Vardy da record: elogio all’uomo normale (non qualunque)

Perché sempre più persone amano il calcio inglese? Questione di sapori, oltre Manica se ne trovano di insoliti o dimenticati dalle nostre parti. La Premier League ha Storia, ma a fare la differenza in questo caso sono Le Storie. Quella di Jamie Vardy è tipica di un certo modo di vivere il calcio made in Uk, dentro potete ritrovarci i motivi che spingono molti a preferire il calcio inglese a qualsiasi altra realtà. Certo, spesso la retorica del riscatto e la storia del ragazzo che “viene dalla provincia” diventa facile tormentone per ottenere letture e proporre un personaggio in contrapposizione ad altro. Eppure il calciatore è spesso e volentieri una persona proveniente da livelli non certo elevati dalla società, ma allora perché adesso la “normalità” fa tanto notizia? Quando Charlie Austin tocca palla parte la storia di un ragazzo che a 25 anni lavorava ancora nella ditta di famiglia e guardava al calcio come una passione. Come tanti ragazzi, ovunque nel mondo, è l’elogio alla normalità, ha a che fare con quel sogno che tutti, sotto sotto, abbiamo coltivato.

E allora largo a Vardy, che a 20 anni lavorava in una fabbrica di sostegni ortopedici, lui che poi è diventato la colonna di questo miracolo Leicester. Fisico minuto, che convinse lo Sheffield Wednesday a tagliarlo dopo la trafila nel settore giovanile, 30 sterline a settimana che servono a campare, un passato travagliato. Questa è un’altra cosa che intriga l’appassionato di calcio inglese, un immaginario fatto di pub e scazzottate, ma sempre con l’occhio a un codice comportamentale. Un codice che allontana dalle leggi del show biz e avvicina al cameratismo familiare tra amici, la cavigliera elettronica che gli è stata imposta dopo aver menato alcuni ragazzi che minacciavano un amico sordo è quasi una medaglia.

Una carriera non semplice, come abbiamo detto, passata tra Stockbridge Park, Halifax e Fleetwood, qui conquista il titolo di giocatore dell’anno realizzando 31 reti. Il gol come denominatore comune, nel 2012 l’occasione della vita: 1 milione di sterline, mai era stata spesa una somma simile per un giocatore di non-league. L’approdo in Championship, il tempo necessario per abituarsi, poi i sedici gol che aiutano i Foxes a fare il grande salto. Ed eccoci in Premier League, quando forse neppure ci sperava più, annata positiva quella scorsa ma è in questi mesi che l’attaccante sta incantando il mondo intero. E’ notizia fresca il record di Van Nistelrooy eguagliato: gol in dieci partite di fila. Roba da matti, ancora più assurda la classifica dopo 13 turni. Leicester primo davanti alle due di Manchester e alle londinesi Arsenal e Tottenham. La decima città di Inghilterra per popolazione è ora la capitale della Premier League.

Difficile dire dove possano spingersi i blues del King Power Stadium, Ranieri non se lo chiede e gongola, alla faccia di chi lo dava per bollito. Bravo il nostro Claudio, ma i 13 gol di Vardy non sono un dettaglio. Un ragazzo normale, un attaccante da record, l’uomo nuovo delle copertine. Da qualche anno i media ci rifilano copie del nostro quotidiano, il reality come forma di intrattenimento al ribasso. Vediamo gente litigare, innamorarsi e fare torte, dimenticare lo straordinario e rivedere le proprie ambizioni al ribasso è il nuovo mantra. Vardy ci piace tanto perché la sua storia è “normale”, non “qualunque”. C’è tanta “realtà” in giro, l’ispirazione ce la siamo scordata e, al netto della retorica, è la prospettiva a fare la differenza. I creativi che fanno i palinsesti ci facciano un pensierino.

Celebriamo la normalità con la band orgoglio di Leicester

Paolo Bardelli

Nato ad Arezzo nei meravigliosi anni '80, si innamora prestissimo del calcio e non avendo piedi fini decide di scriverlo. Ha lavorato nella redazione del Guerin Sportivo e per tre anni cura la rubrica "Dalla A alla Z". Numerose collaborazioni nel corso degli anni con testate tra le quali tuttomercatoweb.com, ilsussidiario.net e il mensile Calcio 2000. Nel 2012 insieme ad Alfonso Alfano crea tuttocalcioestero.it. E ne è molto orgoglioso.

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