BARCELLONA – L’anno negativo di Roma, lo stop di un anno e poi, la scorsa stagione, il ritorno in panchina a Vigo, dove ha saputo plasmare un Celta bello e accattivante. Luis Enrique, partito dal Barca II durante l’epoca d’oro di Guardiola, si è dovuto riguadagnare con il “sudore” la panchina del Barcellona, la stessa che, a detti di molti, sarebbe diventata sua dopo l’addio di Pep. Ma l’asturiano, noto per la propria testardaggine, preferì provare l’esperienza romana (rivelatasi amara) anziché aspettare l’addio di Guardiola. Oggi, però, Luis Enrique è il fiero condottiero di un Barcellona da record. La squadra blaugrana, infatti, è stata capace di vincere le prime quattro partite della stagione senza subire alcun goal, concatenazione simultanea di eventi mai verificatasi, prima d’ora, nella gloriosa storia del club catalano.
L’ex tecnico della Roma ha esaltato in particolar modo la fase difensiva, facendo notare come tutta la squadra si sappia ben comportare anche in fase di non possesso. Un avvio di stagione promettente, che ha consentito al Barça di volare a +6 dal Real Madrid e +4 dall’Atletico Madrid. La strada è ancora lunga. Ma in terra catalana l’aria è cambiata. E il merito, fino ad oggi, è di quell’uomo sbeffeggiato, forse troppo presto, da buona parte della stampa italiana: Luis Enrique.
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