Psg-Rennes 1-2: in 11 contro 9 per tutto il secondo tempo, Ancelotti ancora k.o.

Una partita per cuori forti: tre grandi gol, due espulsioni, polemiche sull’arbitraggio, i fischi del pubblico. Psg-Rennes si candida a match della stagione in Ligue 1, soprattutto per le circostanze in cui è maturato l’incredibile 1-2 con cui gli ospiti hanno espugnato il Parco dei Principi. Già, perché i ragazzi di Antonetti – che in settimana aveva polemizzato con Ancelotti e Leonardo – sono rimasti in 10 al 25′, in 9 al 51′ ma hanno saputo resistere strenuamente, con un pizzico di fortuna e, soprattutto grazie a una fantastica prestazione di Ndiaye, portiere di riserva subentrato proprio in occasione del primo rosso combinato al titolare, Costil. C’è da dire, da subito, che i capitolini avrebbero ampiamente meritato il pari (netto anche un calcio di rigore per un fallo di mano di Boye) se non altro per l’assedio durato un’intera mezz’ora, con il miglior Lavezzi della stagione, un Pastore finalmente ispirato ma senza l’uomo dai gol possibili e impossibili, Ibrahimovic, assenza che è sempre risultata decisiva – in negativo – in questo scorcio di stagione per il Psg. Conta, comunque, solo il risultato, e gli uomini di Ancelotti vedono sfuggire i tre punti per la terza partita di fila, sono sconfitti nuovamente al Parco dei Principi 15 giorni dopo il k.o. col Saint-Etienne. Una mini-crisi che costerà non solo il primato, ma farà scivolare i capitolini almeno fuori dalle prime tre, impensabile dopo la striscia di risultati utili consecutivi a cavallo tra settembre e ottobre. I gol e gli episodi: al 13′ Alessandrini, grande rivelazione di quest’inizio di Ligue 1, porta in vantaggio gli ospiti con un gran tiro al volo da fuori area. Otto minuti dopo, con assist di Pastore, Nenè pareggia con un delizioso pallonetto; al 25′ viene espulso Costil (atterrato Menez, lanciato a rete), ma prima dell’intervallo una punizione geniale (rasoterra) di Feret beffa Sirigu. A inizio ripresa il doppio giallo, giustissimo a Makoun, e da lì in poi l’assedio parigino e lo show di Ndiaye. Con annessi i fischi del pubblico e la faccia, rabbuiata, di uno spaesato Ancelotti.

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.

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