Liverpool-Manchester United 2-0: De Gea non basta a fermare i Reds

Liverpool Manchester United Europa League

Grande partita della banda Klopp, una squadra giovane, bassa e veloce, che a tratti somiglia ad un’orda di lillipuziani in rosso che girano attorno al grosso e riccioluto Gulliver Fellaini.
Van Gaal non ci capisce veramente nulla nel primo tempo, quando, ad esclusione dei due totem centrali Sakho e Lovren, tutti gli effettivi del Liverpool si riversano a mille all’ora in avanti cercando il fraseggio stretto e lo scambio sulla tre quarti.
I due terzini Clyne e Moreno sono due spine nei fianchi dei Red Devils, che non riescono minimamente ad arginarli nonostante i lunghi ripiegamenti difensivi delle ali Rashford e Depay, entrambi presto ammoniti.
Al 19′ è proprio Clyne a conquistarsi il rigore che vale il vantaggio, grazie alla trasformazione di Sturridge. Storditi, i Red Devils, non si rialzano.
De Gea si erge a salvatore della patria in più occasioni sulle scorribande di Lallana, Sturridge, Firmino e Coutinho.
Con il primo tempo chiuso solamente sull’1-0 Van Gaal ha l’inaspettata occasione di riorganizzare i suoi e riprendere il discorso qualificazione. Il tecnico olandese rivoluziona la squadra inserendo, al posto di un Rashford in grosse difficoltà con il terzino opposto, Carrick. L’esperto centrocampista inglese si piazza al centro della difesa a 3 con Smalling e Blind, mentre Rojo e Varela vanno a contrastare gli imprendibili Clyne e Moreno sulle fasce.
La partita sembra rimettersi effettivamente in piedi per gli ospiti, che vivono il loro momento migliore nella prima parte di secondo tempo, giusto fino al 64′, quando Klopp escogita la contromossa: fuori Sturridge, dentro Joe Allen.
E’ la sostituzione che cambia l’inerzia del match. L’energia del centrocampista gallese rivitalizza tutta la squadra ed il Liverpool torna a pressare alto e proporre gioco.
Perfino Jordan Henderson pesca dentro di sé le ultime energie e, dopo aver sfiorato il gol al 67′, parte in velocità sulla fascia destra al 73′. La sua lunga cavalcata non gli permette di arrivare lucido al cross dal fondo, tanto che la sua parabola è facile preda di Carrick. Peccato che proprio lui, l’innesto di Van Gaal nella ripresa, sbaglia il rinvio e serve Lallana, che a sua volta offre un grande assist a Firmino in area piccola per il 2-0.
Lo United tenta la doppia sostituzione Schweinsteiger-Herrera per Schneiderlin-Mata come ultimo tentativo disperato di riprendere il match, ma ormai non c’è più nulla da fare.
Mentre Klopp si sgola per mantenere alta la concentrazione dei suoi, Anfield esulta cantando e accendendo fumogeni rossi, creando un’atmosfera infernale ai diavoli rossi in trasferta.
La Premier stasera ha esportato in Europa uno dei suoi match più storici e più sentiti e forse ci voleva questo per vedere finalmente una brillante prestazione di una squadra inglese in un torneo continentale. Stiamo parlando ovviamente del Liverpool, i cui tifosi, nonostante la pochezza di quest’annata, possono ancora sperare in qualcosa d’inatteso nel finale e, comunque, con Klopp in panchina, sembrano indirizzati verso la luce in fondo al tunnel, quanto meno per la prossima stagione.
Discorso diverso per i Red Devils, i cui tifosi sono ancora immersi nella più densa delle foschie. Van Gaal è praticamente impossibile che venga confermato, ma al di là del cambio d’allenatore, sarebbe importante raggiungere la qualificazione in Champions e la vittoria dell’Europa League è uno dei modi per riuscirci. Peccato che ora per lo United non resta che un pallido lumicino di speranza per la gara di ritorno.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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