The K point: Red Devils, benvenuti all’inferno

Oggi pomeriggio ero in fila per prendere un biglietto per la prossima partita del Leicester City, contro il glorioso Charlton. I biglietti erano gratis, perciò potete immaginare la marea di studenti e personale universitario che attendevano il loro regalo. Tra gli appassionati in fila (anche se si poteva benissimo individuare chi con il calcio non ha mai avuto nulla a che fare), ce n’erano molti tifosi del Manchester United, che non è un caso, essendo la squadra più tifata del Regno Unito. 

Provando a scambiare quattro chiacchiere con loro, mi sono accorto che quasi tutti avevano in comune una cosa: il silenzio. Nessuno infatti voleva parlare dell’umiliante sconfitta subita ieri sera dalla loro squadra da parte dell’Olympiakos, né tantomeno della disastrosa stagione dei Red Devils.

Li capisco. Sono passati improvvisamente dall’essere la squadra più temuta in Inghilterra (e forse nel mondo) alla barzelletta di tutti i pub e dei tabloids. Non a caso ho dedicato diversi articoli della rubrica “The K point” all’analisi delle sofferenze del Man U nell’era post-Ferguson (questo, ad esempio).

Moyes, il successore nominato da sir Alex, ieri sera si è preso tutte le responsabilità della sconfitta. Una sconfitta che non è umiliante tanto per il risultato (2 a 0), ma per la mancanza di gioco, idee e carattere. A dimostrazione di ciò, basta pensare che l’unica occasione della partita è capitata al’89’ sui piedi di Van Persie, il quale ha deciso di non regalare ai suoi un gol immeritatissimo (come ammesso da Moyes).

Ho sentito in tanti trovare come spiegazione dell’orribile stagione dei Red Devils la mancanza di qualità. Certo, magari la rosa non è al livello di Bayern o Real, ma di ottimi giocatori ce ne sono, così come di giovani interessanti (Januzaj su tutti). Altri trovano come capro espiatorio il solo Moyes, ma è difficile attribuire il 100% delle colpe ad un allenatore che in passato ha dimostrato di poter fare grandi cose. Penso che ci sia anche qualcos’altro.

Questa mattina ho letto un’intervista interessantissima a Robbie Savage, ex centrocampista cresciuto proprio nei Red Devils e ora opinionista per la BBC. Savage, a mio parere, ha riassunto perfettamente cosa sta succedendo allo United:

“Per giocare nello United non devi essere solo bravo tecnicamente, ma devi avere qualcosa in più. Non mostrare abbastanza voglia, non dare l’anima per avere la palla e per vincere tackle è inaccettabile.”

“Allo United manca leadership, cattiveria o spirito di squadra? Io direi tutti e tre.”

Con l’eliminazione dalla Capital One e dalla FA Cup, più gli 11 punti dal quarto posto in classifica, tutte le speranze di salvare la stagione e di continuare a sentire la musichetta dell Champions sono aggrappate all’ottavo di ritorno in scena all’Old Trafford. Il teatro dei sogni non ha più un effetto terrorizzante sugli avversari come una volta, ma chissà che non dia quel qualcosa in più agli uomini di Moyes e gli faccia tornare il vero spirito United.

Come si dice da queste parti “Anything can happen”, anche perchè la prossima volta vorrei  scambiare qualche chiacchiera più prolungata con un tifoso dei Red Devils

Davide K. Cappelli

Giornalista Sportivo Brit-It, autore della rubrica "The K point".

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Davide K. Cappelli

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