giocatori ha superato i 5 gol. Questo pressare alti può portare chiaramente a qualche rischio difensivo, ma questo è il nostro dna. Dietro c’è anche un lavoro importante perché il calcio francese è diverso da quello italiano e bisogna lavorare molto per far comprendere l’importanza degli equilibri difensivi della squadra.” 

Dietro di voi, al ventesimo posto, c’è il Tours, che con lei lo scorso anno raggiunse un incredibile nono posto. Cosa ne pensa?

“Quello fu un risultato ottimo viste le ultime stagioni del Tours. Era un club con qualità minori rispetto a quelle del Laval che però ho costruito da inizio stagione, con un mercato oculato ed con il ritiro. Un lavoro fatto dall’inizio, con una mentalità offensiva ma anche attenta ed ordinata a livello tattico, dove il punto diventava importante per la classifica. Facevamo gol ed era difficile farcene, con la squadra che è stata una delle migliori in fase difensiva di tutta la Ligue 2.”

Perché sei andato via?

“Il mio contratto era di due anni quindi l’idea era quella di costruire le basi per fare un campionato al vertice l’anno dopo. Durante la stagione però ci sono stati problemi di relazione e comunicazione col presidente e quindi si è deciso di separarsi. Altrimenti sarei rimasto volentieri a Tours.” 

La differenza tra Ligue 2 e Serie B? 

“Innanzitutto la fisicità. In Francia la componente del fisico è molto importante visti i tanti giocatori provenienti da paesi del centrafrica. Qui c’è anche tanta velocità ed intensità. A livello tattico, le squadre di Serie B sono molto più preparate ed organizzate. In Francia si gioca più sulle individualità sia offensive che difensive. Qui penso ci siano più talenti proprio perché la Francia è un crogiuolo di popoli. Uno Strasburgo o un Reims per me in Serie B potrebbero tranquillamente lottare per la promozione.”