Chi è Víctor Ruiz, il torero silenzioso

Victor Ruiz Villarreal Apollon

Nonostante sia da sempre bollato come una delle grandi promesse della cantera dell’Espanyol, Víctor Ruiz ha mosso i suoi primi passi nell’ormai scomparsa Ferran Martorell, la prima fondazione calcistica spagnola, sparita nel 2008 esser stata creata dall’omonimo presidente dell’Espanyol diciotto anni prima, salvo poi approdare nella categoria Alevín (corrispondente grossomodo ai Pulcini) del Barcellona. Dopo un paio di anni blaugrana, passa alla squadra Infantil, in pratica gli Esordienti, dell’UE Cornellà, il club all’ombra dello stadio perico, che si proclama la terza miglior cantera della Catalogna (da qui è passato anche Jordi Alba). Qui arriva il primo passo importante della sua carriera: viene abbassato da centrocampista a terzino sinistro, e solo dopo approda finalmente nel vivaio dell’Espanyol, a partire dal campionato Cadete, i Giovanissimi, dove viene convertito definitivamente a difensore centrale.

Nella sua nuova posizione di difensore sinistro al centro della difesa, per via di quel mancino delicato che gli permette anche di impostare l’azione dalle retrovie, scala le gerarchie della cantera blanquiazul fino ai successi nel Juvenil, il massimo campionato giovanile. Sotto la guida di Josep Clotet i pericos si aggiudicano il titolo nazionale per la prima volta nella loro storia contro il Villarreal di un giovanissimo Mario Gaspar, e anche la coppa di categoria ottenendo un doblete storico nella primavera del 2008. Le sue prestazioni convinceranno anche Ginés Meléndez a portarlo in Rep.Ceca per gli Europei under-19, inglobandolo in una selezione che ha in De Gea il suo uomo di spicco, ma che può contare su altri talenti che emergeranno alla lunga come Azpilicueta, Dani Parejo e lo stesso Jordi Alba. Ma la campagna europea finirà male. La Spagna cadrà all’esordio contro la Germania di Lars Bender – che si aggiudicherà il titolo in finale proprio contro l’Italia di Darmian, Poli e Bonaventura – dopo ventidue gare e oltre quattro anni di imbattibilità, ma soprattutto uscirà alla fase a gironi. Per Víctor Ruiz ci saranno solo i venti minuti finali dell’ultima gara, a risultato abbondantemente chiuso.

Ma la sua ottima stagione gli permette il grande salto nel calcio professionistico: Josep Clotet viene promosso al timone dell’Espanyol B e si porta con sé alcuni dei suoi ragazzi, tra cui proprio Ruiz. La squadra riserve dei pericos è appena scesa in Tercera División e la dirigenza vorrebbe riguadagnare immediatamente la categoria stravolgendo la rosa e ripartendo dai giovani. Clotet costruisce una formazione in grado di battere chiunque che ha nella solidità il punto di forza, ma i giovani più interessanti si chiamano Víctor Ruiz, David López e Callejón. E curiosamente le loro carriere si incroceranno più di una volta: è difficile non pensare che qualche osservatore del Napoli abbia potuto seguire da vicino la trionfale stagione dei periquitos, perché tutti e tre finiranno in qualche maniera a Castel Volturno. Comunque sia a fine stagione la squadra comanda il gruppo 5 della Tercera e si aggiudica la promozione nello spareggio contro il Tenerife. Ma l’ambito salto in prima squadra non arriva. Sulla panchina dell’Espanyol è seduto Jose Maria Esnal, anzi Mané come viene chiamato comunemente, e l’occhio della difesa è ben coperto: c’è già Nico Pareja, l’attuale pilastro del Siviglia, e sono appena sbarcati da Buenos Aires due argentini del Boca Juniors, Roncaglia e Forlín. L’idea è quella di chiamare a turno qualche canterano come quarto di difesa solo in caso di infortuni.

Ma la salvezza dei periquitos e di Víctor Ruiz è che Mané dura ben poco. Il 20 gennaio la squadra viene affidata a un ex-calciatore rimasto a Barcellona che, dopo aver preso il patentino la scorsa estate, stava facendo pratica nella sezione femminile del club: Mauricio Pochettino. Il giovane tecnico cambia le carte in tavola e, oltre a centrare la permanenza in Primera, pone le basi della squadra che l’anno seguente centrerà un incredibile ottavo posto. Si sbarazza di giocatori logori come il 31enne Shunsuke Nakamura e punta su talenti di primo pelo come lo stesso Ruiz nel cuore della difesa e il neo-arrivato Osvaldo in attacco. Grazie alle sue idee l’Espanyol diventa una delle realtà più interessanti della Liga e giungono osservatori da tutta Europa per strappare giocatori dalla metà buia di Barcellona. Lo stesso Riccardo Bigon, ds del Napoli, il 2 settembre 2010 afferma: «il nostro solo rimpianto di mercato è non aver portato Ruiz a Napoli». Dopo un girone di ritorno dal suo debutto in massima serie il centrale catalano è già richiesto da molti club esteri.

