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Feeling basco: Aritz Aduriz, il gol-(in)dipendente

C’è un doppio filo, neanche troppo sottile, che lega Aritz Aduriz ed il Paese Basco. No non c’entra il Bilbao stavolta, i motivi sono molto più profondi ed affascinanti. Pian piano li analizzeremo all’interno dell’articolo ma tra tutte le cause non può non essere sottolineata una parola tanto piena di significato quanto, paradossalmente, povera dello stesso se usata in sedi non consone: l’indipendenza.

La storia del Beccmais (nome utilizzato per parlare del Paese Basco) è di quelle intriganti, fatte di ribellioni e di battaglie solo recentemente terminate. Al centro dei continui moti insurrezionali capeggiati dall’ETA (ex-PNV) c’è l’identità nazionale: l’Euskal Herria (popolo che parla la lingua basca) è spinto dalla voglia di indipendenza che dai tempi di Sancho il Grande è vana utopia. Allora furono i suoi figli, incapaci di spartire il regno, a decretare la fine dell’entità nazionale, poi fu il turno dello stato spagnolo ed infine di Francisco Franco che, per usare un eufemismo, non era un grande simpatizzante del Paese Basco. Dopo la fine del franchismo, Juan Carlos tentò di riavvicinarsi e ricucire lo strappo ma non fu mai riconosciuto al popolo la loro volontà di autodeterminarsi. Grave errore.

Quando però sembrava che il governo spagnolo ed il partito basco fossero ad un passo da una storica tregua, i governanti di Madrid fecero saltare l’accordo. Secondo grave errore. L’ETA iniziò una serie di spietati attentati terroristici tra i quali il famoso assalto al supermercato di Barcellona. La tensione arrivò alle stelle ma, come sempre, il dialogo aiuta più dei proiettili: nel 1992 fu fondato Elkarri, movimento sociale basco che mirava a soluzioni alternative e soprattutto non violente; l’ETA iniziò a perdere seguaci e nel 2004 ha dichiarato il cessate il fuoco definitivo. La situazione è nettamente migliorata ma all’orgoglio non si comanda, tantomeno al desiderio di indipendenza.

Cosa lega dunque Aduriz al suo paese d’origine, quello basco? La sua storia personale è molto simile a quella dell’Euskal Herria: è cresciuto a pane e orgullo, andategli a spiegare che non potrà realizzare il sogno di vedere il Paese Basco indipendente. Un passo alla volta Aritz ha spostato i suoi orizzonti, si è allontanato dal suo territorio natale ed ha iniziato ad esplorare la Spagna, Mallorca prima e Valencia poi, in entrambi i viaggi una sola costante: la dipendenza dal gol. Ma Aduriz è molto romantico ed il richiamo della madre patria suscita in lui lo stesso desiderio che Ulisse aveva alla fine del viaggio, prima di tornare ad Itaca. Quando l’attaccante sbarca a Bilbao non ci sono caroselli, niente presentazioni in grande stile: ovvio, è il sangue basco che quello circola nelle sue vene, bisogna lavorare duramente e tornare a far sognare i tifosi bianco-rossi e poi lui è più che ferito e con un basco ferito è veramente difficile provare a trattare. Ha un solo obiettivo in mente, far dimenticare il volto pulito e carismatico del Re Leone, Fernando Llorente e tornare ad essere lui l’icona.

Non ci mette nulla a cancellare il ricordo dell’ex-Juventus. 18 gol alla prima stagione, 18 anche alla seconda (con 10 assist), 26 alla terza e già 20 in questa prima parte di stagione. E’ lui il simbolo della gente ma il suo stesso popolo reclama, sono 31 anni che non si vede un briciolo di trofeo ma i tempi sono maturi e con Aduriz ce la si può fare. L’occasione arriva presto ma non è delle migliori: Supercoppa di Spagna. Avversario? Il Barcellona del Triplete targato MSN. La tensione si sente, è inutile negarlo, i giocatori hanno ancora in testa il 3-0 subito dall’Atletico Madrid nella finale di Europa League, tremano, hanno paura. Tutti tranne il protagonista della nostra storia, esce dal tunnel che conduce agli spogliatoi con uno sguardo che ho visto poche volte ma che quelle poche ha significato solo una cosa: voglia di scrivere la storia. Ha studiato troppo bene gli avversari per sbagliare quella partita e non può deludere la sua gente. L’Athletic vince 4-0, lui ne infila 3, il San Memes gli tributa un’ovazione che lascerebbe senza fiato qualunque imperatore tornato vincitore da una campagna militare. Manca il ritorno, è vero, ma lui segna anche lì e si può finalmente festeggiare. Il Paese Basco ha un nuovo eroe dopo Sancho: Aritz Aduriz Zubeldia da San Sebastiàn. Do you believe in miracles?

 

Gianmarco Galli Angeli

Classe 96. Aspirante giornalista e telecronista, coltiva la sua passione scrivendo per tuttocalcioestero.it. E' un amante sfrenato degli intrecci specie quando a fondersi sono calcio e storia, lato poetico in una vita fatta di prosa.

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