West Ham-Manchester United 3-2: Upton Park chiude in gloria, i Red Devils perdono il treno Champions

Nulla è per sempre. Forever blowing bubbles sì, ma mai più ad Upton Park. Tra qualche mese Boleyn Ground si trasformerà in un grande cantiere per una serie di palazzine residenziali. Lo storico impianto del West Ham chiude i battenti con l’ultima sfida stagionale contro il Manchester United, una partita ricca di significati, soprattutto in chiave piazzamenti europei. Van Gaal vuole fare lo scherzetto a Guardiola e sorpassare il City al quarto posto, Bilic deve rifarsi del clamoroso 1-4 patito sabato scorso contro lo Swansea per riacciuffare il sesto posto valido per l’Europa League.

In un’atmosfera festaiola, sembra che qualcuno esageri con l’alcool sin dal tardo pomeriggio, tanto che l’arrivo del pullman dello United è reso difficoltoso da alcuni tafferugli che coinvolgono forze dell’ordine, tifosi esagitati e lo stesso mezzo dei Red Devils, che ne esce con qualche protezione infranta e, soprattutto, con troppi minuti di ritardo. La polizia decide di posticipare l’inizio del match di tre quarti d’ora ed il presidente degli Hammers, Sullivan, se la prende perché tutto ciò ritarderà lo show di congedo del suo ormai ex stadio. Secondo lui il Man United ha qualche problema ad organizzare le trasferte a Londra, visto che pure contro il Tottenham non era giunto in tempo. Diatribe più da bar che da Premier, ma anche questo è calcio inglese.

Quando finalmente le squadre dovrebbero scendere in campo, lo United resta di fatto negli spogliatoi. Stavolta la colpa non è dei tifosi di casa, anzi semmai merito loro se la propria squadra spinge sulle ali dell’entusiasmo, ma i Red Devils entrano troppo molli e vengono letteralmente travolti. Solamente l’incredibile numero di occasioni sprecate fa sì che all’intervallo il punteggio sia solamente di 1-0, con gol di Sakho lasciato libero di tirare in area sul cross dal fondo di Lanzini al 9′. Nel secondo tempo l’ingresso di Carrick, cresciuto nel vivaio degli Hammers, dà più sostanza in mezzo al campo alla formazione di Van Gaal e lo United pareggia con Martial al 51′ dopo grande azione di Mata. Passano 20 minuti e di nuovo Martial, con un cross che si trasforma inavvertitamente in tiro, trova il 2-1, ma i Red Devils soffrono terribilmente sulle palle inattive a causa della disparità di statura tra i suoi difensori (Smalling a parte, un po’ troppo bassini) e i saltatori avversari. Così sui cross pennellati di Payet arrivano il 2-2 di Antonio al 76′ ed il definitivo 3-2 di Reid all’81’.

Il Manchester United perde una favolosa occasione di sopravanzare i cugini del City ed ora si appresta a giocarsi l’ultima chance di entrare in Champions League in casa contro il Bournemouth, nella speranza di un passo falso della squadra di Pellegrini impegnata in trasferta a Swansea, proprio in casa dello stesso Guidolin che sabato scorso aveva strapazzato gli Hammers con un netto 4-1. Il West Ham controsorpassa il Southampton e si issa al sesto posto in classifica, con la consapevolezza di doverlo difendere con le unghie e con i denti a Stoke-on-Trent sabato prossimo.

Non resta che intonare di nuovo, un’ultima volta le note di Forever Blowing Bubbles con le lacrime agli occhi mentre si esce da Boleyn Ground. C’è chi dice che si fermerà a pregare, come se si abbandonasse un compagno caduto, come di fronte ad una casa in cui s’è vissuta gran parte della propria vita, o almeno la parte sportiva ed emotiva. Il progresso in Inghilterra è così, non fa prigionieri. Wembley nuovo sopra Wembley vecchio, Highbury che lascia il passo all’edilizia residenziale in nome del più moderno Etihad. Ora la mire espansionistiche di un club che punta ad incrementare il numero di abbonati e si sposta nel più grande Stadio Olimpico, lasciando ancora una volta che un monumento dello sport britannico si trasformi in eleganti condomini. Addio Upton Park, lo ricorderemo rispecchiato in una graziosa bolla di sapone volata alta in cielo, come tutti i sogni dei tifosi prima di sbiadire e scoppiare.

I’m forever blowing bubbles, pretty bubbles in the air
They fly so high, nearly reach the sky
Then like my dreams they fade and die

Luca Petrelli

Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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