Tra le Linee: chi ti taka?

La Spagna fallisce nel modo più clamoroso possibile l’appuntamento mondiale e se ne torna a casa come fosse una squadretta esotica alla prima esperienza. Lo fa nel modo peggiore, mostrando le debolezze e le contraddizioni di un intero movimento calcistico. Se si facesse una selezione con i soli giocatori esclusi da Del Bosque ne uscirebbe uno squadrone che sulla carta se la giocherebbe con tutte le rivali del mondiale e una cosa del genere non era successa mai neanche al Brasile più forte.

Impossibile non partire da qui, considerata la condizione fisica e mentale mostrata dalle Furie Rosse, sempre in ritardo su tutti i palloni e fermi sulle gambe; viene spontaneo chiedersi se sia giusto che Negredo o Llorente vengano nelle gerarchie dopo il Torres abulico e sterile degli ultimi anni o di Diego Costa e Callejon sia davvero meno forte di Pedrito.

Anche la partita di oggi ha dato indicazioni chiare in questo senso, nonostante qualche piccolo ritocco di Del Bosque che alla fine si è rivelato più dannoso che utile, tipo abbassare il raggio d’azione di Iniesta e inserire un Pedrito impalpabile, schierando una sorta di 4-2-3-1 con Silva a svariare più di Don Andres. Di contro, un Cile preciso nel coprire il campo con difesa a tre diretta da Medel (che roccia!) e con Vidal a ridosso delle due punte; la squadra di Sampaoli fornisce una prova di grande carattere e agonismo e capisce subito che la può vincere. La Spagna prova a venire fuori nei primi 10 minuti e capisce subito che non ci riuscirà.

Dal gol del vantaggio di Vargas in poi si ha la sensazione di vedere un film già visto, di cui si conosce il finale; nessuno ha la sensazione che la Spagna ce la possa fare e più passa il tempo più se ne ha la certezza; spazi non ce ne sono e di crearli non se ne parla, Alonso sbaglia praticamente tutto, Diego Costa fuori dal suo guscio è parso davvero poca cosa in più la palla sull’esterno non ci arriva mai e quando ci arriva finisce persa. In quello che era il punto di forza della Spagna, il fraseggio stretto a centrocampo, si percepisce la dimensione della sconfitta: non solo non si vede il famoso tiki-taka, da quelle parti non si vede proprio la palla! E’ una sorta di legge del contrappasso per chi aveva riempito le bacheche di trofei con questo gioco sicuramente efficace ma inesportabile e saccente. Era un calcio da secchioni e io sinceramente spero che sia finito qui.

Del Bosque è sembrato completamente privo di idee e, purtroppo per lui, nelle bacheche piene di titoli le idee non ci si trovano. Se ne torna a casa come Lippi quattro anni fa, pagando un tributo per la troppa gratitudine nei suoi giocatori di fiducia, un tributo molto più alto di quello che ci si aspettava. Da questo pantano ne uscirà da signore qual è, ne siamo sicuri, ma dopo tanto tempo trascorso a braccia incrociate è tempo di rimboccarsi le maniche…
Il Cile ne viene fuori con rinnovata fiducia e può davvero diventare una squadra pericolosa da incrociare nel proprio cammino: la tecnica c’è, sono ordinati, veloci e tosti come la pietra. Da evitare come la peste.

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