OM-Psg, il 2-2 che non ti aspetti. All’interno gli highlights

Al Vélodrome erano terrorizzati dall’idea di veder vanificato un mese e mezzo straordinario in due partite. Sei vittorie consecutive nelle prime sei giornate di Ligue 1; l’Olympique Marsiglia spadroneggiava mentre il supermegaiperfantasmagorico Paris Saint-Germain arrancava tra pareggi indecorosi ad Ajaccio o in casa col Lorient e subiva gli sfottò di una nazione intera. Poi il k.o. di Valenciennes ha riportato tutti sulla terra: tanto da far buttare un occhio anche alla classifica. Se si vince sempre, è matematico portare a casa il campionato; quando si perde, è buona norma guardarsi anche alle spalle. Il Psg era a tre punti. Incredibile: alla vigilia “du classique”, OM-PSG che da secoli non era tanto importante ai fini della classifica, in molti pronosticavano che in Ligue 1 si sarebbe praticamente ripartiti da zero. Così non è stato. Nonostante Ibrahimovic.

Già, perché l’OM ha racimolato un prezioso 2-2, frutto di 15 minuti folli, inusuali per lo spettacolo medio che di solito offre la Ligue 1. E, miracolo dei miracoli, assoluto protagonista ne è stato André-Pierre Gignac, uno che a Tolosa sembrava una macchina da gol, e che a Marsiglia era diventato l’idolo dei Mc Donald della zona. Big Mac, gli urlavano a più riprese negli stadi dell’esagono. Gignac si è disintossicato, è tornato un professionista, ed ha risposto a Ibrahimovic. Doppietta contro doppietta. Come in Barcellona-Real Madrid, con Messi e Ronaldo. Sì, fa effetto sentirli dire tutti assieme: Messi, Ronaldo, Ibrahimovic, Gignac. Ma il bellissimo diagonale con il quale ha infilato Sirigu per l’1-0 ha poco da invidiare al solito colpo da karateka dello svedesone (altro che colpo di tacco…). Certo, Ibra, resta di un’altra categoria per questo campionato. Ciondolante, quasi più annoiato di quanto si annoiava in Italia. Eppure dai suoi piedi partono sempre palloni divini. Come la punizione dell’1-2 da 35 metri (ahi ahi Mandanda…). E in campo si vede subito quanto abbia preso a cuore Verratti. L’ex Pescara, oramai idolo della curva parigina, per una volta ha giocato sotto tono, rimediando un giallo che molti amano definire “da frustrazione”, ed ha finito per essere sostituito anzitempo da Carlò. Resistendo, però, più di Pastore, rimpiazzato dopo l’intervallo da Gameiro. El Flaco è nell’occhio del ciclone: la scorsa stagione, seppur con molti alti e bassi, si era guadagnato almeno la possibilità di riprovarci. Adesso, è il più in difficoltà nella rosa capitolina. Ibra gli avrà tolto spazio e palloni, quello che Maradona definì “il partner ideale ” di Messi ha però perso ispirazione e quel briciolo di personalità che stava germogliando a Palermo. Così torna di moda uno dei titoli più famosi dell’Equipe, almeno negli ultimi anni: “Vale davvero 42 milioni?”.

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.

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