Nessuno vuole allenare la nazionale: non solo Ranieri | È arrivato un altro rifiuto

Claudio Ranieri ha detto no alla Nazionale - LaPresse - Tuttocalcioestero.it
La Nazionale italiana non ha ancora trovato un nuovo commissario tecnico. Claudio Ranieri non è stato l’unico a rifiutare la panchina azzurra
Fa ancora discutere il ‘no’ di Claudio Ranieri alla proposta di allenare la Nazionale italiana formulata dal presidente della Figc Gabriele Gravina. Il rifiuto dell’ormai ex allenatore, ora consulente, della Roma ha spiazzato completamente il numero uno della Federcalcio.
In base alle ricostruzioni compiute da giornalisti ed osservatori Ranieri aveva dato all’inizio la propria disponibilità a sedersi sulla panchina azzurra. Tutto è cambiato a quanto pare nella notte tra lunedì e martedì quando al termine di accurate e attente riflessioni è maturato il rifiuto di ‘sir’ Claudio.
Sta di fatto che la Federazione ha incassato un ‘no’ che non si aspettava di ricevere e senza una valida alternativa a portata di mano. Nelle ultime ore però la Figc sembra aver individuato un percorso nuovo e quanto meno di buon senso.
La nomina di un ‘vecchio saggio’ come Cesare Prandelli nel ruolo di direttore tecnico di tutte le Nazionali e la scelta di un CT più giovane, favorito numero uno è Rino Gattuso, dà almeno il senso di una progettualità a medio e lungo termine che mancava completamente.
Nazionale, non è stato Ranieri l’unico ad aver rifiutato l’azzurro
Nella storia della Nazionale però non è stato Claudio Ranieri l’unico ad aver detto ‘no’ alla panchina azzurra. Anche in un passato più o meno recente c’è chi ha preferito rimanere alla guida di una squadra di club.
Addirittura in un caso di quasi 30 anni fa un celebre allenatore scelse di dimettersi da Commissario Tecnico pur di allenare in Serie A. Era l’autunno del 1996 e la Nazionale italiana era reduce da un Europeo fallimentare, avendo subito l’onta dell’eliminazione già nella fase a gironi.

Nazionale, le dimissioni che tutti avevano dimenticato
Sulla panchina azzurra sedeva in quel momento Arrigo Sacchi, che due anni prima nel mondiale americano aveva perso il titolo ai rigori nella finale contro il Brasile. Il ‘mago’ di Fusignano, profeta della zona pressing e artefice del grande Milan bi campione d’Europa nel biennio 1988-1990, fu richiamato a Milanello a stagione in corso dal presidente Silvio Berlusconi.
Il Diavolo navigava in cattive acque e il fondatore di Mediaset per rivitalizzarlo richiamò in fretta e furia il tecnico che l’aveva fatto grande qualche anno prima. Sacchi non ci pensò due volte, si dimise da CT e disse ‘sì’ all’offerta del suo ex patron.