Alvaro Negredo
Alvaro Negredo ha annunciato il ritiro dal calcio. Un messaggio semplice, un video essenziale: un paio di scarpe appese a un gancio e un saluto. “Grazie, calcio”, ha scritto l’attaccante spagnolo, mettendo il punto finale su una carriera lunga e ricca di tappe significative.
L’ultimo club di Negredo è stato il Real Valladolid, dove ha contribuito alla promozione in Liga nella passata stagione. Da allora, nessuna nuova avventura, nessun contratto firmato. A 39 anni, la decisione è arrivata con la consapevolezza di chi ha già dato tutto.
La carriera di Negredo inizia nelle giovanili del Rayo Vallecano, ma il salto di qualità arriva con il passaggio all’Almería. Da lì il trasferimento al Siviglia, dove si afferma come uno degli attaccanti più affidabili della Liga. Gol, potenza fisica, tecnica solida: caratteristiche che lo portano a guadagnarsi la chiamata del Manchester City nel 2013.
L’impatto in Premier League è immediato. Con i “Citizens”, Negredo vince la Premier League e la Coppa di Lega, segnando reti decisive e mostrando una capacità realizzativa che lo rende un punto di riferimento per Manuel Pellegrini. Ma l’avventura inglese dura poco: dopo una stagione, torna in Spagna, in prestito al Valencia.
Non solo Spagna e Inghilterra. Negredo ha calcato i campi della Super Lig turca con il Besiktas, della Premier League con il Middlesbrough, e ha vissuto un’ultima esperienza in patria con il Cadice prima dell’addio al Valladolid. Nel complesso, ha totalizzato 290 gol in 755 presenze a livello di club. Numeri che raccontano il profilo di un attaccante affidabile, capace di segnare in contesti diversi, senza mai perdere il fiuto per la rete.
Nel palmarès di Negredo non ci sono solo trofei di club. Il suo nome resta legato a una delle epoche più vincenti della Spagna, quella capace di dominare il calcio mondiale tra il 2008 e il 2012. Fa parte della rosa che trionfa a Euro 2012, giocando due partite in un torneo che vede la “Roja” chiudere un ciclo irripetibile.
In totale, colleziona 21 presenze e 10 gol con la nazionale. Un bottino discreto, in un’epoca in cui la concorrenza nell’attacco spagnolo è feroce. Eppure, il suo contributo resta tangibile, con reti pesanti e una presenza fisica sempre utile.
Niente annunci trionfali, nessun evento celebrativo. Negredo sceglie il silenzio e la sobrietà, un commiato senza troppi riflettori. Eppure, la sua carriera racconta di un attaccante che ha lasciato il segno ovunque sia passato. Il calcio lo ha salutato, ma il suo nome rimane nei libri di storia. E forse, in fondo, non è ancora l’ultima pagina.
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