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Buon compleanno Union Berlin: 49 anni di dissenso contro il potere

Neunundvierzig Jahre alt. Quarantanove anni, oggi 20 gennaio, di Fc Union Berlin, o meglio, da quando la società di Köpenick ha deciso di adottare questo nome e non abbandonarlo più. Era il 1966, il Muro di Berlino era in piedi da cinque anni, si viveva in un’epoca di divisioni e destabilizzata soprattutto per gli abitanti dell’Est della capitale tedesca. Già una decina di anni prima, una parte della squadra decise di emigrare nella zona ovest di Berlino per fondare l’SC Union 06 Berlin, mentre il resto del gruppo restò nella parte orientale della città e cambiò nome in Union Oberschönweide. Il Muro ha successivamente complicato la vita: fughe, mancanza di sostegno dei tifosi, campionati e associazioni sportive stravolte e, non ultima, la presenza ingombrante della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca. Con il suo controllo nell’area orientale della Germania, molti club hanno dovuto cambiare ulteriormente organigramma, spostarsi in alcuni casi dalla propria città e mutare i loro nomi con etichette di matrice e richiamo sovietico (Lokomotiv e Dynamo, per esempio). Stesso sorte toccata al nostro club: dal 1961 al 1965, si succedettero (perdonatemi la lista!) l’Union Oberschöneweide (1950),il BSG Motor Oberschöneweide (1951), l’SC Motor Berlin (1955), il TSC Oberschöneweide (1957) e il TSC Berlin (1963). L’ultimo, appunto Fc Union Berlin, che però si mantinne lontano da ogni riferimento legato alla Russia e rispetto all’ultima formazione, conservò solo il logo con l’orso.

“Preferisco essere un perdente, che un maiale della Stasi!” La nuova rinascita, però, non coincise con la stabilità del club, anzi, nel dna della squadra rosso-bianca c’è una tendenza atavica nel soffrire, nell’essere sempre all’ombra di qualcun altro. Oggigiorno, la rivalità è tutta con l’Hertha, cresciuta nel verde della Germania dell’Ovest, ma l’Union, prima di arrogarsi lo scettro di squadra dell’est di Berlino, ha dovuto subire anni e anni di torti e di ingiustizie da parte del BFC Dynamo, più conosciuto come Dynamo Berlin. La squadra della Stasi, l’organizzazione di sicurezza e di spionaggio della Germania dell’Est. Da un lato, il club che rappresentava il dominio e la manipolazione dello Stato e la squadra per cui Erich Mielke, fondatore della Stasi, faceva il tifo. Dall’altro, una famiglia che anno dopo anno è diventata sempre più manifestazione di dissenso civile, una roccaforte di indipendenza e di rigetto del potere. Qui nacque quel soprannome “Eisern Union” (unione d’acciaio) che con fierezza viene ancora urlato allo stadio An der Alten Försterei. Quella fu una scelta non facile: dimostrarsi dissidenti era un attentato alla sicurezza della propria vita e, sportivamente parlando, coincise con anni di buio pesto, profondo, oscillando continuamente nelle diverse serie. Solo un sussulto, nel 1968, con la vittoria della FDGB Pokal (la coppa nazionale) per 2-1 contro il Carl Zeiss Jena e con il capitano Ulrich Prüfke che ha avuto l’onore di alzare uno dei pochissimi trofei nella storia del club. Le luci, invece, erano tutte per la Dynamo Berlin che nello stesso periodò inanellò, in maniera tutt’altro che trasparente, dieci titoli consecutivi e tre coppe nazionali.

Ma lo sport, strumento finito spesso nelle mani sporche di dittatori e forze politiche per ottenere consensi, si libera dalla grinfie dell’ingiustizia, ristabilendo l’ordine naturale delle cose e, dopo la caduta del Muro e la riunificazione della Germania, ha trovato serenità politica. Sono stati 49 anni turbolenti, appassionanti, avari di vittorie, ma mai di gioie. Come, per esempio, l’ultima storica vittoria dei rosso-bianchi contro i rivali dell’Hertha. Nel loro tempio, l’Olympiastadion. E allora alles Gute zum Geburtstag! Buon compleanno Fc Union Berlin e festeggiamolo con questo video.

 

Giovanni Sgobba

Giornalista, nato a Bari in un ambiente dove gli si diceva di tifare per i bianco-rossi, ha seguito il suggerimento alla lettera appassionandosi all'Union Berlin. Fidanzato ufficialmente con il club dal 12 agosto del 2012 quando ha assistito ad una partita per la prima volta nello stadio An der Alten Försterei. Ama i cappelli: i suoi, quello di De Gregori, di Charlie Brown, di Alan Grant e di Nereo Rocco.

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Giovanni Sgobba
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