C’era da aspettarsi una Croazia abbottonata e così è stato. Kovac schiera i suoi con un 4-4-1-1 effettivo con Kovacic a supporto di Jelavic e primo pressatore (con scarsissimi risultati) di Luiz Gustavo. Ma l’attenzione del tecnico croato è evidentemente volta alle corsie e imposta una formazione che attende il Brasile a metà campo, non lascia mai trovare la velocità agli avversari, non concede mai l’uno contro uno agli esterni alti e guarda a vista Dani Alves e Marcelo. I due esterni brasiliani, spesso attaccanti aggiunti abilissimi sia nel fraseggio che nel cercare l’affondo, non incidono quasi mai e trovano nelle cerniere croate un avversario più ostico del previsto che non rinuncia a ripartire quando ne ha la possibilità (ottima la prova del genoano Vrsaljko sulla sinistra).
Il Brasile cerca di passare per vie centrali dove trova la densità (e la qualità) del centrocampo di Kovac e vi riesce solo in due occasioni: con un’incursione di Paulinho e nell’occasione del pareggio di Neymar. Solamente le distrazioni dei balcanici, gli episodi e un rigore spiritosissimo fanno la differenza nel punteggio finale. Scolari ha impostato una squadra che sembra un po’ troppo legata alle fiammate e forse dovrà rivedere qualche cosa se vuole mettere in difficoltà avversari di livello superiore.
Nota di merito prettamente personale per Luiz Gustavo, uno di quei giocatori che non finiscono in copertina ma dal campo non lo toglierei mai.
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