Premier League

Manchester City-Arsenal 2-1: i Gunners perdono ancora e sprofondano a -9 dal Chelsea

La Premier League è un campionato tremendamente difficile, ne sa qualcosa l’Arsenal che, esattamente come accaduto in settimana contro l’Everton, passa in vantaggio in trasferta sul campo del Manchester City, ma si fa rimontare fino al 2-1 e si ritrova con la seconda sconfitta consecutiva sul groppone, che significa finire dietro ai Citizens di due punti e addirittura a meno nove dalla vetta.

Mentre il Chelsea ha inanellato la dodicesima vittoria consecutiva, subendo solo due gol da quando è passata alla difesa a tre (esattamente all’inizio della striscia positiva) e vantando il miglior centravanti del torneo, tale Diego Costa, Manchester City ed Arsenal rappresentano quanto di più lontano ci possa essere dalla filosofia calcistica adottata da Antonio Conte. Inutile far paragoni con le difese, quando sia Citizens che Gunners praticamente non conoscono neanche il significato del termine, ma soprattutto entrambe le squadre portano avanti da tempo la dottrina del falso nueve o della rotazione dei trequartisti in attacco, senza un punto di riferimento fisso. Giroud ormai fa costantemente panchina e, al massimo, rappresenta per Wenger un’arma da dispiegare a partita in corso, mentre Aguero dall’altra parte è squalificato e dà modo a Guardiola di presentare un 4-2-fantasia che prevede l’alternarsi di Sterling e Sané al centro dell’attacco con Silva e De Bruyne a supporto.

A guardare la prima parte di gara, sorge più di un dubbio sull’assetto dei Citizens, che sembrano giostrare in avanti con velocità sì, ma ben poca precisione. Una sorta di caos organizzato, ma organizzato maluccio. L’Arsenal invece pare più concreto soprattutto grazie all’incisività di Walcott, che inserendosi spesso tra le maglie della difesa avversaria offre un pratico sbocco alla manovra. E’ proprio da un movimento dell’ex grande promessa del Southampton che nasce il gol del vantaggio dei Gunners al quinto minuto, su assist del sempre ottimo Alexis Sanchez. Il Manchester City, colpito a freddo, non riesce a trovare una reazione consistente e si perde tra i fraseggi dei suoi fantasisti, seppure giganteggi in mezzo al campo, dove Fernando e Yaya Touré garantiscono quella sostanza che i loro corrispettivi in maglia ospite, Coquelin e Xhaka, non riescono neanche a far intravedere. Aggiungendo l’impalpabile prova di Özil a fronte di un sempre presente De Bruyne, al quale manca solamente e da troppo tempo il gol, si capisce ancor di più quanto la squadra di Guardiola paghi l’assenza di una punta di riferimento, cosa che vanifica tutta la mole di gioco creata.

Ad inizio ripresa, però, arriva la scossa che i Gunners non si aspettano. Male, perché un allenatore dell’esperienza di Wenger dovrebbe ben sapere che non si può mai dar per vinto un avversario come il Manchester City. Bastano due minuti da punta centrale a Leroy Sané per trovare il pertugio giusto ed infilare Cech su assist di Silva. Il gol subito spiazza i Gunners che a centrocampo spariscono definitivamente dal campo e finiscono nella morsa del pressing alto dei Citizens, non riuscendo più ad uscire dalla propria metà campo. E’ esattamente quel che vuole Guardiola. L’allenatore catalano sa benissimo quanto soffrono i suoi dal cerchio di metà campo in giù e non può far altro che sperare che la palla resti sempre nella parte di terreno dell’Arsenal. Cosa che avviene per tutto il secondo tempo. Wenger inserisce l’arma Giroud troppo tardi, quando ormai Cech è già capitolato una seconda volta, sul gran dribbling e tiro sul primo palo in anticipo sul raddoppio difensivo di Raheem Sterling. Il 2-1 va in porto non tanto per la tenuta del City, quanto per l’incapacità di creare reali pericoli da parte dell’Arsenal.

Oggi queste due squadre si giocavano buona parte della loro credibilità come avversarie del Chelsea nella lotta al titolo e tutti i dubbi della vigilia sono stati confermati da entrambe le parti. Il Manchester City è una squadra fenomenale in avanti, ma a patto di non essere contrattaccata. I suoi trequartisti fanno la differenza, ma la difesa non riesce a finire una partita senza subire almeno un gol. In particolare, Otamendi e Stones, forse anche a causa di un mancato aiuto da parte dei centrocampisti, soffrono enormemente gli inserimenti degli attaccanti avversari serviti con lancio a scavalcare la difesa. E’ stato questo il motivo dei tre gol del Chelsea, di parte dei gol del Leicester e del gol di oggi. Senza porre rimedi è difficile pensare che questa squadra possa tenere il passo dei Blues. L’Arsenal dal canto suo conferma in pieno tutte le lacune: squadra piacevole, a tratti esaltante, da vedere, dotata anch’essa di una miriade di opzioni offensive, ma poco consistente a centrocampo. Cosa che pregiudica l’equilibrio difensivo e la capacità di tenere botta negli scontri diretti contro mediani di qualità, soprattutto se dotati anche di doti fisiche importanti, come nel caso di Yaya Touré. Troppo leggera insomma la squadra di Wenger per poter pensare di competere per il titolo, sembra molto probabile comunque che possa giocare un bel campionato, ma senza andare oltre il piazzamento Champions.

Luca Petrelli

Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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