Manchester United-Leicester 4-1: i Red Devils, spalle al muro, tirano fuori gli artigli!

Era difficile aspettarsi un match da ultima spiaggia per Josè Mourinho già a settembre, eppure oggi questi erano i contorni della sfida dell’Old Trafford tra Manchester United e Leicester. Dopo due sconfitte consecutive in campionato, un terzo ko sarebbe stato troppo, nonostante quasi l’intera stagione davanti. Per sua fortuna oggi a Manchester arrivava un Leicester non troppo affamato di vittorie.

La squadra di Ranieri in realtà non parte male, giocando una buona prima parte di gara, dove la tensione forse gioca un brutto scherzo agli undici schierati da Mourinho. Il tecnico portoghese attua qualche importante cambio tattico: Blind, disastroso al centro della difesa, viene schierato terzino sinistro; Ander Herrera è l’uomo deputato a creare gioco in mezzo al campo, a fianco al colosso Pogba, al posto dell’altro gigante Fellaini; Mata viene schierato trequartista dietro ad Ibrahimovic, con Lingard e Rashford sulle ali e Rooney in panchina. Come detto, nei primi 20 minuti la manovra dei Red Devils non sembra trovare troppi giovamenti dal nuovo assetto. Il Leicester, individuato in Amartey l’erede di Kantè, schiera di fatto lo stesso undici della passata trionfale stagione, con il solo Slimani a sostituire Okazaki in avanti.

Peccato che le Foxes non abbiano lo stesso mordente che le ha rese leggendarie qualche mese fa. Dopo aver svolto il compitino ed impegnato in qualche mischia De Gea per poco meno di metà tempo, il Leicester si scioglie dopo il primo gol subito di testa da Smalling su azione di calcio d’angolo. Gli uomini di Ranieri arretrano e lasciano il possesso palla all’avversario, nulla di nuovo, ma non si lanciano in pressing ed in contropiede come eravamo abituati a vederli fare ai bei tempi. Oggi sono semplicemente passivi, quasi amorfi, ed assistono inermi alla loro disfatta con altri due gol subiti da calcio d’angolo (il terzo ed il quarto ad opera di Rashford e Pogba) ed uno arrivato a conclusione di una veloce combinazione Mata-Pogba-Lingard-Mata, per nulla letta dalla difesa che abbandona il fantasista spagnolo ex Chelsea, lasciandolo passare indisturbato fino a concludere agevolmente dall’altezza del dischetto del rigore.

Nel secondo tempo Ranieri toglie Vardy e Mahrez, una sostituzione interpretabile in diverse maniere: punizione simbolica per gli uomini più rappresentativi della passata stagione o semplice precauzione in vista del prossimo impegno europeo? Sta di fatto che agli occhi degli spettatori è suonata un po’ come una resa definitiva della squadra che sconquassava i campi inglesi l’anno scorso. Tra l’altro il subentrato Gray produce un gol fantastico con un destro a giro da fuori che fissa definitivamente il punteggio sul 4-1, ma questo Leicester è decisamente tornato a misura d’uomo, un declassamento che non significa necessariamente lotta salvezza, ma magari un buon campionato da metà classifica, quando di meglio ci si possa aspettare nella provincia inglese se non fosse per il miracolo sportivo della passata stagione.

Il Manchester United tira un sospiro di sollievo e soprattutto prova a dare una sterzata ad una stagione che stava già prendendo una brutta piega, ricordando sempre più da vicino le recenti esperienze con Van Gaal. La squadra, quella che ha corso meno in Premier nelle prime 5 partite, sembra essere ancora coesa e sostenere l’allenatore. Considerando il match in Europa League un incidente di percorso e quello contro il City come un 1-2 accettabile, la cosa che fa storcere di più il naso resta la brutta pagina scritta a Watford. Quella debacle forse non ci voleva, ma siamo ancora alla sesta giornata e c’è tempo per recuperare. Lo United è tornato in carreggiata.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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