Le vite parallele di Messi e Ronaldo

    

Il loro dualismo, nato a Roma in una sera di maggio del 2009, ha segnato e continua a segnare quest’epoca calcistica.  Con le rispettive maglie dominano da protagonisti indiscussi la scena  in Spagna, in Europa e nel Mondo, e lo fanno a tal punto da aver creato un vuoto tra loro e gli altri giocatori che avrebbero tutte le carte in regola per diventare i più forti del mondo, ma che vengono da loro oscurati, finendo per diventarne in alcuni casi addirittura dei subalterni(ogni riferimento a Neymar e Bale è puramente casuale). Da anni il pubblico è diviso tra l’eleganza e la sobrietà  di Lionel Messi e  l’egocentrico strapotere fisico-tecnico di Cristiano Ronaldo, in una rivalità che vede di fronte due fenomeni decisamente opposti caratterialmente e nel modo di giocare. Opposti si, ma comunque meno lontani di quel che possa sembrare…

Aldilà del talento smisurato e di numeri che fanno oggettivamente spavento, c’è infatti un particolare che  da tempo lega questi due fuoriclasse ormai nel pieno della loro maturità calcistica. Un particolare a cui stiamo assistendo anche in questo periodo, che condiziona ineluttabilmente il giudizio sulle loro carriere: la difficoltà esistenziale con le rispettive nazionali. Se infatti quando vestono l’azulgrana e il blanco i padroni della scena sono loro, il discorso diventa decisamente diverso quando si tratta di scendere in campo con le maglie del proprio paese, di cui vestono anche la fascia di capitano. A prescindere dal fatto che le nazionali in questione siano Argentina e Portogallo, la loro presenza amplifica e spesso moltiplica le aspettative che il mondo ripone su di esse, ma alla fine le cose vanno sempre in modo diverso, e ad oggi per entrambi, le delusioni sono state decisamente di più delle soddisfazioni

 

La sconfitta nella finale di Copa America contro il Cile, ultima tappa di un’escalation triennale di delusioni cocenti, ha fatto male a tal punto da aver spinto Messi a lasciare la nazionale. Da quando è diventato leader tecnico dell’ ”Albiceleste” Messi, aldilà di una qualità delle prestazioni altalenante rispetto a quelle offerte con il Barcellona, ha spesso dato l’impressione di essere un giocatore spento, quasi infelice. Le aspettative elevate, la necessità/urgenza di tornare a vincere da parte della “Seleccion”, il mondo pallonaro pronto a fare “gni gni gni” ad ogni suo giro a vuoto, e soprattutto il paragone pesantissimo che lo accompagna da sempre con quel “Diez” che fu profeta in patria e nel mondo e la cui personalità(nel bene e nel male) è oggettivamente ineguagliabile. Tutte cose di cui “La pulga” per anni si è portato l’ingombrante peso addosso,un peso che le sue spalle sembrano, a giudicare da quella dichiarazione a caldo, non poter reggere più. Dal punto di vista tecnico, scaricare tutta la responsabilità dei fallimenti dell’Argentina su Messi, è una boiata galattica, ma quando sei considerato il giocatore più forte del mondo e la tua squadra non arriva dove tutti vorrebbero o si aspettano, difficilmente si tiene conto del fatto che da anni la nazionale argentina sia una squadra  costantemente oggetto di bislaccherie in sede di convocazione,  il cui talento è ammassato quasi tutto in un attacco che tra l’altro spesso fa fiasco quando sale la temperatura: le dita saranno tutte puntate contro di te. E’ il dazio chiesto a tutte le superstar , un dazio che “Leo” almeno per ora, è stanco di pagare.

La nazionale rappresenta, ad oggi  una nota dolente anche per CR7. Tra i protagonisti, in tenera età,  della parte finale di quel ciclo pieno di poesia tecnica ma privo di gloria del Portogallo che fu di Figo, dal momento del  passaggio di consegne con lo stesso, Ronaldo non è riuscito a essere con la maglia della “Seleccao” il trascinatore che tutti attendevano, nonostante ad oggi ne sia leader per presenze e gol.  Atteso da molti come l’uomo che poteva far fare il salto di qualità ad una squadra che per tradizione è sempre molto forte tecnicamente ma priva dell’ultimo tassello per poter competere fino in fondo, nelle grandi occasioni Ronaldo non ha mai brillato. Dopo il 2006, ai mondiali ha sempre deluso,  e nel migliore risultato ottenuto dai lusitani, la semifinale dello scorso Europeo persa ai rigori contro la Spagna, nonostante tre reti decisive segnate in precedenza,  l’immagine che resta è quella del rigore che non ha voluto calciare in quella partita. Anche questo Europeo, nonostante sia stato eguagliato il risultato di quattro anni fa, segue la falsa riga di quelli precedenti. Il peso specifico della doppietta segnata contro l’Ungheria si è rivelato consistente, ma al netto dei due gol fatti ai magiari già qualificati, la kermesse francese per CR7 è stata sino ad adesso un disastro. Sino ad adesso Ronaldo, che ha fallito occasioni che solitamente realizza con facilità disarmante, oltre che confermare quell’emotività spesso mascherata dal suo ego ipertrofico, da l’impressione di essere fisicamente sulle gambe. Come già successo due anni fa, e anche quest’anno in finale di CL, Ronaldo paga sul suo fisico, lo scotto di una stagione giocata senza mai risparmiarsi, in nome di una necessità di primeggiare a livello individuale, che poco si sposa con le ambizioni a livello internazionale. L’imminente  semifinale , gli da la possibilità di riscattarsi, ma per farlo deve cercare di giocare in maniera più saggia e meno speculativa, il che significa mettere parte quella smania che lo rende dominatore con il Real, ma che per la sua nazionale è stata spesso più un malus che un bonus. Non impossibile, ma certamente molto difficile.

 

Se dunque le loro partite i con i club ci raccontano di due mattatori del campo che dominano la scena brillando di una luce che offusca tutto il resto, le partite con la nazionale ci raccontano di due giocatori tristi, spesso spaesati, se non addirittura soli. Caratterialmente Messi e Ronaldo restano due giocatori agli antipodi, ma per quanto riguarda la loro storia con le rispettive nazionali, sono, a loro modo,  più vicini che mai.

Emilio Scibona

Laureato in Storia, proiettato nell'attualità, intossicato dal presente e incuriosito dal futuro. Appassionato di calcio, esaltato dal basket, catturato dal rombo di motore della Formula 1. Rimpiango i tempi che furono ma credo comunque nel domani.

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Emilio Scibona

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