Due rigori sbagliati, sette gol e un’infinità di occasioni mancate. Di norma, basterebbe per rendere una serata di calcio praticamente magica. Invece, ai tifosi del Chelsea non resta nemmeno la consolazione morale di essere stati vittima di un’ingiustizia: già, il biscotto a Donetsk tra Shakhtar e Juventus non c’è stato, i blues hanno chiuso semplicemente terzi il girone di Champions League che affrontavano da campioni in carica e retrocedono in Europa League. Benitez, almeno questa sera, non ha colpe: il Chelsea ha fatto il suo dovere, con qualche difficoltà di troppo nella prima parte, ma il Nordsjaelland è stato steso con un 6-1 tennistico. I danesi, dal loro canto, chiudono il girone con un solo punto, quello conquistato in casa contro la Juve: può andar bene così. Primo tempo da cuori forti: il Chelsea spreca l’impossibile, Torres sembra non poter perforare nemmeno la debole difesa danese e alla mezzora addirittura gli ospiti hanno la possibilità di passare in vantaggio. Rigore, fischiato per un fallo di mano di Cahill (nettamente fuori area), sbagliato da Stokholm. Poco dopo, succede praticamente lo stesso, ma dal versante opposto: ancora Cahill si fa perdonare con un colpo di testa bloccato con le mani dalla difesa ospite. Hazard, unico neo della solita serata ad altissimo livello, si fa parare il rigore da Hansen. Passano altri tre minuti e Nijhuis fischia il terzo rigore, ancora per un fallo di mani: stavolta David Luiz non sbaglia. E’ l’inizio della fine per il Nordsjaelland, prima dell’intervallo riesce a segnare anche Torres, favorito da un rimpallo prima della conclusione vincente a porta vuota. Il gol ospite di Joshua John a inizio ripresa (indecisione di Cech e Ivanovic) non cambia il copione: Cahill fa 3-1 con un colpo di testa, Hazard serve un assist al bacio per la doppietta – incredibile ma vero – di Torres, Mata fa 5-1 approfittando del solito numero del piccolo fantasista belga e, nel finale, Oscar chiude il set solo davanti ad Hansen. Da Donetsk, però, l’unica notizia che arrivava era il gol di Giovinco a metà ripresa: quanto basta per smettere di esultare ai gol dei blues. Il povero Benitez non può brindare neppure alla sua prima vittoria londinese.
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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.