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SuperKubok Rossii – Zenit-Lokomotiv 5-3 d.c.r – Il primo titolo della stagione va a San Pietroburgo

Inizia una nuova stagione in Russia, a sancirlo è la prima gara ufficiale della stagione: Zenit – Lokomotiv, SuperKubok Rossii. Chi ha vinto il titolo in campionato contro chi ha trionfato in coppa nazionale.

E’ anche l’inizio di una nuova era. Lo Zenit ha salutato Tymoschuk (passato al Kairat in Kazakhstan) e Arshavin (ad un passo dal Kuba), ha messo Kerzhakov fuori rosa. Villas Boas ha praticamente completato la sua rivoluzione. Ora deve fare bene anche in Europa, ma soprattutto confermarsi in patria. Vincere il titolo odierno sarebbe un buon inizio.

Dall’altra parte c’è la Lokomotiv, l’era Cherevchenko che si apre esattamente come si era chiusa, giocandosi una coppa. Subentrato per il finale della scorsa stagione, il neo tecnico dei ferrovieri, dopo la Kubok conquistata contro il Kuban, è stato riconfermato su esplicita richiesta dello spogliatoio.

LE FORMAZIONI – AVB torna alle origini: senza Danny, addio al 4-2-3-1 e dentro il 4-3-3 che lo rese famoso al calcio internazionale ai tempi del Porto. Senza Garay (reduce dalla finale persa in Copa America contro il Cile), davanti a Lodygin la coppia centrale è composta da Neto e Lombaerts. Ai lati agiscono Criscito e Smolnikov. In mediana, Javi Garcia è il vertice basso, Yusupov e Witsel agiscono da mezzali. Trio offensivo composto da Shatov, Dzyuba ed Hulk.

La Lokomotiv risponde con un 4-2-3-1 che si trasforma in un compatto 4-4-1-1 in fase di non possesso. Davanti al brasiliano Guilherme agiscono Shishkin, Corluka, Pejcinovic e Denisov. In cabina di regia, quantità affidata a Tarasov e qualità (o quello che più ci si avvicina) al neo-acquisto Kolomejtsev. Maicon e Kasaev stanno larghi, il giovane e talentuoso Aleksey Miranchuk è a supporto di Niasse (su cui forti sono le sirene turche).

ZENIT DORMIENTE, NIASSE LO CASTIGA – Il primo tempo si apre su ritmi stranamente bassissimi, con lo Zenit che fa girare la sfera in maniera lenta e prevedibile, senza trovare spazi. E’ buono infatti il pressing della Lokomotiv, che con tutti gli effettivi aggredisce il portatore di palla e costringe spesso all’errore i giocatori biancoblu. Di occasioni da rete, però, nemmeno l’ora. E, quelle che potenzialmente possono esserlo, sono a marca rossoverde, con un paio di conclusioni dal limite che vengono murate dalla retroguardia dello Zenit. Poi, però, alla mezzora, Neto spazza addosso a Tarasov, la palla favorisce Niasse che di prima intenzione beffa Lodygin sul primo palo. Lokomotiv in vantaggio. Lo Zenit non reagisce, si va all’intervallo sull’1-0 moscovita.

NIASSE SBAGLIA, SMOLNIKOV PUNISCE – La ripresa si apre con uno Zenit che prova ad alzare i ritmi per trovare almeno il pareggio che prolungherebbe la sfida ai supplementari. Hulk ci prova subito con un calcio di punizione che Guilherme blocca in due tempi. Le occasioni continuano a latitare. Intorno all’ora di gioco però la Lokomotiv ha la clamorosa palla per chiudere il match: Niasse viene lanciato in contropiede (completamente perso da Neto e Lombaerts), entra in area solo contro Lodygin ma poi sparacchia clamorosamente alto. Una chance sciupata, che peserà in maniera tremenda sull’economia della gara. Che non verrà mutata dall’ingresso di Rondon per il già fischiatissimo Dzyuba (il cui passato allo Spartak non piace ai suoi nuovi tifosi), ma da una rete di Smolnikov, completamente perso da Denisov nell’unico errore della gara, e che sigla il parziale sull’1-1.

GRIGORJEV, RIGORE SULLA TRAVERSA. SBAGLIANO ANCHE SHATOV E CORLUKA – Nei supplementari a prevalere è soprattutto la paura di perdere, con le squadre che per ventisette minuti abbondanti non provano nemmeno a farsi del male. A tre dalla fine Witsel però ha la palla del successo dopo un’intelligente torre di Rondon, ma la sfera si spegne di poco a lato. Ai rigori la Lokomotiv sbaglia con Grigorjev (clamoroso il suo tentativo di cucchiaio che si stampa sulla traversa), poi Shatov per lo Zenit centra il palo, Corluka si fa fermare da Lodygin. Il rigore decisivo è trasformato da Criscito. Un pizzico d’Italia nel successo pietroburghese.

Matteo Mongelli

Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.

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Matteo Mongelli

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