Man United-Man City 1-2: Guardiola sbanca l’Old Trafford e vola in vetta!

Si sveglia troppo tardi lo United, quando è già sotto di due gol dopo 40 minuti di dominio assoluto dei Citizens. La riscossa suonata da Ibra sul finire di primo tempo non porta, però, al pareggio. Mourinho paga alcune scelte di formazione ed una difesa inguardabile, mentre Guardiola incamera 3 punti che non sono ancora decisivi per il successo finale, ma danno già una chiara sensazione riguardo alle gerarchie della nuova Premier League.

Il Manchester City arriva all’Old Trafford senza il suo bomber principale, El Cun Aguero, eppure non snatura la sua nuova idea di gioco, basata come al solito sul possesso palla in stile Barça, mantenendo, però, una punta centrale di ruolo. Stavolta tocca al giovane nigeriano Iheanacho. Mourinho in conferenza stampa aveva detto infatti di trovarsi in maggiore difficoltà con l’assenza di Aguero, perché non avrebbe saputo con esattezza come avrebbe giocato l’avversario, ma è facile intuire che il portoghese stesse bluffando. Basti pensare alle sue dichiarazioni su Mkhitaryan (“non so se sia già pronto per giocare dall’inizio”), inserito nell’undici titolare a sorpresa insieme a Lingard.

Forse Mourinho temeva il gioco sulle ali dei Citizens, ma la sua mossa si rivelerà palesemente sbagliata. Il primo tempo è un dominio del City: gli uomini in maglia celeste sono ovunque, la palla l’hanno sempre loro e gli avversari, oltre a non entrarne quasi mai in possesso, finiscono quasi col perdere la speranza e tirare i remi in barca. Questa è la sensazione evidente quando iniziano a maturare i gol che scavano l’abisso fra le due contendenti. Al 15′ al City basta un rinvio lungo dalla difesa per la torre di Iheanacho per lanciare De Bruyne solo contro De Gea. Incredibile per una squadra che ama tanto giocare in orizzontale. Eppure il problema è l’eccessiva arrendevolezza dei Red Devils: Bailly si fa ingenuamente anticipare dall’attaccante nigeriano su un pallone facilmente leggibile, Blind fa ancora peggio aspettando l’inserimento di De Bruyne fronte al pallone, immobile. Al belga basta spostare la palla in velocità per saltare il birillo e poi battere De Gea in uscita. C’è già pane per la dietrologia, a molti torna il mente il difficoltoso rapporto tra l’asso del City e l’allenatore dello United, quando, al Chelsea, Mourinho fece giocare solo 5 partite da titolare al giovane Kevin, prima di cederlo al Wolfsburg.

L’imbarazzante retroguardia dello United sembra sul punto di cedere ad ogni azione offensiva del City, ma solamente al 36′ arriva il raddoppio. Stavolta De Bruyne, sempre lui, prende il palo dopo un’azione insistita in area, Iheanacho, tenuto in gioco dal solito disastroso Blind, ribadisce in gol da due passi. Sembra già finita e, francamente, ci si prepara a quella che potrebbe essere una clamorosa goleada. Chi ha seguito le prime gare del City, però, sa che questa squadra, tirata a lucido da Guardiola, nasconde una piccola fragilità: al momento non riesce ancora a sostenere un cotale livello di agonismo e concentrazione per 90 minuti, quindi man mano che passa il tempo inizia a concedere qualcosina all’avversario. Gli ultimi 5 minuti del primo tempo ne sono un esempio. Lo United potrebbe segnare ben tre volte, sempre con Ibra. Lo svedese sfrutta la prima occasione buona (uscita maldestra di Bravo che si scontra con Stones) per fare 1-2, ma poi manca il pari prima di testa su cross di Rooney, poi di piede a porta vuota su assist di Lingard.

Nel secondo tempo Mourinho cambia uomini e modulo: fuori gli esterni, i pessimi Lingard e Mkhitaryan, dentro Herrera e Rashford per il 4-3-3. Guardiola aspetta qualche minuto, ma vede i suoi indietreggiare eccessivamente e corre ai ripari rinfoltendo il centrocampo con Fernando al posto di Iheanacho. La partita si fa sempre più intensa e coinvolgente, le occasioni si alternano da una parte e dall’altra e le squadre si allungano. I Red Devils esultano intorno al 70′ per un gol dello scatenato ragazzino Rashford, ma i Citizens tirano un sospiro di sollievo alla segnalazione di Ibra, in traiettoria, in fuorigioco. I ruoli interpretati dalle due squadre si capovolgono: lo United spinge, il City gioca di rimessa. De Bruyne in contropiede sfiora il gol del ko con un tiro che colpisce la base del palo. Il furibondo finale con le torri Fellaini e Pogba stabilmente nell’area ospite non basta comunque agli uomini di Mourinho. Guardiola vince e convince, il suo Manchester City è già un bel giocattolino rodato. Manca ancora di continuità all’interno dei 90 minuti, ma spesso il vantaggio che accumula all’inizio gli basta per lasciare il terreno di gioco con i 3 punti in tasca e sono già 12 in 4 partite. Per lo United è il primo passo falso, doloroso perché nel derby di casa, ma senz’altro contro un avversario di valore. Mourinho sembra aver cambiato mentalità ad una squadra che veniva da 3 anni disastrosi. Quest’anno sarà dura arrivare al titolo, ma i Red Devils almeno sembrano essere pronti per la lotta.

About Luca Petrelli 157 Articoli
Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.