Ma sarà proprio Bigon a convincerlo a espatriare in Italia. Il ds partenopeo si è innamorato del centrale spagnolo ed è disposto a fare carte false per portarlo a San Paolo, e a pochi giorni dalla chiusura del mercato di riparazione dell’inverno 2011 ci riesce. I dirigenti spagnoli pretendono gli 8 milioni della clausola, quelli partenopei sarebbero disposti a pagarne la metà, alla fine si chiude per 6 cash più il cartellino di Dátolo, già in prestito in maglia blanquiazul, per una valutazione complessiva di otto e mezzo. Il giorno della presentazione spende solo parole dolci per il capoluogo campano: «Napoli è sempre stata la mia prima scelta, non ho mai preso in considerazione altre ipotesi», e anche quando se ne andrà non smetterà di elogiare tanto la città quanto la tifoseria. Ma è ancora giovane, ha appena ventun anni, sbarca assieme a papà José Maria e mamma Nuria, che lo aiutano a trovare una sistemazione almeno per le prime settimane.

Ma prima di poter debuttare in Serie A, Ruiz viene chiamato nell’under-21 per un’amichevole contro la Danimarca: sarà proprio in questa partita che i tifosi napoletani vedranno per la prima volta il loro nuovo acquisto. La Rojita ha una formazione di tutto rispetto: oltre ai suoi compagni che hanno militato nello stesso ciclo under-19, De Gea e Nico Parejo, ora ci sono anche Thiago Alcántara, Ander Herrera, Muniaín. Insomma uno squadrone. E infatti pur rimanendo in dieci troverà il gol della vittoria in inferiorità numerica. Peccato però che a farsi espellere sarà proprio Víctor Ruiz. Non appena i danesi segnano il pareggio, uno di loro, Nicki Bille Nielsen, meteora che all’epoca militava proprio nel Villarreal B, esulta vistosamente a pochi centimetri dal suo volto in direzione della sua curva. Ruiz si sente oltraggiato e gli mette una mano in volto. Il danese non cade ma l’arbitro vede tutto. Non un ottimo biglietto da visita per i suoi nuovi tifosi.

L’avventura al Napoli però dura poco. Alterna qualche prova molto convincente – tra cui il debutto assoluto che avviene al Madrigal nella gara di Europa League contro Villarreal – a prestazioni da incubo, e Walter Mazzarri lo userà appena in sei occasioni. Fa fatica ad adattarsi alla difesa a tre, sistema in cui non si è mai trovato, e anche se si ambienta subito, legando specialmente con i latini, Lavezzi su tutti, in campo le cose non funzionano. Napoli è una piazza caldissima, e a fronte delle sua grandi potenzialità, adattarsi al nuovo impianto di gioco non è semplice e così viene accantonato. Questo non gli impedisce di far parte della spedizione under-21 che alzerà il suo terzo titolo in Danimarca, ma per lui ci sarà ben poco spazio, come d’altronde per Diego Mariño, unico amarillo convocato.

In estate a tenere banco è invece una fitta trattativa col Valencia che riesce a prenderlo l’ultima settimana di agosto. L’accordo viene raggiunto a notte fonda in un ristorante di Monaco, dove Braulio Vázquez arriva a mettere sul piatto gli otto milioni di euro chiesti dai partenopei. Ma al Mestalla la carriera di Ruiz prenderà una rapida picchiata, finendo per essere scavalcato nelle gerarchie da Rami, Ricardo Costa e persino da Mathieu reinventato centrale dopo una carriera sulla fascia. Il prolema è sempre lo stesso: la tenuta mentale, che in piazze calde come Napoli e Valencia finisce per rovinarlo. Proprio per questo il Villarreal ha creduto nelle sue capacità sin dall’inizio: in un ambiente come quello della Plana Baixa si vengono a creare i migliori presupposti per far rendere al meglio calciatori come lui.

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Mi chiamo Mihai Vidroiu, ma per tutti sono semplicemente Michele, sono cresciuto a Roma, sponda giallorossa. Ho inoltre una passione smodata per il Villarreal, di cui credo di poter definirmi il maggior esperto in Italia, e più in generale per il calcio, oltre ad altri mille interessi.

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