Germania-Argentina 1-0 (d.t.s.): Gotze è l’uomo della storia, quarta stella tedesca

La Germania, per la quarta volta nella sua storia, vince la Coppa del Mondo. La finalissima di Rio de Janeiro, al Maracanà, contro l’Argentina, si decide soltanto ai supplementari, al 113′, grazie alla bellissima rete di Mario Gotze, uno dei simboli della generazione d’oro tedesca che finalmente torna a vincere una grande competizione 18 anni dopo la vittoria ad Euro ’96. La Germania può così festeggiare un trionfo meritatissimo, costruito anno dopo anno, partita dopo partita: è la consacrazione anche del ct Low, bravo ad aggiustare in corsa (Lahm nuovamente terzino) e a rendere l’armata teutonica invincibile. Il 7-1 rifilato al Brasile in semifinale resterà la partita simbolo di questa Germania, l’1-0 all’Argentina il sigillo finale che ha regalato la gloria eterna.

La serata, per la Germania, non era cominciata alla grande: l’infortunio di Khedira durante il riscaldamento costringe Low a lanciare Kramer, giovane centrocampista del Borussia Monchengladbach e obiettivo di mercato del Napoli, titolare. Sabella ripropone l’undici titolare della semifinale, confermatissimo Demichelis al centro della difesa, Lavezzi-Messi-Higuain in avanti con Biglia a centrocampo.

Il primo tempo comincia subito a ritmi altissimi: l’Argentina prova a contrastare anche dal punto di vista fisico l’impatto tedesco, Mascherano e Garay – in particolare – giocano d’anticipo e riescono a rompere il ritmo degli europei. Lavezzi è indiavolato, impressionante la velocità del “pocho” sulla destra, Sabella decide che è lì dove la Germania va colpita, sfruttando la lentezza di Howedes. Il centrale dello Schalke comincia a soffrire anche Messi, l’asso del Barcellona se ne va un paio di volte da quelle parti ma manca l’assist decisivo a centro area. La prima palla gol arriva al 21′: clamoroso l’errore di Kroos che, con un retropassaggio di testa, mette Higuain a tu per tu con Neuer. Il “pipita” non rende onore alla sua fama di goleador e sparacchia, anche un po’ goffamente, fuori. Il centravanti del Napoli, per la verità, insacca al 30′, perfetto l’assist ancora di Lavezzi, ma è in fuorigioco. Insomma, la Germania non sembra poi così invulnerabile. Schurrle sostituisce Kramer, intontito dopo un colpo alla testa subito da Garay, e impegna Romero con una conclusione al volo al 37′. Ma l’occasione più nitida per la Germania arriva nel recupero, al 47′: Howedes, da due passi, colpisce di testa ma la palla sbatte clamorosamente sul palo. Al 45′ è 0-0, partita bellissima, quasi non sembra la “solita” noiosa finale mondiale.

Sabella, a sorpresa, lascia Lavezzi negli spogliatoi: al suo posto Aguero. Da capire se la sostituzione del pocho sia dettata da un problema fisico o solo da questioni tattiche. In ogni modo la punta ex Atletico Madrid entra bene in partita, è il miglior momento dell’Argentina che pare poter imbrigliare i tedeschi anche dal punto di vista tattico. Messi, che già nel primo tempo dopo una grande azione personale aveva sprecato una buona occasione faccia a faccia con Neuer, ha un’altra chance ma spara alto. I ritmi calano, l’Argentina quasi lascia il pallino del gioco agli avversari che riprendono fiducia. La gestione del possesso è da manuale, Kroos e un immenso Schweinsteiger fanno girare la squadra a mille. Eppure manca l’ultimo passaggio, la giocata decisiva. Al 78′ è Kroos ad avere la palla buona ma, da posizione centrale e al limite dell’area, di piatto conclude fuori. Entra Palacio per uno stremato Higuain, Gago per Enzo Perez, Gotze per Klose. Sarà la mossa-Mondiale.

I supplementari non possono deludere le aspettative, questi Mondiali meritano una grande ultima mezz’ora. E, in effetti, lo spettacolo sarà ancora bellissimo. Gotze serve subito Schurrle un pallone geniale, l’ex Leverkusen conclude troppo centralmente e dà modo a Romero di respingere. Palacio, al 98′, ha l’occasione della vita: buco dei centrali tedeschi, la punta stoppa male di petto ed è costretto a superare Neuer con un pallonetto che termina a lato. Per inciso, altra prestazione monstre del portierone tedesco che ha ormai come marchio di fabbrica le uscite mozzafiato sempre sul filo dei centimetri e con tempismo perfetto. I 22 in campo sono stremati, Mascherano rischia due volte il doppio giallo, Schweinsteiger è eroico, Hummels rincorre Aguero quasi zoppicante. I rigori sono dietro l’angolo ma il 113′ è il minuto della storia: altra splendida giocata di Schurrle sulla sinistra, cross per Gotze che stoppa di petto e, da posizione angolatissima, beffa Romero con un tocco al volo e contro-tempo. L’Argentina ci prova fino al 124′, con orgoglio ma senza idee. Rizzoli, unico spicchio d’Italia in finale (e chissà per quanti anni ancora sarà l’ultimo), fischia la fine: Rio incorona la Germania, la Merkel festeggia sugli spalti. Mai titolo fu più meritato, complimenti Germania!

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.

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