HomeRubricheLa macchina del tempoScifo, genio fiammingo tra Magritte e Van Damme

Scifo, genio fiammingo tra Magritte e Van Damme

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Non è mai troppo tardi per andare oltre.
Dante

Dopo Jan Van Eyck, Renè Magritte, Adolphe Sax e Jean Claude Van Damme, il Regno del Belgio può vantare un altro personaggio di spicco nel suo territorio, sbocciato come un fiore o meglio, schizzato fuori come lava vulcanica. E’ Vincenzo “Enzo” Scifo, classe 1966, probabilmente il giocatore belga più forte degli ultimi trent’anni, se non di sempre. Nato da genitori italiani, Enzo dimostrò già da piccolo le sue doti calcistiche da centrocampista, i suoi scatti e i suoi frequenti tiri da lontano tanto da entrare a soli 17 anni nelle file dell’Anderlecht nel 1983. I suoi primi anni da calciatore professionista sono più che positivi: 32 gol in 119 presenze con la squadra dell’allora allenatore Paul Van Himst. Tra il 1983 e il 1987 Scifo conquista 3 campionati consecutivi nel 1985, 1986 e 1987.

La prima Division I vinta da Enzo vanta in particolare 100 segnature realizzate dalla squadra belga e sole 25 subite, un vero record. La sua corsa e le sue coperture in centrocampo convinsero la nazionale belga a chiamarlo per i mondiali Messico ’86. Dopo un girone così così con Messico, Iraq e Paraguay, superato per un soffio, la nazionale di Scifo, Claesen e Vanderbergh fecero una scalata insolita per il loro Paese tanto da raggiungere il loro primo ed ultimo quarto posto ad un Mondiale di calcio, dopo aver eliminato agli ottavi la Russia di Bjelanov nei tempi supplementari e ai quarti la Spagna di Butragueno ai rigori, fermandosi solo in semifinale di fronte ad un monumentale Diego Armando Maradona e ad una Argentina pronta a conquistare il suo secondo titolo mondiale.

La bella ed inaspettata figura di Scifo convinsero l’anno successivo l’Inter ad acquistarlo per circa 7 miliardi di lire, un cifra record per quegli anni. La stagione dei neroazzurri è però deludente, soltanto un quinto posto in campionato, e nel primo anno calcistico in Italia Scifo non riuscì a mostrare al nostro pubblico le sue grandi doti atletiche. Dopo il Belgio e l’Italia è la Francia ad accogliere questo 23enne scatenato. Prima il Bordeaux nel 1988 e poi l’Auxerre l’anno successivo. Con questa ultima squadra in particolare, pur raggiungendo un sesto e un terzo posto, Scifo riesce a realizzare numerosi gol, 25 in 67 presenze, quasi quanto un attaccante di razza. Ed è proprio il gol una delle sue principali caratteristiche, insolito per un centrocampista.

Nel suo secondo mondiale, quello di Italia ’90, la Fifa premia una sua rete (potete ammirarla in fondo alla pagina), quella nel Girone E contro l’Uruguay, inserendola al decimo posto nella classifica dei Gol del Secolo. Uno splendido rasoterra da quasi trenta metri che si infila in porta sfiorando il palo, un tiro da cecchino, una operazione col bisturi da chirurgo del calcio.

Ai Mondiali ’90 Scifo e soci devono abbandonare i loro sogni agli ottavi di finale dopo un gol ad una manciata di secondi alla fine dei tempi supplementari contro l’Inghilterra grazie ad un gol di Platt. Ma Scifo ormai è sulla bocca di tutti. Ritorna l’anno dopo in Italia, questa volta nel leggendario Torino di Mondonico, probabilmente il più forte dopo quello di Radice e dei bad boys Pulici-Graziani, squadra che dopo un bellissimo terzo posto nel campionato italiano ’92, appena sotto al Milan di Van Basten e alla Juve di Baggio e dopo una storica vittoria col Real Madrid nella semifinale di Coppa Uefa si vide sfumare il titolo solo in finale contro l’Ajax di Van Gaal dopo due maledetti pareggi all’andata e al ritorno, fatale quello al Delle Alpi (2-2) e definitivo quello in Olanda (0-0). Scifo però è la spina dorsale del Torino e l’anno successivo, seppur deludente in campionato, riesce a vincere la Coppa Italia battendo la Roma.

E’ proprio con un anno vincente che Scifo lascia lo stivale e ritorna in Francia, al Monaco dove in quattro stagioni conquista il campionato ’96-’97 con 79 punti. A 30 anni ormai Enzo, il grande giocatore belga, forse il più grande, è ormai nella sua fase discendente ma prima di abbandonare la carriera da calciatore per iniziare quella da allenatore, riesce ancora a stupire ed è uno dei protagonisti della vittoria della Division I nel 2000 vestendo ancora una volta, l’ultima, la maglia della sua Anderlecht, forse la squadra dove più di tutte ha lasciato il suo cuore. Snello, leggiadro e dal tiro infuocato, Scifo è questo e non solo. Un giorno, quando sarà vecchio, racconterà ai nipotini le sue gesta, sorseggiando una delle 50 birre prodotte in Belgio, mentre Magritte strappata la piuma dall’ala di un angelo scriverà dentro una nuvola “Ceci n’est pas Enzo”.

 

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