Chi è Samuel García, colui che rifiutò Mourinho

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Essere conosciuto come “colui che rifiutò José Mourinho” è un biglietto da visita molto affascinante, non c’è dubbio, ma non dice tutto, questo è solo lo spunto per raccontare una storia più lunga, quella di Samu García, la storia di un ragazzo che si è lasciato scappare via un treno che non tornerà più, ma che ha avuto la pazienza e la caparbietà di salire su quello successivo. Una storia di quei ragazzi che sbocciano tardi, anzi che sono sbocciati troppo presto e che ne pagano il prezzo per il resto del tempo, di cui non si capisce bene il ruolo, di cui non si capisce bene proprio niente.

Nativo del barrio di San Andrés, quartiere di Málaga che affaccia sul mare, Samu già a quattordici anni ha i numeri giusti per essere notato da George Gray, un osservatore del Chelsea a cui basta appena qualche minuto per capire di che pasta sia fatto il ragazzo. È sicuramente il prospetto più interessante della Costa del Sol anche se, a dire il vero, qualche chilometro più in là, ad Arroyo de la Miel, paesotto di 50mila anime nella provincia malaghegna, c’è un certo Francisco Alarcón che già fa sognare: a soli dieci anni già si permette di scommettere con il suo allenatore che segnerà cinque reti nella finale della Copa Federación, segnandone quattro già prima dell’intervallo. Ma questa è un’altra storia, il piccolo Isco verrà notato due anni più tardi dal Valencia, che invece i campetti di provincia li conosce eccome.

Così George Gray chiede informazioni su quel ragazzino, ma quel che si sente dire dagli addetti del Conejito, il club per cui gioca nel barrio di La Luz, non gli piace: sono appena passati dei delegati dei Rangers di Glasgow che lo seguono da tempo, gli hanno regalato una maglietta light blue con il dieci e il suo nome stampato, la firma ci sarà a breve. Non c’è più tempo da perdere, Gray chiama a Londra, bisogna organizzare subito un provino in Inghilterra per convincere i suoi superiori e strappare il ragazzo agli scout scozzesi. Così Samu vola verso le sponde del Tamigi, destinazione Cobham Training Ground, base operativa del Chelsea, per allenarsi con alcune selezioni giovanili dei blues e disputare una partita contro il Chesterfield. Il ragazzo vale, c’è il lassa passare per il suo ingaggio.

È lo stesso José Mourinho a convincerlo: anche lui è sbarcato a Londra poche settimane fa, ma sa che questo è il posto adatto per chi fa del calcio la sua ragione di vita, lo invita nella mensa della prima squadra a pranzare con i suoi boys, lo vuole visionare allo Stamford Bridge, ma ha già deciso. Nel giro di tre anni entrerà nella rosa dei grandi, è una promessa, e lui le promesse le mantiene, ma bisogna fare come dice lui: dedizione completa, vivrà come un ragazzo alla pari in una casa inglese, così si integrerà meglio e prima. Samu, che non era mai uscito fuori da Málaga, è allucinato da tutto quel clamore, non ci pensa su due volte e accetta. L’avventura inglese può avere inizio. Ma non durerà molto. Non appena si trasferisce nella capitale inglese le luci si spengono e si sente attorniato dalla monotonia londinese: non conosce nessuno, non conosce la lingua, gli allenamenti sono duri e la concorrenza è alta, non è l’unico ragazzo venuto da fuori, e poi il clima fa schifo. Dopo poco più di un mese prende il primo aereo per la Spagna e se ne torna a La Luz, a giocare nel suo Conejito.

Prima di essere notato da Rafa Gil, uomo del Málaga, girovagherà tra varie formazioni locali dal Dos Hermanas San Andrés, a due passi da casa sua, all’Alhaurino, che invece gli permette il salto in Tercera División, passando per il Puerta Blanca e il Goyu Riu. Ma a vent’anni appena compiuti firma un quadriennale, il primo contratto da professionista, e ha la sua chance di giocarsela nel calcio che conta, come Castillejo, nell’Atlético Malagueño, la formaizone B del Málaga. Da sempre centravanti di potenza, il suo fisico gli permette di poter agire anche da esterno sinistro e proprio in questo ruolo, in cui viene provato solamente a ventidue anni, trova la sua dimensione diventando capocannoniere della sua squadra in Tercera.

È arrivato di fronte a un bivio, un altro. All’apice delle sue prestazioni e con un’acquisita consapevolezza tattica è arrivato il momento di decidere di cosa farne della sua carriera. Gli restano dodici mesi di contratto e tra poche settimane compirà 23 anni, non pochi per uno che non ha mai visto altri campi oltre quelli della Serie D spagnola. Così Manuel Casanova, direttore della cantera, gli cerca una sistemazione altrove, anche per poter racimolare qualche soldo e concretizzare un lavoro intrapreso tre anni prima. Magari al San Fernando, che è già un anno che gioca in Segunda B e ha sfiorato i play-off, sfumati all’ultima giornata, e che è interessato al ragazzo. Nel frattempo però cambia qualcosa ai vertici: Manuel Pellegrini viene chiamato dal Manchester City e la società ingaggia Bernd Schuster. A dir la verità sono appena sfumati i sogni di realizzare il dream team, lo sceicco inizia a vendere tutti i gioielli: Isco, sì, proprio quell’Isco che segna montagne di gol da quando aveva dieci anni, Toulalan, Joaquín, Júlio Baptista, Demichelis, Saviola. In compenso Schuster può contare su Antunes, fantasma giallorosso, che con il suo milione e duecentocinquantamila euro è l’acquisto più costoso dell’estate.

Il tecnico tedesco blocca tutto. Qua, per andare avanti dobbiamo rovistare nel settore giovanile. Così Samuel si allena qualche giorno ancora, ma in prima squadra stavolta, giusto per esser certi che non possa risultare utile alla causa. Ma tanto Fabio Celestini, l’allenatore in seconda, quanto Bernd Schuster non hanno dubbi: questo biondino non va da nessuna parte, anzi rinnovategli subito il contratto. Detto fatto, Antonio Fernández gli mette una penna in mano e si dispiace con i colleghi del San Fernando: Samu García, a ventiquattro anni, è pronto per debuttare in Liga. Proprio come l’altro Samu, Castillejo, un anno dopo, debutta al Mestalla contro il Valencia. Uno spezzone contro il Rayo, l’esordio da titolare al Santiago Bernabéu, mica male però. Di fatto, al 3 novembre 2013, ha giocato appena cento minuti complessivi in Primera. Entra gli ultimi cinque minuti contro il Betis, sul risultato di due a due, siamo alla dodicesima giornata e il Málaga non vince da un mese e mezzo. A un semestre da una semifinale di Champions League sfumata in meno di un minuto si ritrova in piena lotta salvezza. Ma è il suo momento, allo scoccare del 94’ Samuel affonda il destro col suo primo gol da professionista. È solo l’inizio di una nuova storia. Oggi, sulla soglia dei venticinque anni, può finalmente esplodere.

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Mi chiamo Mihai Vidroiu, ma per tutti sono semplicemente Michele, sono cresciuto a Roma, sponda giallorossa. Ho inoltre una passione smodata per il Villarreal, di cui credo di poter definirmi il maggior esperto in Italia, e più in generale per il calcio, oltre ad altri mille interessi.

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