BRUNO METSU. “Nessuna Champions league è in grado di portarti nel cuore della gente più di un Mondiale da protagonista (non necessariamente vincitore), con una bella storia da raccontare”. Lo scrive oggi, su Facebook, Federico Casotti. Nella notte, a Dunkerque (sua città natale), è venuto a mancare Bruno Metsu. A 59 anni si è spento un uomo di calcio che ha passato gli ultimi anni della sua vita a lottare contro un male terribile che lo ha colpito per ben tre volte.
Metsu, ex centrocampista di Lille e Valenciennes, è diventato semplicemente un idolo in Senegal: riuscì a portare la nazionale africana fino ai quarti di finale del Mondiale 2002 in Corea e Giappone (miglior risultato di sempre per una rappresentante del Continente Nero come il Camerun nel ’90 e il Ghana nel 2010), battuto solo ai supplementari dalla Turchia, dopo aver incantato con un gioco spumeggiante in tutte le gare disputate, inclusa la vittoria all’esordio contro la Francia, campione uscente. Nello stesso anno portò il Senegal alla finale di Coppa d’Africa, persa poi contro il Camerun. Dopo l’esperienza da commissario tecnico preferì allenare negli Emirati Arabi, prima di diventare l’allenatore del Qatar e dell’Al-Wasl, a Dubai, per sostituire Maradona. Da più di un anno, però, Metsu aveva deciso di smettere di allenare per “giocare la partita della mia vita”. Una vita che, per chi l’ha amato, diventerà presto leggenda.
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