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Euro 2016: Croazia, un cerchio che si chiude

 

Una squadra molto talentuosa, un girone complesso superato alla grande, l’accesso alla parte morbida di un tabellone decisamente alla portata per quel che si è visto in questo Europeo: le carte in regola per arrivare fino in fondo c’erano tutte. E invece il viaggio della Croazia è finito quasi subito, e quel treno che marciava spedito è finito per deragliare alla prima stazione, contro il Portogallo, avversario certamente difficile ma non quanto quella Spagna, sconfitta appena qualche giorno fa in modo più perentorio rispetto a ciò che poteva suggerire prima il pronostico e poi il risultato finale.

La squadra di Cacic ha provato a giocare il calcio ritmato e speculativo che è nel suo DNA, ma si è trovata contro un avversario che al contrario ha calcolato ogni sua mossa, facendo smarrire i croati in quel guado nel quale si perdono quando non riesono ad esprimere la loro creatività. Certamente tanto merito va ad un Fernando Santos in versione Kasparov, bravissimo nel saper scegliere le giuste pedine da muovere nello scacchiere calcolando bene ogni mossa, ma condensare il tutto nell’abilità del c.t. lusitano, sarebbe riduttivo visto l’episodio che ha portato ad un gol beffardo in contropiede dopo l’occasione della vita. Il diagonale orribile di Nani e il tap-in  di Cristiano Ronaldo: due negazioni che hanno portato all’affermazione di Quaresma, il più croato dei lusitani.

La storia si svolge in un tempo lineare ma vive di cicli, e la rete del “Ciganito”, chiude idealmente quel cerchio che si era aperto l’8 luglio di 18 anni fa, sempre in Francia, ma a Parigi e non a Lens, in quello che, per via del successivo terzo posto resta comunque il punto più alto della breve storia della nazionale croata. Il palo di Perisic come l’illusorio vantaggio di Suker, la palla persa da Boban come quella persa da Strinic, la rete dell’inatteso Quaresma come le due reti dell’inatteso( certamente in senso realizzativo) Thuram. A questo giro sembrava davvero che la Croazia potesse se non superare, quantomeno eguagliare i fasti di quella squadra mitica anche se non del tutto fortunata, ma come è già successo 18 anni fa, quando doveva girare male, ha girato male. E alla fine al posto della gloria subentrano i severi ma comunque inevitabili rimpianti.

Emilio Scibona

Laureato in Storia, proiettato nell'attualità, intossicato dal presente e incuriosito dal futuro. Appassionato di calcio, esaltato dal basket, catturato dal rombo di motore della Formula 1. Rimpiango i tempi che furono ma credo comunque nel domani.

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Emilio Scibona

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